tag:blogger.com,1999:blog-466098972093652942024-03-18T23:29:37.377+01:00L'albero della gastronomiaRacconto il cibo attraverso punti di riferimento alternativi: storia, arte, letteratura e molto altro ...Aldo Lissignolihttp://www.blogger.com/profile/11018294267649858842noreply@blogger.comBlogger497125tag:blogger.com,1999:blog-46609897209365294.post-46796958040047282612024-03-15T09:07:00.000+01:002024-03-15T09:07:27.572+01:00Piccoli ma ricchi di gusto: semi di sesamo.<p> </p><p style="text-align: justify;">I <b>semi di sesamo</b> sono dei prodotti della natura che, ancora oggi, vengono molto utilizzati non solo in cucina ma anche in cosmetica, erboristica e, nei secoli scorsi, sono stati degli elementi importanti all'interno di riti e credenze.</p><p style="text-align: justify;">Molto utilizzato per diversi scopi era anche l'<b>olio</b> ricavato dalla loro spremitura.</p><p style="text-align: justify;">Sembra che i semi di sesamo e la pianta da cui derivano siano stati coltivati in <b>Africa</b> e poi portati in <b>India</b>. Nell'attuale Pakistan sono state ritrovate tracce di semi risalenti a oltre 4000 anni fa.</p><p style="text-align: justify;">La pianta dei semi di sesamo è dotata di capsule che crescono lungo il fusto e i semi che vi sono contenuti all'interno sono di differente <a href="https://alberodellagastronomia.blogspot.com/2022/04/i-colori-del-cibo-bellezza-storia.html" target="_blank">colore</a>.</p><p><br /></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgnT9bchWz8pLj9BHkPwKycdLj9L_W0PMyzgqmDiua5LalxLQKg-8xclNTlqaZChDj_uCDp5gySPkZ4GAHkAdeS01qpoJxlpBOm8svjplb4_IaQyxY3f1P5g554HZPY914iYdwiamOoRxLaGk-lgcFe9zMdubqKnNyhcHD5BjXro7n_AAhd1kOldCXK4Yk/s1280/sesame-1627005_1280.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="720" data-original-width="1280" height="225" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgnT9bchWz8pLj9BHkPwKycdLj9L_W0PMyzgqmDiua5LalxLQKg-8xclNTlqaZChDj_uCDp5gySPkZ4GAHkAdeS01qpoJxlpBOm8svjplb4_IaQyxY3f1P5g554HZPY914iYdwiamOoRxLaGk-lgcFe9zMdubqKnNyhcHD5BjXro7n_AAhd1kOldCXK4Yk/w400-h225/sesame-1627005_1280.jpg" width="400" /></a></div><br /><p><br /></p><p style="text-align: justify;">Già in antichità i nostri protagonisti erano presenti nell'alimentazione ma anche in cosmetica e come componenti (curiosi) per la preparazione di profumi. L'olio era utilizzato dalle donne babilonesi per contrastare i segni del tempo; era molto conosciuto e apprezzato anche in <b>Egitto</b> e proprio da qui deriva l'abitudine di mettere i semi di sesamo sulla superficie del pane.</p><p style="text-align: justify;">In <b>Cina</b>, invece, l'olio bruciato era utilizzato per scrivere e dipingere.</p><p style="text-align: justify;">I semi si sesamo erano presenti anche in ritualità di matrice religiosa e in pratiche legate a tradizioni e credenze popolari di molti Paesi, soprattutto in area Mediterranea.</p><p style="text-align: justify;">Erano conosciuti e apprezzati anche in cucina nell'antica <b>Roma</b> per fare numerose preparazioni.</p><p style="text-align: justify;">Ateneo di Naucrati, scrittore egizio di lingua greca e attivo in età imperiale, descrisse dei dolci che venivano preparati col nostro protagonista e il <a href="https://alberodellagastronomia.blogspot.com/2014/11/miele-dagli-dei-alluomo.html" target="_blank">miele</a>.</p><p style="text-align: justify;">I semi di sesamo sono molto presenti anche nella cucina di Paesi orientali e di matrice araba, sia in preparazioni salate che dolci.</p><p style="text-align: justify;">Nell'antica <b>Grecia</b> erano proibiti per quegli atleti che partecipavano ai giochi di Olimpia, erano infatti consumati per aumentare le proprie prestazioni; le punizioni per chi trasgrediva le regole erano molto severe.</p><p style="text-align: justify;">In Italia i nostri protagonisti sono presenti soprattutto nella cucina e tradizioni gastronomiche del Sud. Molto conosciuto e apprezzato è infatti il <i>sesamo di Ispica</i>, presidio <b>Slow Food</b> dal 2016, una varietà particolare dal colore ambrato scuro e dalla forma tondeggiante.