Simbolismo religioso del vino nella storia: parte II (il Cristianesimo).

"Mi siano i tuoi seni come i grappoli della vite,
 il profumo del tuo respiro come quello dei cedri
 e il tuo palato come ottimo vino
che scenda diritto alla mia bocca
e fluisca sulle labbra e sui denti"

Così dice il Cantico dei Cantici (7,9 - 10). Che il vino sia stato un elemento importante nelle religioni antiche è scontato, ma esso lo è ancor più in quella ebraica e cristiana. Citato frequentemente sia nell'Antico che nel Nuovo Testamento, esso assume significati assai diversi: da fonte di vita a causa della perdita della ragione (pensiamo all'episodio in cui Noè si ubriaca), fino ad arrivare alle simbologie cristologiche del Nuovo Testamento.

(Paolo Uccello, Sacrificio ed ebbrezza di Noè, dalle storie
di Noè, 1430 circa, Firenze, Santa Maria Novella, Chiostro Verde)

Sono proprio questi ultimi i costituenti della dottrina cristiana.
I riferimenti al vino nei vangeli sono molti, ne cito solo alcuni: la coltivazione della vigna (Matteo 20, 1-6), la remunerazione degli operai (Marco 12, 1-12) e i vignaioli omicidi (Matteo 21, 33-39).
E' noto a tutti come esso sia simbolo della passione di Cristo e del suo sangue sparso sulla croce, ma sono meno note le ripercussioni di ciò sul tessuto agricolo degli inizi del Medioevo.
Con la caduta dell'Impero Romano d'Occidente e il contemporaneo avvento delle dominazioni dei popoli barbari, la coltura della vite (di tradizione romana e greca) cadde in disuso. Solo grazie al lavoro dei monaci che la coltivavano per avere vino ad uso liturgico essa ritornò lentamente (ma inesorabilmente) in auge.
Il significato che il vino assume nella messa viene spiegato bene da Tommaso d'Aquino (Roccasecca, 1225-Fossanova, 7 marzo 1274), santo e dottore della Chiesa:

"il sacramento dell'eucarestia può essere celebrato soltanto con il vino della vite (...) perché il vino fatto con l'uva è in un certo senso l'immagine degli effetti del sacramento: con questo voglio dire che la gioia dello spirito, perché sta scritto che il vino rende lieto il cuore dell'uomo".

Nell'esegesi biblica esso rappresenta inoltre la conoscenza della legge, intelligenza spirituale e vita contemplativa.
Nell'arte il vino assume differenti significati: può rientrare in opere che illustrano episodi della Bibbia (come è già stato accennato), come simbolo di Cristo e della sua passione ma anche in quadri "profani" che hanno tra i soggetti principali il nostro protagonista.
La parte simbolica legata al Cristianesimo è comunque la componente più rilevante delle rappresentazioni sopra citate, come possiamo notare nei due esempi qua sotto.




Il primo quadro è opera di Tiziano, l'Ultima Cena, 1542-1544, Urbino, Palazzo Ducale. Il vino situato al centro del tavolo rappresenta una chiara traduzione pittorica della storia evangelica nella quale Cristo stesso chiamò il vino suo sangue, offrendone a tutti i suoi discepoli. Il pane completa il significato eucaristico mentre l'agnello rimanda al sacrificio sulla croce.
Il secondo quadro invece di Duccio di Buoninsegna, Maestà Le nozze di Cana, illustra il primo miracolo di Cristo, compiuto ancor prima del manifestarsi al popolo della sua vocazione messianica. E' proprio il vino il protagonista di questo evento miracoloso, elemento che annuncerà il destino del "Nuovo Agnello".
Quale ruolo assume questa bevanda nelle altre religioni? Quali sono i significati e i rituali presenti? Tutto ciò sarà oggetto della successiva analisi.

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