Sua maestà il maiale!
Il maiale nella storia.
Si stanno concludendo in tutto il territorio del parmense le manifestazioni gastronomiche dedicate a un animale simbolo di quella terra avvolta dalle nebbie: il maiale.
Il percorso che “il divin porco” ha fatto nella nostra cultura va al di là del semplice e ristretto ambito gastronomico perché, intrecciandosi per secoli nelle vicissitudini umane, è da sempre protagonista in forme diverse nell’arte, nei miti e nelle religioni di popoli differenti tra loro, diventando a volte motivo di coesione e altre di diversità.
Per capire come tutto ciò possa essere potuto accadere dobbiamo andare al suo rapporto con due culture antiche importanti: romana e barbara, e alla dicotomia esistente tra di esse. Il legame che i primi avevano con la natura era molto preciso e ben articolato: l’ ager veniva vista e concepita in funzione della città, del suo sostentamento e proprio per questo era organizzata, ordinata e suddivisa secondo funzioni precise, differenziandosi dal saltus , cioè la natura selvaggia che assumeva quindi una connotazione negativa.
Diversa era la connessione tra le popolazioni nordiche (i cosiddetti barbari) e la natura: la loro economia era fondata principalmente da: caccia; raccolta di frutti e bacche selvatici; allevamento (allo stato brado) dei maiali.
È proprio per queste popolazioni che il nostro protagonista rivestiva un ruolo centrale non solo per la sussistenza ma anche e soprattutto sotto vari aspetti.
Nei miti di diversi popoli esso assunse, sotto forme e modalità differenti, una connotazione divina: uno degli esempi più conosciuti è l’Edda di Snorri. In questo poema il maiale diventa origine e fonte di vita, secondo il mito infatti esso, nonostante venisse bollito ogni giorno, la sera era di nuovo intero.
In altri componimenti mitologici il maiale è il nutrimento unico e insostituibile dei guerrieri in Paradiso.
Con le invasioni barbariche e, di conseguenza, la diffusione degli usi dei popoli nordici cambiò anche il rapporto tra uomo e natura.
I boschi non erano più valutati secondo i parametri della superficie ma per la presenza di piante che producevano ghiande indispensabili per il nutrimento dei maiali allevati allo stato brado, più piante da ghiande erano presenti più il bosco era prezioso. Questa concezione del bosco “.. ad saginandum porcos ..” fa capire quanto il maiale fosse importante per la sussistenza delle popolazioni nordiche.
Il maiale ebbe un ruolo centrale anche nel Medioevo sia per le classi sociali elevate che per quelle basse, ciò che differenzia le une dalle altre era la modalità di consumo: le prime consumavano la sua carne fresca mentre le seconde, generalmente, sotto forma di un’innumerevole varietà di prodotti diversi tra loro e da regione a regione a seconda degli usi e delle tradizioni. Il periodo della sua uccisione da secoli varia da novembre a gennaio, com'è stato documentato da molte opere lungo il tempo.
Il percorso che “il divin porco” ha fatto nella nostra cultura va al di là del semplice e ristretto ambito gastronomico perché, intrecciandosi per secoli nelle vicissitudini umane, è da sempre protagonista in forme diverse nell’arte, nei miti e nelle religioni di popoli differenti tra loro, diventando a volte motivo di coesione e altre di diversità.
Per capire come tutto ciò possa essere potuto accadere dobbiamo andare al suo rapporto con due culture antiche importanti: romana e barbara, e alla dicotomia esistente tra di esse. Il legame che i primi avevano con la natura era molto preciso e ben articolato: l’ ager veniva vista e concepita in funzione della città, del suo sostentamento e proprio per questo era organizzata, ordinata e suddivisa secondo funzioni precise, differenziandosi dal saltus , cioè la natura selvaggia che assumeva quindi una connotazione negativa.
Diversa era la connessione tra le popolazioni nordiche (i cosiddetti barbari) e la natura: la loro economia era fondata principalmente da: caccia; raccolta di frutti e bacche selvatici; allevamento (allo stato brado) dei maiali.
È proprio per queste popolazioni che il nostro protagonista rivestiva un ruolo centrale non solo per la sussistenza ma anche e soprattutto sotto vari aspetti.