</p><p style="text-align: justify;">Con questi doni della terra vengono fatte numerose preparazioni tradizionali, soprattutto <a href="https://alberodellagastronomia.blogspot.com/2014/01/storie-dolci-o-dolci-nella-storia.html" target="_blank">dolci</a>. La "<i>cubaita"</i>, per esempio, è un <a href="https://alberodellagastronomia.blogspot.com/2022/01/la-grande-e-gustosa-famiglia-del-torrone.html" target="_blank">torrone</a> siciliano tipico delle <a href="https://alberodellagastronomia.blogspot.com/2021/12/dolci-di-natale-viaggio-tra-le.html" target="_blank">feste</a> natalizie ma che è presente in altre regioni del Sud ed è preparato con i semi del sesamo e il miele e la sua derivazione è molto antica.</p><p style="text-align: justify;">Molto conosciuto anche il croccante o biscotti particolari dal nome "<i>reginelle</i>" o "<i>biscotti regine</i>", costituiti da pasta frolla e ricoperti dai nostri protagonisti, sono tipici di Palermo e di altre località della <b>Sicilia</b>.</p><p style="text-align: justify;">I semi di sesamo sono presenti però anche in numerosi piatti salati a base di <a href="https://alberodellagastronomia.blogspot.com/2015/11/la-carne-e-luomo-un-legame-che-va-oltre.html" target="_blank">carne</a> o <a href="https://alberodellagastronomia.blogspot.com/2013/12/i-prodotti-del-mare.html" target="_blank">pesce</a> o in alcune salse di accompagnamento a varie pietanze. </p><p style="text-align: justify;">Dei piccoli tesori della natura insomma ma dal gusto e storia inconfondibili, da scoprire e gustare!</p>Aldo Lissignolihttp://www.blogger.com/profile/11018294267649858842noreply@blogger.com0Sicilia, Italia37.3979297 14.65878219.0876958638211534 -20.4974679 65.708163536178844 49.815032099999996tag:blogger.com,1999:blog-46609897209365294.post-75968638269347298932024-03-09T08:54:00.000+01:002024-03-09T08:54:11.103+01:00Tutto il gusto di Eugenio Montale.<p> </p><p style="text-align: center;"><i>"Mia cara Irma, sono abituato a cibarmi di nuvole e di lontananza"</i></p><p><br /></p><p style="text-align: justify;">(lettera a Irma Brandeis, dicembre 1933)</p><p style="text-align: justify;"><br /></p><p style="text-align: justify;"><b>Eugenio Montale</b> (Genova, 12 ottobre 1896 - Milano, 12 settembre 1981) fu un poeta, scrittore, traduttore, giornalista, critico musicale, critico letterario e pittore italiano. Una personalità estremamente poliedrica ed eclettica.</p><p style="text-align: justify;">Venne anche nominato senatore a vita nel 1967 e ricevette il <b>premio Nobel</b> nel 1975.</p><p style="text-align: justify;">Di certo non fu un uomo che nella vita quotidiana si cibò solo di "nuvole e lontananza" ma fu anche un appassionato di cibo e gastronomia. Non tutti però conoscono questo suo amore che passa in secondo piano, dietro al grande lavoro di scrittore ma anche come figura intellettuale di spicco a livello internazionale.</p><p style="text-align: justify;">Cosa amava Eugenio Montale in cucina? Nel suo cuore certamente dimoravano le golosità tipiche della sua terra genovese e, in generale, della <b>Liguria</b>.</p><p><br /></p><p><br /></p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjPBsr3R8Zw3MYpCPJmPLzarRaoUhpEWSBfb_FVhaHr4-G7PA_mK7yFXXmE3nKeA_9922UsNW4hVyRVaUG-VffDtgEuSqhwK06sjTAB917Ee-rH9Wsl15pdvojk4KuHhdsYhGNv5140ldsBlZ07koFLC_GtBjoAXUX5FkEBn5YpRAZSjvvtKIisdLmJZXg/s899/Eugenio_Montale.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="899" data-original-width="623" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjPBsr3R8Zw3MYpCPJmPLzarRaoUhpEWSBfb_FVhaHr4-G7PA_mK7yFXXmE3nKeA_9922UsNW4hVyRVaUG-VffDtgEuSqhwK06sjTAB917Ee-rH9Wsl15pdvojk4KuHhdsYhGNv5140ldsBlZ07koFLC_GtBjoAXUX5FkEBn5YpRAZSjvvtKIisdLmJZXg/w278-h400/Eugenio_Montale.jpg" width="278" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i>(1965)</i></td></tr></tbody></table><br /><p><br /></p><p style="text-align: justify;">La <b>torta pasqualina</b>, il <a href="https://alberodellagastronomia.blogspot.com/2023/06/pesto-una-preparazione-non-solo-col.html" target="_blank">pesto</a>, la <b>cima</b> ma anche il buon <a href="https://alberodellagastronomia.blogspot.com/2017/09/il-vino-nellarte-attraverso-i-secoli.html" target="_blank">vino</a> sono solo alcune delle tante preparazioni di cui piaceva cibarsi o, in generale, godere. Una cucina, quella ligure, che venne definita dallo stesso nostro protagonista "<i>degli assenti</i>", cioè di coloro che, dopo un viaggio tornano e devono trovare del cibo pronto in dispensa. Ciò fu motore della nascita e sviluppo di numerose tipologie di <b>piatti freddi</b> che nel tempo hanno costituito una vera e propria tradizione territoriale e regionale.