La vendemmia... dei ricordi.






 
 

Tutto quello che canta nella testa
quando la memoria s'allontana
ascoltate, è il sangue che fa festa ...
O musica discreta e lontana!

Ascoltate! Il sangue piange, è lui,
non appena l'anima è fuggita,
con voce sin allora inaudita
e che ben presto ritornerà muta.

Fratello al sangue della vigna rosa,
fratello al vino della vigna nera,
o vino, o sangue, oh apoteosi!

Canto e pianto! Scacciate la memoria
e l'anima è all'orlo delle tenebre
magnetizzate le povere vertebre.

(Paul Verlaine)


 

 



 
 
 
Dicesti: il bello è bello, ma non dura.
E vendemmiasti. E era un giorno asciutto
si scivolava per la grande asprura.
Cupo di vespe era un ronzio per tutto,
calda era l'uva e, nei bigonci ancora,
rendeva già l'odor del mosto e il rifiuto.

La gente era venuta sull'aurora
quando la guazza e la nebbietta inerte
vapora in cielo, e il cielo si colora.
Allor le donne ascesero per l'erta,
parlando basso, e recidiando a prova
le pigne con e piccole ugne esperte.

Le recideano al nodo che si trova
a mezzo il gambo. Le galline intorno
bandian l'annunzio, ad or ad or, dell'ovo.
Ma crebbe il vario favellio col giorno.
Montaron, per tagliare le pinzane,
un giovinetto sul pioppo e sull'orno.

Il ciel già si colorava in fuoco.
Al colmo tino un giovinetto snello
si lanciò su, come a provar per gioco.
Stette sull'orlo un poco in piedi bello,
raggiante tutto del suo domani,
a braccia spante, simile ad un uccello.

Poi si chinò, s'appese con le mani
all'orlo, e dentro, fra le pigne frante
tuffò le gambe e sul crosciar dei grani.

Il rosso mosto risalì spumante
sopra i garretti; ed ei girava a tondo
premendo coi calcagni e con le piante.
E il sole rosso illuminava il biondo
vendemmiatore ...

(Giovanni Pascoli)


 


 

 

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