Nei miti di diversi popoli esso assunse, sotto forme e modalità differenti, una connotazione divina: uno degli esempi più conosciuti è l’Edda di Snorri. In questo poema il maiale diventa origine e fonte di vita, secondo il mito infatti esso, nonostante venisse bollito ogni giorno, la sera era di nuovo intero.
In altri componimenti mitologici il maiale è il nutrimento unico e insostituibile dei guerrieri in Paradiso.
Con le invasioni barbariche e, di conseguenza, la diffusione degli usi dei popoli nordici cambiò anche il rapporto tra uomo e natura.
I boschi non erano più valutati secondo i parametri della superficie ma per la presenza di piante che producevano ghiande indispensabili per il nutrimento dei maiali allevati allo stato brado, più piante da ghiande erano presenti più il bosco era prezioso. Questa concezione del bosco “.. ad saginandum porcos ..” fa capire quanto il maiale fosse importante per la sussistenza delle popolazioni nordiche.
Il maiale ebbe un ruolo centrale anche nel Medioevo sia per le classi sociali elevate che per quelle basse, ciò che differenzia le une dalle altre era la modalità di consumo: le prime consumavano la sua carne fresca mentre le seconde, generalmente, sotto forma di un’innumerevole varietà di prodotti diversi tra loro e da regione a regione a seconda degli usi e delle tradizioni. Il periodo della sua uccisione da secoli varia da novembre a gennaio, com'è stato documentato da molte opere lungo il tempo.
(arazzi Trivulzio, Museo d'arte antica, Castello Sforzesco, Milano) |
(Tacuinum Sanitatis Casanatensis, Macelleria, XIV secolo) |
Tra arte e cultura.
Come spesso accade, però, l’arte non assume solo una funzione di descrizione ma attraverso essa si trasmettono messaggi o simbolismi.
Nelle opere a carattere sacro il maiale assume sia un significato positivo che negativo. Esso infatti è sovente raffigurato come animale associato alla figura di s. Antonio.
Molte altre volte invece rappresenta il peccato, infatti come il maiale si rotola nel fango e nello sporco così il peccatore si compiace della sporcizia dei propri peccati, per questo è simbolo dell’invidia, perché nei mali altrui trova soddisfazione.
Il maiale rappresenta anche l’avarizia perché come un avaro, quando è in vita non è utile a nessuno, mentre morto è di grande utilità; è anche simbolo della morte perché solo attraverso essa perde la sua natura sporca e puramente materiale, proprio come accade all’uomo.
Questo animale ha tuttavia attraversato la storia dell’arte arrivando ai giorni nostri attraverso le opere di diversi artisti: un esempio su tutti è la performance svolta nel 2011 dall’artista americana di origine coreana Miru Kim la cui parte più recente del proprio lavoro si sviluppa sull’indagine tra il parallelismo dell’essere umano con il maiale.
Esso assume poi un’accezione negativa in alcune religioni come l’Ebraismo e l’Islam. I motivi per cui nella Bibbia e nel Corano si proibisce la carne del maiale sono, per alcuni, molteplici e di diversa natura (per esempio l’attitudine dei maiali allo sporco) mentre per gli antropologi cresce sempre più l’ipotesi che, poiché nei testi sacri viene detto “.. degli animali mangerete tutti quelli che hanno lo zoccolo fesso e ruminano” (Levitico XI, 3), il maiale appartenendo alla prima categoria ma non alla seconda viene visto come un animale “non conforme alla natura” e, di conseguenza, immondo.
Il nostro viaggio attorno al maiale sarebbe incompleto se non menzionassi l’importanza che ha avuto nella sussistenza della classe contadina del centro-nord Italia fino agli inizi del Novecento; pensare come e quanto questo animale sia stato importante per la sopravvivenza dei nostri nonni ci fa capire che, in fondo, questo passato non è così lontano da noi come potremmo pensare.
Tutto ciò ce lo ricorda lo splendido film “l’albero degli zoccoli” (1978) di Ermanno Olmi in cui viene descritta la vita dei contadini alla fine del XIX secolo. In questo film viene mostrato in una delle scene l’uccisione e la macellazione del maiale, una delle poche fonti di carne dei nostri progenitori.