</p><p style="text-align: justify;">Un uomo, insomma, particolarmente legato ai prodotti della propria terra e ai sapori e <a href="https://alberodellagastronomia.blogspot.com/2022/04/profumi-in-cucina-gusto-tradizioni-e.html" target="_blank">profumi</a> che ne derivano.</p><p style="text-align: justify;">Aveva anche la particolare abitudine di collezionare i menù di osterie, trattorie e <a href="https://alberodellagastronomia.blogspot.com/2014/07/allorigine-dei-ristoranti.html" target="_blank">ristoranti</a> dove andava.</p><p style="text-align: justify;">Faremmo tuttavia un grande errore ad associare questo forte legame di Montale col cibo e i momenti felici. In alcuni casi infatti fu per lui (e all'interno dei suoi componimenti) sinonimo di angoscia e tristezza.</p><p style="text-align: justify;">Nonostante ciò lui stesso si definiva un "<i>ghiottone</i>"; amava molto il <a href="https://alberodellagastronomia.blogspot.com/2017/11/due-mondi-culturali-opposti-arrostire-o.html" target="_blank">bollito</a> misto, condito con sale grosso e olio di noci. E aveva anche un'abitudine tutta particolare: consumare uno o più <b>marron glacé</b> presso il Caffè Alemagna tutti i giorni alle ore 18, in compagnia della sua governante <b>Gina Tiossi</b>.</p><p style="text-align: justify;">Nelle sue opere e nei suoi scritti emergono quindi i profumi della sua terra, i prodotti tipici come il vino e il legame col territorio particolare (e a volte duro) che li dona e da cui derivano. Il cibo e la tavola divennero quindi nei suoi lavori anche metafore e strumenti di riflessione sull'esistenza umana.</p><p style="text-align: justify;">I prodotti che però rientrano nei suoi lavori sono quelli (gustosissimi) della cucina povera: panissa, pesto, acciughe, i doni dell'<a href="https://alberodellagastronomia.blogspot.com/2018/12/lorto-tra-storia-e-cultura.html" target="_blank">orto</a> o del <a href="https://alberodellagastronomia.blogspot.com/2023/06/tra-simbolismi-e-il-vero.html" target="_blank">frutteto</a> come i profumatissimi limoni sono solo alcuni dei tanti esempi che potrebbero essere fatti. Attraverso questi è possibile, indirettamente, tracciare le linee e le coordinate di una terra in cui il lavoro dell'uomo si è fuso con il <a href="https://alberodellagastronomia.blogspot.com/2021/03/cibo-e-paesaggio-riflessioni-attorno-un.html" target="_blank">paesaggio</a>, generando così dei tesori di storia e sapere umano che trovano un testimone e documento importante anche nel lavoro di Eugenio Montale.</p>Aldo Lissignolihttp://www.blogger.com/profile/11018294267649858842noreply@blogger.com0Milano MI, Italia45.4642035 9.18998217.153969663821158 -25.966268 73.774437336178849 44.346232tag:blogger.com,1999:blog-46609897209365294.post-2578720160185889602024-03-01T11:07:00.000+01:002024-03-01T11:07:06.687+01:00Cedro, il profumo di un frutto che viene da lontano.<p> </p><p style="text-align: justify;">Il <b>cedro</b> è un <a href="https://alberodellagastronomia.blogspot.com/2023/12/mandarino-gusto-e-profumo-delle-feste.html" target="_blank">agrume</a> molto particolare che spesso, purtroppo, non è conosciuto o confuso con altre varietà più note. Un dono della natura molto profumato e particolare da conoscere, valorizzare e, soprattutto, di cui farne uso in cucina.</p><p style="text-align: justify;">E' certamente un frutto che è parte della cultura umana da molto tempo. Non è un caso infatti se era conosciuto già dagli <b>Egizi</b>, ma il popolo con cui nei secoli si è legato in modo particolare è quello <b>ebraico</b>. Fu proprio quest'ultimo infatti che ne diffuse la coltivazione, sia in Palestina che, successivamente, nei luoghi dove si stabilirono. </p><p style="text-align: justify;">Il cedro infatti è molto connesso non solo alla coltivazione ma soprattutto alla cultura e religione ebraiche. E' infatti il protagonista di una festa, il <b>Sukkoth</b> o <b>Festa delle Capanne</b> (o dei <i>Tabernacoli</i>) che viene celebrata intorno al 15 di ottobre. Inizialmente era una festa che celebrava il raccolto, oggi invece è il ricordo della liberazione del popolo Ebraico e della sua esperienza nel deserto durata alcuni decenni.