Colti in...castagna!


Due passi nella storia.

La castagna è nella mente di tutti frutto simbolo dell’ autunno, stagione dei primi freddi mitigati dal tepore dei caminetti dove viene fatta cuocere per mezzo della bollitura o, più comunemente, arrostita.
La sua origine è incerta così come le modalità di diffusione ma era già conosciuta e apprezzata nell’età antica.
Questo frutto dal Medioevo per svariati secoli ebbe un ruolo centrale nella sussistenza di ampie fasce di popolazione: non a caso il castagno viene anche soprannominato “l’albero del pane” per la consuetudine dei ceti sociali bassi di ricavarne farina dai frutti come indiscussa sostituta del frumento, molto più prezioso.

Tra arte e cultura.

La castagna ha avuto, però, un ruolo importante anche nell’arte e nella letteratura per molti secoli. Nel mondo artistico sono molteplici i modi e i significati attraverso cui è stata proposta.
In tal senso le nature morte sono un valido esempio: in questi contesti la nostra protagonista ebbe un ruolo di completamento di una composizione oppure, in alcuni casi, assunse significati precisi.
La natura morta che è qui presente è un valido esempio di questa ambivalenza.



L'opera di Osias Beert (1610 olio su tela) prende il nome di “Natura morta con ostriche” ed è ubicata presso la National Gallery of Art di Washington. In questa opera le castagne simboleggiano la castità in associazione con l’amore carnale rappresentato dalle ostriche (che da sempre sono considerate un afrodisiaco per eccellenza) , la ricchezza delle olive e l’unione sentimentale celata in un limone tagliato a metà.
Una simbologia tutt'altro che casuale, già nel Medioevo infatti nell’arte sacra la castagna assunse questi forti significati.
Nell’ esegesi biblica, infatti, alla castagna si attribuisce il valore di continenza, perché il suo nome latino castanea deriverebbe da castitas ovvero “castità”. Poiché quindi è di frequente associata alla Vergine essa può avere il valore di riferimento alla concezione virginale di Cristo. Per Filippo Picinelli (1604 – 1679)  filosofo e teologo del Seicento la castagna è metafora del buon cristiano che all’esterno mostra le spine proprio come il riccio ma dentro è pieno di virtù proprio come la castagna (Mundus Symbolicus, 1687).
Anche nella letteratura al castagno con i propri frutti viene dato uno spazio di rilievo, uno degli esempi più illustri è la poesia “ il castagno” di Pascoli presente nella raccolta Myricae.
Chiudo, infine, con una piccola curiosità e cioè quando l’immagine della raccolta delle castagne assume un ruolo didattico, è il caso dell’ultimo esempio qui riportato,


di Raymond Gabriel Lambert (1889 – 1967) un pittore e illustratore francese molto attivo nell’editoria per l’infanzia, questa immagine, nello specifico, è tratta dalla grammatica scolastica “Méthode et exercices de langues française” (1947, illustrazione bicolore). 
In questo breve viaggio abbiamo visto come la castagna abbia assunto, nel corso dei secoli, diversi significati e sia stata spesso protagonista di differenti discipline: dalla pittura alla letteratura passando dalla pedagogia per l’infanzia.
Curioso che un frutto così umile sia stato così importante per la vita dell’ uomo non solo sotto l’aspetto alimentare ma anche e soprattutto in diversi campi. Viene quindi da dire…
Evviva la semplicità…!

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