Pensare, anche e soprattutto attraverso questo film, come questo animale sia stato fondamentale per generazioni di italiani e italiane ci fa guardare alle nostre possibilità (alimentari e non ) con occhi diversi, consapevoli.
Molte altre volte invece rappresenta il peccato, infatti come il maiale si rotola nel fango e nello sporco così il peccatore si compiace della sporcizia dei propri peccati, per questo è simbolo dell’invidia, perché nei mali altrui trova soddisfazione.
Il maiale rappresenta anche l’avarizia perché come un avaro, quando è in vita non è utile a nessuno, mentre morto è di grande utilità; è anche simbolo della morte perché solo attraverso essa perde la sua natura sporca e puramente materiale, proprio come accade all’uomo.
Questo animale ha tuttavia attraversato la storia dell’arte arrivando ai giorni nostri attraverso le opere di diversi artisti: un esempio su tutti è la performance svolta nel 2011 dall’artista americana di origine coreana Miru Kim la cui parte più recente del proprio lavoro si sviluppa sull’indagine tra il parallelismo dell’essere umano con il maiale.
Esso assume poi un’accezione negativa in alcune religioni come l’Ebraismo e l’Islam. I motivi per cui nella Bibbia e nel Corano si proibisce la carne del maiale sono, per alcuni, molteplici e di diversa natura (per esempio l’attitudine dei maiali allo sporco) mentre per gli antropologi cresce sempre più l’ipotesi che, poiché nei testi sacri viene detto “.. degli animali mangerete tutti quelli che hanno lo zoccolo fesso e ruminano” (Levitico XI, 3), il maiale appartenendo alla prima categoria ma non alla seconda viene visto come un animale “non conforme alla natura” e, di conseguenza, immondo.
Il nostro viaggio attorno al maiale sarebbe incompleto se non menzionassi l’importanza che ha avuto nella sussistenza della classe contadina del centro-nord Italia fino agli inizi del Novecento; pensare come e quanto questo animale sia stato importante per la sopravvivenza dei nostri nonni ci fa capire che, in fondo, questo passato non è così lontano da noi come potremmo pensare.
Tutto ciò ce lo ricorda lo splendido film “l’albero degli zoccoli” (1978) di Ermanno Olmi in cui viene descritta la vita dei contadini alla fine del XIX secolo. In questo film viene mostrato in una delle scene l’uccisione e la macellazione del maiale, una delle poche fonti di carne dei nostri progenitori.
Pensare, anche e soprattutto attraverso questo film, come questo animale sia stato fondamentale per generazioni di italiani e italiane ci fa guardare alle nostre possibilità (alimentari e non ) con occhi diversi, consapevoli.
Quante informazioni e curiosità ci hai raccontato, ho letto il tuo post tutto d'un fiato!
RispondiEliminaBuona serata
Claudia
Grazie mille claudia! Sono molto contento!
EliminaBuona serata anche a te!
Aldo.
molto interessante questo post ! Davvero tantissime informazioni che non conoscevo :)
RispondiEliminaGrazie mille Serena! Mi fa molto molto molto piacere! :-)
EliminaUn blog che tratta di cucina , ma non dal punto di vista delle ricette, bensì dal punto di vista storico-sociale. Davvero complimenti , divento tua follower con vero piacere
RispondiEliminaGrazie mille immacolata!! :-)
EliminaQuante cose non sapevo !!!! grazie, interessantissimo
RispondiEliminaGrazie a te! :-)
Eliminabel post interessante, da ora tua nuova follower :)
RispondiEliminahttp://valentinaclothedanew.blogspot.it/
Grazie Valentina! :-)
RispondiEliminaInteressante! Quante cose ho imparato..é un piacere leggerti.
RispondiEliminaDevo farti i miei complimenti Aldo!
RispondiEliminaI tuoi non sono i soliti post stereotipo e noiosi, ma molto interessanti, minuziosi e particolareggiati.
Ci arricchiscono della più intrinseca cultura culinaria.
Grazie mille Giuseppe per quello che hai scritto, mi fa molto piacere che il mio intento iniziale venga raggiunto e mantenuto! Ti aspetto allora qui a leggere anche i post futuri!
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