</p><p><br /></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhcwYyn_4GPjy_UWSaeycgT3N21Jz8-BlNsZXOTtoxfNyC60UqlSwqdalvPqNrpggC1Uq30m5rydYRGHIek52o9Te1GGeusoop6Yst2IuLBhqRayr614fc6WvvKANFYBIcetWV-246e1vBhIkwL5SFvCz8q7Vppa4fYEDallPs93jIKdz1CFymBsGD4wxY/s1280/citron-272612_1280.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="942" data-original-width="1280" height="295" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhcwYyn_4GPjy_UWSaeycgT3N21Jz8-BlNsZXOTtoxfNyC60UqlSwqdalvPqNrpggC1Uq30m5rydYRGHIek52o9Te1GGeusoop6Yst2IuLBhqRayr614fc6WvvKANFYBIcetWV-246e1vBhIkwL5SFvCz8q7Vppa4fYEDallPs93jIKdz1CFymBsGD4wxY/w400-h295/citron-272612_1280.jpg" width="400" /></a></div><br /><p><br /></p><p style="text-align: justify;">In <b>Grecia</b> il nostro protagonista arrivò attorno al VI secolo a. C. diffondendosi così in altri Paesi. In Italia fu introdotto per merito degli Ebrei, fu infatti il primo agrume a giungere nel nostro Paese intorno al III secolo a. C.</p><p style="text-align: justify;">Furono ritrovati in <b>India</b> documenti risalenti al IX secolo a. C. che contengono il nome di alcuni agrumi tra cui il nostro protagonista. Altri testi invece testimonierebbero la sua presenza in un periodo più antico, attorno al 1200 a. C.</p><p style="text-align: justify;">Certo è che il cedro fu citato da vari autori antichi tra cui <b>Teofrasto</b> che lo chiamò "<i>pomo della Persia o della Media</i>" e <b>Plinio il Vecchio</b> lo definì "<i>melo d'Assiria</i>".</p><p style="text-align: justify;">Anche <b>Virgilio</b>, <b>Apicio</b> e <b>Petronio</b> hanno parlato del nostro protagonista nei loro scritti. Va detto però che inizialmente venne utilizzato quasi esclusivamente per scopo decorativo o, in alcune località, per la produzione di cosmetici o profumi.</p><p style="text-align: justify;">Il <a href="https://www.cedrodicalabria.it/home.html" rel="nofollow">cedro</a> però in Italia si lega particolarmente alla <b>Calabria</b> dove fa parte non solo dell'agricoltura ma anche e soprattutto del sistema culturale, storico e gastronomico di quella terra. E' coltivato e lavorato nella fascia costiera dell'<b>Alto Tirreno cosentino</b> che va da Tortona a Sangineto, chiamata anche Riviera dei Cedri,</p><p style="text-align: justify;">Un frutto molto particolare, apprezzato ultimamente anche in profumeria e nelle elaborazioni della cucina gourmet. Espressione di gusto, storia e tradizione ma anche un ponte tra culture e credenze, passato e presente, materiale e immateriale.</p>Aldo Lissignolihttp://www.blogger.com/profile/11018294267649858842noreply@blogger.com0Calabria, Italia39.3087714 16.346379110.998537563821152 -18.8098709 67.61900523617885 51.5026291tag:blogger.com,1999:blog-46609897209365294.post-73368201524025566292024-02-23T09:06:00.000+01:002024-02-23T09:06:58.150+01:00Fare cibo è (anche) fare politica.<p> </p><p style="text-align: justify;">Ho scelto un titolo forse un po' particolare per parlare di un legame, quello che coinvolge il mondo del cibo e la <b>politica</b>, altrettanto insolito per molti di noi. Ho voluto utilizzare due volte il verbo "<b>fare</b>" perché, proprio per la molteplicità dei suoi possibili significati, riesce bene a condensare il tema di cui vi voglio parlare. </p><p style="text-align: justify;">E' in realtà un mondo molto complesso in cui aspetti e tempi differenti si intersecano o alternano. Tenterò quindi di proporvi alcune delle molteplici strade di riflessione che potrebbero essere percorse.