Storia e curiosità attorno alla colomba pasquale.

Sono state più volte analizzate le dinamiche che ruotano attorno alla preparazione e consumo di numerose specialità gastronomiche in determinate feste religiose e civili, è  stato anche evidenziato come storia, cultura e dinamiche sociali siano state fondamentali nel tempo nel determinare consumi e rituali legati al cibo; la colomba pasquale rientra indubbiamente in questo ampio discorso.
Essa è il dolce che più rimanda all'omonima festa, un insieme ricco di storie, sedimentazioni culturali ma anche simbologie religiose e, non neghiamolo, strategie commerciali ben riuscite!



Vi sono tre tradizioni (o leggende) differenti legate all'origine di questo dolce, prima di raccontarvele vorrei precisare che riguardano l'antenato culturale del dolce che consumiamo oggi, un qualcosa di molto differente, vedremo poi perché!.
La prima vuole la nostra protagonista un dolce lombardo legato in realtà a molte leggende. Una di queste narra che a Pavia attorno al 610 d. C. la regina Teodolinda ospitò un gruppo di pellegrini irlandesi guidato da San Colombano. La regnante offrì loro un lauto convito a base di carne che venne rifiutato dal santo a causa del digiuno quaresimale. Colombano, per placare lo sdegno dei suoi ospiti dovuto al suo rifiuto, trasformò le carni offerte in candidi pani a forma di colomba.
La seconda è ambientata sempre nella città di Pavia ma prima, ovvero nel 572 d. C. al tempo di re Alboino. Il re scese le Alpi invadendo il Nord del nostro Paese e assediando la città per tre lunghi anni. Questa lotta tra lui e la città si concluse con la vittoria del primo sulla seconda; i cittadini tuttavia, per evitare la furia dei barbari assalitori, regalarono loro dei dolci a forma di colomba, un gesto di riconciliazione che, secondo la leggenda, non solo evitò il saccheggio ma permise alla città di divenire la capitale del regno appena formato.
La terza invece fa riferimento alla Battaglia di Legnano (1176) che vide due fronti: da un lato i Comuni della Lega Lombarda e dall'altro l'Imperatore Federico Barbarossa. Un condottiero vide due colombi che si posarono sulle insegne della Lega, quindi per incoraggiare gli uomini fece preparare pani speciali, più ricchi del solito ed a forma di colomba.
Tre leggende o racconti apparentemente discordanti ma che sono accomunate da un aspetto importante: durante quei secoli esistevano già delle preparazioni pasquali con quella forma caratteristica. Il tema della connessione tra forme dei cibi, modalità di preparazione e consumo l'ho già accennato all'inizio di questo approfondimento ed in tanti altri articoli, ma risulta chiaro anche attraverso i tre brevi racconti che ho voluto proporre; un aspetto, tra l'altro, che non è peculiare della tradizione cristiana ma, al contrario, è presente in molte religioni e tradizioni sparse nel Mondo e nel tempo.
In realtà la colomba come l'intendiamo noi oggi ha origini recenti, durante gli anni Trenta infatti dopo il successo del panettone Motta, Dino Villani, pubblicitario, pittore, incisore e critico d'arte italiano, decise di estendere il sistema di produzione del prodotto natalizio ad un dolce simile ma con una forma diversa: la colomba.
Nonostante ciò desidero ancora una volta ricordare che quest'ultimo prodotto si differenzia considerevolmente dalle forme e varianti che possono essere considerate sue antenate. Versioni antiche di questo dolce sono presenti infatti in diverse località e sono ascrivibili alla nascita e diffusione dei pani dolci, preparazioni molto particolari, inusuali appunto perché destinate alle occasioni speciali; esempi di queste tipicità li possiamo trovare in molte località sparse lungo il nostro Paese.
Come ho già evidenziato la forma nelle preparazioni è uno degli aspetti salienti nel corso della storia, prova ne è la presenza in Sicilia, nella zona dei Monti Iblei, altopiano situato nella parte sud-orientale dell'isola) e, nello specifico nella zona di Ragusa, di piccoli pani a forma di colomba confezionati durante il tempo di Quaresima che prendono il nome di palummeddi o pastifuorti. Dolci appunto a "pasta forte" perché risultano duri e croccanti e vengono realizzati con zucchero, farina e cannella. Spesso si include un uovo sodo sia per decorazione ma, ovviamente, come rimando alla Pasqua; possono avere anche altre forme come a gabbietta o canestro. Dolci simili con funzioni simili sono presenti in altre zone del Sud come lo scarcedda pugliese.
Altri antenati della nostra protagonista sono presenti al Nord, in particolare in Lombardia: la turta dei paisan per esempio è una torta di latte tipica della Brianza, nelle località comprese tra Milano, Monza e Lecco. E' costituita sostanzialmente da un impasto morbido a base di pane, latte, amaretti, pinoli, uvetta, zucchero e cacao; simile quindi nelle finalità di preparazione, consumo ed utilizzo di ingredienti insoliti ma diversa nella forma perché a campana. La resta è un altro esempio importante, dolce che in realtà viene preparato in occasione della Domenica delle Palme ma è particolarmente significativo per due motivi: il primo è che e molto simile al panettone, il secondo è che, essendo un dolce molto lievitato è associato alla resurrezione.
A tal proposito desidero aggiungere che altre materie prime possono avere significati simili: la frutta secca, per esempio, simboleggia la provvidenza e l'incarnazione di Cristo, quella candita era particolarmente costosa, latte e burro rappresentano oltre alla maternità anche l'umanità di cristo e l'uovo ha da sempre avuto in numerose culture e religioni significati legati alla resurrezione ed alla rinascita.
Il bussolano poi è un dolce preparato per le festività pasquali nell'omonima località ed ha delle somiglianze (anche nel nome) con un altro dolce lievitato bresciano: il bossolà, che viene però preparato e consumato per tradizione durante le festività natalizie.
Storia, storie e curiosità attorno ad un prodotto goloso che riempie le nostre tavole di dolce ed è ormai associato, assieme all'uovo di cioccolato, alla festa di Pasqua.

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