Castagna del Monte Amiata IGP.

Un prodotto alimentare è sempre legato alla storia di un territorio e della gente che vi abita. Vi sono prodotti che potremmo definire "giovani", che sono presenti cioè in un territorio da un tempo relativamente breve o che intrecciano la loro storia con quella dell'uomo da poco tempo; altri invece sono profondamente consolidati non solo all'interno di una precisa area geografica ma, aspetto importante, nelle usanze ed abitudini alimentari delle popolazioni che vi abitano.
La castagna appartiene indubbiamente a quest'ultima categoria, da sempre infatti è stata presente nell'economia e alimentazione di moltissimi territori italiani, divenendo elemento fondamentale per il sostentamento di intere famiglie ed alleata irrinunciabile per combattere la lotta contro la fame.
La sua presenza sul Monte Amiata si inserisce indubbiamente in questo discorso complesso ma molto importante non solo per definire la storia dell'economia e della cultura alimentare locale ma dell'intero Paese.

(Immagine dal sito: www.castagna-amiata.it)

La denominazione si riferisce alle piante della varietà Marrone, Bastarda Rossa e Cedo. La raccolta avviene da metà settembre a metà ottobre. La zona di produzione comprende i comuni di: Arcidosso, Castel del Piano, Castell'Azzara, Cinigiano, Roccalbegna, Santa Fiora, Seggiano e Semproniano nella provincia di Grosseto; Abbadia S. Salvatore, Castiglione d'Orcia e Piancastagnaio in provincia di Siena. Nell'area del Monte Amiata già nel XIV secolo esistevano norme per la tutela e lo sfruttamento dei castagni, sia per quanto riguarda la raccolta dei frutti che per i tagli dei boschi fatti con lo scopo di ottenere legna da ardere. Esisteva addirittura un calendario rigido per la raccolta in cui vi era il periodo riservato al proprietario e altri in cui questa era libera; tale sistema permetteva il sostentamento anche dei ceti poveri.
La raccolta oggi viene effettuata a mano o con apposite macchine e avviene tra il 15 settembre ed il 15 novembre (in caso di cattivo tempo può estendersi per altri quindici giorni). Esiste inoltre una dimensione minima del prodotto che può subire modifiche in caso di condizioni avverse. Infine la produzione non deve superare i 12 kg per pianta e i 1800 kg per ettaro.
La conservazione viene fatta attraverso varie tecniche tra cui un trattamento con acqua fredda per non più di sette giorni senza aggiunta di additivi, oppure sterilizzazione attraverso immersione in acqua calda e successivamente in acqua fredda (anche in questo caso senza aggiunta di additivi). E' ammessa infine anche la surgelazione.
Un prodotto buono e gustoso quindi, frutto del territorio e del lavoro della sua gente, che merita di essere conosciuto e (sempre più) apprezzato.

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