</p><p style="text-align: justify;">Come ho più volte detto in moltissimi approfondimenti precedenti, il cibo non è stato nel corso del tempo solo ed esclusivamente una fonte di nutrimento, ma si è caricato di valori, aspetti <b>sociali</b>, culturali e religiosi. La tavola, nello specifico, è un luogo materiale e immateriale in grado di possedere numerosissime caratteristiche, spesso anche contrastanti tra loro: è veicolo di unione, socializzazione e condivisione ma, al contrario, può anche essere fonte di divisione, prevaricazione, affermazione sull'altro o ingiustizie. Sono moltissimi gli esempi che potrebbero essere fatti a tal proposito e, proprio in virtù di queste singolarissime caratteristiche, il mondo del cibo ha da lungo tempo stretto legami molto saldi con la politica, attraverso modi e peculiarità differenti, s'intende.</p><p style="text-align: justify;">Nel corso del tempo la tavola è stata infatti luogo e strumento per suggellare alleanze, accordi, ma anche per pianificare aspetti importanti legati alla politica o alla vita di un movimento.</p><p><br /></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEihtTnmGWbNb-YD-3rlsDXdXQvDyWDpBPp98L4zNGUtMSVtrwhUlyNj3mHvZli9UQb4kHKk8Kjtba60s7TqHhAnLNfOwo9COxv9I8VwzsO7kIoLyxk6oD22AneB9Ar9ZHWzhi4kKYjchYPW4Bd5P21FaaYfpNQGMaMymuPkIpN0_2Z3vjRJFrVCkSugX8I/s1234/vegetables-3679075_1280.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="957" data-original-width="1234" height="310" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEihtTnmGWbNb-YD-3rlsDXdXQvDyWDpBPp98L4zNGUtMSVtrwhUlyNj3mHvZli9UQb4kHKk8Kjtba60s7TqHhAnLNfOwo9COxv9I8VwzsO7kIoLyxk6oD22AneB9Ar9ZHWzhi4kKYjchYPW4Bd5P21FaaYfpNQGMaMymuPkIpN0_2Z3vjRJFrVCkSugX8I/w400-h310/vegetables-3679075_1280.jpg" width="400" /></a></div><br /><p><br /></p><p style="text-align: justify;">Il cibo poi è stato utilizzato innumerevoli volte nel corso del tempo per convincere un popolo o una parte di esso, per portarlo a favore di determinate tesi politiche o sociali, per affermare una corrente di pensiero, supportarla o, viceversa, contestarla.</p><p style="text-align: justify;">La tavola poi è stata anche il campo vincente per convincere un interlocutore o per promuovere un Paese/territorio. Un esempio significativo di questo aspetto è stata la politica di <b>Cavour</b>, grande uomo e stratega dell'Ottocento che riuscì non solo a innovare molto il mondo del <a href="https://alberodellagastronomia.blogspot.com/2015/05/il-vino-nella-storia-parte-vii.html" target="_blank">vino</a> e dell'agricoltura in generale ma anche e soprattutto a concludere importanti accordi con altri Paesi proprio a tavola! Significativo poi a tal proposito il pensiero di molti storici a proposito del periodo, il <b>Risorgimento</b>, in cui visse e operò Cavour, ovvero "l'Italia è stata unita sulla tavola prima che sulla carta".</p><p style="text-align: justify;">Il cibo è stato anche il mondo attraverso cui hanno tentato in un qualche modo di far presa movimenti, ideali legati a partiti o correnti politiche; la <a href="https://alberodellagastronomia.blogspot.com/2019/09/la-cucina-futurista.html" target="_blank">cucina futurista</a> e la sua (mancata) rivoluzione gastronomica ne sono un esempio significativo.</p><p style="text-align: justify;">Proprio i cambiamenti economici, di pensiero e vita legati alla propaganda politica hanno avuto nel mondo alimentare un alleato particolarmente significativo, anche quando non si parlava di politica come la intendiamo oggi ma di regni e della loro esaltazione. E' ciò che successe al Sud tra la fine del Settecento e gli inizi dell'Ottocento quale conseguenza dell'adozione da parte dei Borbone dei valori della <b>fisiocrazia</b>, dottrina economica che si affermò in <b>Francia</b> verso la metà del Settecento.