Cannella, dal Paradiso all'uomo.
E' noto che per molti secoli le spezie furono merci pregiate e costose, avvolte da un alone di mistero sulla loro origine, dense di presunti poteri curativi, magici e di prestigio sociale furono ambite e, di conseguenza, oggetto di intensi commerci.
Da tutto ciò nacquero come ho detto in precedenza una serie di credenze legate non solo ai loro innumerevoli poteri curativi ma anche ai luoghi di produzione ed ai metodi di raccolta. Era convinzione comune infatti che provenissero da località particolari popolate da animali e uomini strani, spesso feroci, e la loro conseguente ricerca fosse difficoltosa e pericolosa (aspetti che avevano la funzione in parte, di giustificare anche i prezzi molto alti con cui venivano vendute).
Indubbiamente la nostra protagonista rientra in tutto questo complesso discorso, si riteneva infatti che essa proveniva direttamente dal Paradiso e, scorrendo attraverso i fiumi, giungeva nel mondo umano dove gli uomini dovevano pescarla con appositi retini; vi sono a tal proposito numerose miniature che documentano tutto ciò.
Certo è che fin dall'antichità la cannella giungeva dall'Oriente; tra l'altro era citata anche all'interno della Bibbia nell'Antico Testamento, non solo per l'ambito culinario ma anche medico, come profumo ed agente conservante, tanto che gli Egizi la utilizzavano unita ad altre sostanze per l'imbalsamazione. Come si è visto, era indubbiamente un prodotto dal peso culturale e commerciale notevole già per le popolazioni antiche dell'area mediterranea e non; nell'antica Roma infatti veniva addirittura utilizzata come misura di peso.
Mitridate, re del Ponto del I secolo a. C. la inserì all'interno di una sua particolarissima mistura di erbe e spezie da lui creata e utilizzata come antidoto a molti veleni.
In epoca medievale il commercio di cannella e, in generale, di spezie, era così importante e redditizio che le lotte tra Oriente ed Occidente per i mercati erano continue. Fu infatti la difficoltà di accesso unita agli enormi costi delle spezie a spingere gli europei a cercare nuove vie d'accesso alle terre delle spezie che portarono poi, tra l'altro, alla scoperta dell'America.
La cannella nel Medioevo era molto usata non solo in cucina ma anche per profumare l'alito, come rimedio in medicina ma anche e soprattutto come simbolo di disponibilità economiche e potere.
In medicina era consigliata anche per la cura della tosse, di alcune affezioni del cavo orale e per favorire la digestione; nel 1256 Aldobrandino da Siena nel suo "Regime du corps", la prescriveva anche per aiutare fegato e stomaco ed il famosissimo Nostradamus la inserì come ingrediente in un suo celeberrimo filtro d'amore.
Il suo utilizzo andò scemando in corrispondenza del calo di consumi generale delle spezie ad inizio Cinquecento quando, con la scoperta dell'America, ingenti quantitativi di questi beni preziosi arrivarono ai mercati europei, ciò determinò tuttavia un loro deprezzamento e il progressivo abbandono da parte dei ceti alti nell'utilizzo come elemento di prestigio e lusso.
Nell'Ottocento poi e nella cucina classica questa spezia venne confinata nella preparazione di alcuni dolci (soprattutto di matrice natalizia) e in marinate per carni di selvaggina o stufati per il suo profumo intenso.
Oggi, anche grazie ad infusi, tisane ma anche cosmetici, il suo consumo è tornato alla ribalta offrendoci così profumi e sapori che sanno di lontano; tesori, avventure e viaggi immaginari che uniscono passato e presente in un solo prodotto.
Da tutto ciò nacquero come ho detto in precedenza una serie di credenze legate non solo ai loro innumerevoli poteri curativi ma anche ai luoghi di produzione ed ai metodi di raccolta. Era convinzione comune infatti che provenissero da località particolari popolate da animali e uomini strani, spesso feroci, e la loro conseguente ricerca fosse difficoltosa e pericolosa (aspetti che avevano la funzione in parte, di giustificare anche i prezzi molto alti con cui venivano vendute).
Indubbiamente la nostra protagonista rientra in tutto questo complesso discorso, si riteneva infatti che essa proveniva direttamente dal Paradiso e, scorrendo attraverso i fiumi, giungeva nel mondo umano dove gli uomini dovevano pescarla con appositi retini; vi sono a tal proposito numerose miniature che documentano tutto ciò.
Certo è che fin dall'antichità la cannella giungeva dall'Oriente; tra l'altro era citata anche all'interno della Bibbia nell'Antico Testamento, non solo per l'ambito culinario ma anche medico, come profumo ed agente conservante, tanto che gli Egizi la utilizzavano unita ad altre sostanze per l'imbalsamazione. Come si è visto, era indubbiamente un prodotto dal peso culturale e commerciale notevole già per le popolazioni antiche dell'area mediterranea e non; nell'antica Roma infatti veniva addirittura utilizzata come misura di peso.
(la Scuola Salernitana in una miniatura del Canone di Avicenna) |
Mitridate, re del Ponto del I secolo a. C. la inserì all'interno di una sua particolarissima mistura di erbe e spezie da lui creata e utilizzata come antidoto a molti veleni.
In epoca medievale il commercio di cannella e, in generale, di spezie, era così importante e redditizio che le lotte tra Oriente ed Occidente per i mercati erano continue. Fu infatti la difficoltà di accesso unita agli enormi costi delle spezie a spingere gli europei a cercare nuove vie d'accesso alle terre delle spezie che portarono poi, tra l'altro, alla scoperta dell'America.
La cannella nel Medioevo era molto usata non solo in cucina ma anche per profumare l'alito, come rimedio in medicina ma anche e soprattutto come simbolo di disponibilità economiche e potere.
In medicina era consigliata anche per la cura della tosse, di alcune affezioni del cavo orale e per favorire la digestione; nel 1256 Aldobrandino da Siena nel suo "Regime du corps", la prescriveva anche per aiutare fegato e stomaco ed il famosissimo Nostradamus la inserì come ingrediente in un suo celeberrimo filtro d'amore.
Il suo utilizzo andò scemando in corrispondenza del calo di consumi generale delle spezie ad inizio Cinquecento quando, con la scoperta dell'America, ingenti quantitativi di questi beni preziosi arrivarono ai mercati europei, ciò determinò tuttavia un loro deprezzamento e il progressivo abbandono da parte dei ceti alti nell'utilizzo come elemento di prestigio e lusso.
Nell'Ottocento poi e nella cucina classica questa spezia venne confinata nella preparazione di alcuni dolci (soprattutto di matrice natalizia) e in marinate per carni di selvaggina o stufati per il suo profumo intenso.
Oggi, anche grazie ad infusi, tisane ma anche cosmetici, il suo consumo è tornato alla ribalta offrendoci così profumi e sapori che sanno di lontano; tesori, avventure e viaggi immaginari che uniscono passato e presente in un solo prodotto.
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