</p><p style="text-align: justify;">Purtroppo il mondo del cibo è stato anche utilizzato in modo negativo, come strumento per intrighi politici, assassini o cospirazioni. </p><p style="text-align: justify;">Talvolta però la tavola ha avuto un ruolo fondamentale come luogo per una pace duratura efficace, per placare gli animi e per cercare compromessi politici, anche di carattere internazionale. <span style="text-align: left;"> Nel 1971 quando il segretario di stato americano incontrò il leader dei comunisti cinesi, in piena <b>Guerra fredda</b>, si evitò il blocco dei colloqui anche attraverso un pranzo in cui il piatto principale era l'<a href="https://alberodellagastronomia.blogspot.com/2023/10/anatra-cucina-cultura-e-storia-attorno.html" target="_blank">anatra</a> alla pechinese. Un punto così fondamentale del processo di riappacificazione che prese il nome di "<i>diplomazia dell'anatra</i>". </span></p><p style="text-align: justify;"><span style="background-color: white; font-family: Lora, serif; font-size: 16px;">Il cibo è poi stato utilizzato nel tempo anche per promuovere i valori di una terra o un Paese, per difendere una supposta </span><a href="https://alberodellagastronomia.blogspot.com/2021/02/cibo-e-tradizione-le-declinazioni-di-un.html" style="font-family: Lora, serif; font-size: 16px;" target="_blank">tradizione</a><span style="background-color: white; font-family: Lora, serif; font-size: 16px;"> (senza entrare nei cunicoli storici e culturali che questa parola comporta e nasconde) e per tutelare i valori connessi con la sua cucina. </span></p><p style="text-align: justify;"><span style="background-color: white; font-family: Lora, serif; font-size: 16px;">Infine un aspetto assolutamente attuale è quando il mondo del cibo diviene politica. Negli ultimi anni scegliere, anche in ambito alimentare, è una forma di</span><span style="background-color: white; font-family: Lora, serif; font-size: 16px;"> </span><b style="font-family: Lora, serif; font-size: 16px;">atto politico</b><span style="background-color: white; font-family: Lora, serif; font-size: 16px;"> </span><span style="background-color: white; font-family: Lora, serif; font-size: 16px;">o di appartenenza a determinati ideali. Combattere gli sprechi, prediligere prodotti locali, consumare in modo sostenibile sta diventando un modo per tentare di indurre un cambiamento che possa essere proficuo non soltanto per la nostra società ma anche e soprattutto per l'ambiente in cui viviamo. A ciò si sommano le proteste di produttori a vario titolo, associazioni per la tutela dell'ambiente e per la salvaguardia dei consumatori. </span></p><p style="text-align: justify;"><span style="background-color: white; font-family: Lora, serif; font-size: 16px;">Oggi più che mai questo legame che appare scontato o, per alcuni, poco credibile è uno strumento per affermare i valori in cui ognuno di noi crede e per promuovere un futuro che sia migliore. Anche il cibo, quindi, può essere in un qualche modo un "fare" politica; anche noi possiamo e, anzi, dobbiamo "fare" attraverso le nostre scelte alimentari. Date voi un senso a questo verbo, quello che ritenete più prossimo al vostro modo di intendere ciò che vi circonda, ricordando però che da esso dipenderà il vostro e il </span><b style="font-family: Lora, serif; font-size: 16px;">futuro</b><span style="background-color: white; font-family: Lora, serif; font-size: 16px;"> degli altri.</span></p>Aldo Lissignolihttp://www.blogger.com/profile/11018294267649858842noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-46609897209365294.post-53691698554027451712024-02-16T09:09:00.001+01:002024-02-16T09:09:55.015+01:00Storia e curiosità attorno alla lattuga, la regina delle insalate.<p> </p><p style="text-align: justify;">La <b>lattuga</b> è un <a href="https://alberodellagastronomia.blogspot.com/2015/10/la-verdura-storia-arte-e-cultura.html" target="_blank">vegetale</a> molto amato, presente sia nella cucina di ristoranti di ogni livello, che nei consumi casalinghi. E' perfino ingrediente insostituibile in molti panini di fast food in tutto il mondo.</p><p style="text-align: justify;">L'attenzione odierna nei confronti delle problematiche di natura <b>ambientale</b> e, soprattutto, delle conseguenze che determinate scelte agricole hanno sull'ambiente e il clima, si trasformano anche in una scelta consapevole di materie prime (vegetali, <a href="https://alberodellagastronomia.blogspot.com/2023/06/tra-simbolismi-e-il-vero.html" target="_blank">frutta</a>, carne e derivati) che abbiano, nel limite del possibile, un impatto inferiore sulla natura. Proprio in quest'ottica è doveroso riconoscere che alcune coltivazioni sono più dannose rispetto ad altre per svariati motivi, la nostra protagonista ne è un esempio. Per la sua crescita infatti necessita di ingenti quantità d'<a href="https://alberodellagastronomia.blogspot.com/2022/02/acqua-bene-prezioso-per-la-vita-e-il.html" target="_blank">acqua</a> e quindi di continue irrigazioni.</p><p><br /></p><p><br /></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgmGnRqLsQx1LBW2lTS0RWVD1cs9wVpv_PXJjXfBOjOz5bJ1JWNYpPgcdsR_mqC2QaCRDIiTIMEdg0oNI_F_kSyd-2voODt4KvWGOWXn_ZxrN_gI2H637SfjjWIWCQcbdxo3niSKoKt5SONxaJ_i-d6RdXDS80hcUD5RCc3aokgFp0xAfCRfUauZmvw5Jc/s1280/salad-771056_1280.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="912" data-original-width="1280" height="285" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgmGnRqLsQx1LBW2lTS0RWVD1cs9wVpv_PXJjXfBOjOz5bJ1JWNYpPgcdsR_mqC2QaCRDIiTIMEdg0oNI_F_kSyd-2voODt4KvWGOWXn_ZxrN_gI2H637SfjjWIWCQcbdxo3niSKoKt5SONxaJ_i-d6RdXDS80hcUD5RCc3aokgFp0xAfCRfUauZmvw5Jc/w400-h285/salad-771056_1280.jpg" width="400" /></a></div><br /><p><br /></p><p style="text-align: justify;">Le origini della lattuga sono incerte ma si pensa provenga dall'<b>Asia</b> Centrale (Afghanistan e Iran), tuttavia gli storici ritengono che la varietà selvatica fosse consumata ben prima delle specie che si originarono e diffusero a seguito della coltivazione. Certo è che, nella zona del Mediterraneo, fu uno dei primi vegetali a essere oggetto di coltivazione.</p><p style="text-align: justify;">I primi che la inserirono nelle proprie colture furono i <b>Sumeri</b>, attorno al 4000 a. C. . Anche gli <b>Egiziani</b> la conoscevano e avevano all'interno dei propri orti alcune specie che utilizzavano sia in cucina che in medicina, considerandole afrodisiache. A tal proposito c'è da precisare che i testi e gli storici sono molto divisi su quale delle due civiltà appena citate sia stata la prima a inserirla nelle proprie coltivazioni.</p><p style="text-align: justify;">Anche in <b>Cina</b> è conosciuta e apprezzata da millenni.</p><p style="text-align: justify;">A differenza di quanto appena descritto va anche riconosciuto che popoli come i <b>Greci</b> e i <b>Romani</b> la consideravano invece un vegetale che spegneva l'<a href="https://alberodellagastronomia.blogspot.com/2016/02/amore-al-primo-boccone-il-cibo-nella.html" target="_blank">eros</a>.</p><p style="text-align: justify;">La lattuga era presente anche nella mitologia antica e collegata a due aspetti importanti della vita: la morte e l'amore/eros.</p><p style="text-align: justify;">Si narra che l'imperatore <b>Augusto</b> fu curato da una grave malattia proprio grazie a questo vegetale che divenne quindi successivamente una vera e propria moda presso i Romani. E' presente anche nell'opera di <b>Apicio</b>, famoso gastronomo dell'epoca, all'interno della quale consigliava vari modi per condire e servire la nostra protagonista.</p><p style="text-align: justify;">Va detto però che, fatta eccezione dell'Italia e di pochi altri Paesi, la lattuga era consumata quasi esclusivamente cotta, soprattutto in Nord Europa. Solo a partire dal <b>Settecento</b> iniziò a essere consumata anche cruda in Francia e Inghilterra. </p><p style="text-align: justify;">Una curiosità che non tutti sanno è che il lattice dal vago colore bianco che fuoriesce una volta tagliata ha un leggero potere sedativo.</p><p style="text-align: justify;">Un vegetale che in passato fu per lungo tempo utilizzato come rimedio popolare a numerose patologie. Oggi è la verdura a foglia più coltivata in Italia.</p><p style="text-align: justify;">Un tipo di <a href="https://alberodellagastronomia.blogspot.com/2014/08/dalla-natura-alluomo-percorso-storico-e.html" target="_blank">insalata</a> molto fresco e piacevole da gustare, ma anche ricco di curiosità da riscoprire e coltivare, cercando magari in futuro di essere più accorti nella sua coltivazione e nell'uso di acqua, bene sempre più prezioso, per la sua crescita ma anche per quella dell'uomo.</p>Aldo Lissignolihttp://www.blogger.com/profile/11018294267649858842noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-46609897209365294.post-72819438080349927042024-02-09T09:19:00.000+01:002024-02-09T09:19:23.658+01:00Oltre il dolce: proposte salate di Carnevale da Nord a Sud.<p> </p><p style="text-align: justify;">Il <a href="https://alberodellagastronomia.blogspot.com/2014/03/alle-origini-del-carnevale.html" target="_blank">Carnevale</a> è per antonomasia un periodo contraddistinto da allegria, <b>festa</b> e desiderio di svagarsi. Una parte dell'anno attesa con desiderio fin dai secoli scorsi quando iniziava appena dopo le festività natalizie e si concludeva, come oggi, con l'inizio della <a href="https://alberodellagastronomia.blogspot.com/2019/03/il-pesce-nella-cucina-quaresimale-lungo.html" target="_blank">Quaresima</a>.</p><p style="text-align: justify;">Giorni caratterizzati dall'abbondanza alimentare e, soprattutto in passato, anche da eccessi. Del resto il Carnevale aveva un'importante ruolo: quello di sovvertire temporaneamente l'ordine sociale consentendo così ai ceti bassi di dare sfogo a pulsioni, desideri e, in particolar modo, tensioni.</p><p style="text-align: justify;">Nel corso del tempo sono state elaborate numerosissime preparazioni <a href="https://alberodellagastronomia.blogspot.com/2017/08/le-dolci-tentazioni-nellarte.html" target="_blank">dolci</a>, differenti da un territorio all'altro ma anche dai vari Paesi. I <a href="https://alberodellagastronomia.blogspot.com/2022/02/chiacchiere-di-gusto-storia-e-curiosita.html" target="_blank">dolci fritti</a> si legano in modo speciale a questi festeggiamenti e li coronano da lungo tempo con gusto. </p><p style="text-align: justify;">Tutto ciò è destinato a spegnersi come ogni anno all'inizio della Quaresima che segna l'avvio di un periodo di <b>penitenza</b> importante per i credenti che si pone all'opposto del Carnevale, una sorta di battaglia, che nel tempo divenne soggetto anche di arte e letteratura.</p><p style="text-align: justify;">A fianco però al grande numero di preparazioni dolci ce ne sono anche altre di natura <b>salata</b> che fanno certamente parte di quel grande tesoro culturale e gastronomico legato al Carnevale, ma spesso sono sconosciute.</p><p style="text-align: justify;">A <b>Verona</b>, per esempio, sono protagonisti per antica tradizione gli <a href="https://alberodellagastronomia.blogspot.com/2020/04/gnocchi-storia-tradizioni-e-cose.html" target="_blank">gnocchi</a> legati agli atti di carità che venivano praticati in favore delle persone povere e malate ma, soprattutto, alla figura di "<i>Papà del Gnoco</i>", maschera carnevalesca importantissima per la città. Queste golosità sono tradizionalmente condite con la "<i>pastissàda</i>", un particolare stracotto di cavallo.</p><p><br /></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhYb5CU56PwRy_Po1lOHIUqDwkhyphenhyphengBNkOv_KJwpT2wlbor5fbT7JTgsuwF1fFtyhi-RsF-75ebO1U2KOyUIVuXjBxvbJtWxdMiQMYTlGa5v48YwqScAo-Pjv9hU3ka7qNpXrJkLZWq097xZ0bCYJrzNSqTWKPdoVDYzQL72g-oBUdcoHT-awi8sCnPQx0s/s1280/grill-6013647_1280.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="853" data-original-width="1280" height="266" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhYb5CU56PwRy_Po1lOHIUqDwkhyphenhyphengBNkOv_KJwpT2wlbor5fbT7JTgsuwF1fFtyhi-RsF-75ebO1U2KOyUIVuXjBxvbJtWxdMiQMYTlGa5v48YwqScAo-Pjv9hU3ka7qNpXrJkLZWq097xZ0bCYJrzNSqTWKPdoVDYzQL72g-oBUdcoHT-awi8sCnPQx0s/w400-h266/grill-6013647_1280.jpg" width="400" /></a></div><br /><p><br /></p><p style="text-align: justify;">A <b>Ivrea</b> invece la fanno da padrone i "<i>fagioli grassi</i>", un piatto apparentemente semplice perché ricco di gusto e storia. Anche in questo caso è presente un forte legame con le classi <b>povere</b> che anticamente non potevano permettersi ingredienti costosi ma che insaporivano questo piatto semplice con parti di <a href="https://alberodellagastronomia.blogspot.com/2013/11/sua-maesta-il-maiale_27.html" target="_blank">maiale</a> come cotenne e salamelle.</p><p style="text-align: justify;">Sempre al <b>Nord</b> sono diffusi piatti a base di maiale che si legano alle ultime macellazioni eseguite e a cui si aggiungono i <a href="https://alberodellagastronomia.blogspot.com/2017/11/due-mondi-culturali-opposti-arrostire-o.html" target="_blank">bolliti</a>, gli stufati e gli arrosti.</p><p style="text-align: justify;">In <b>Alto Adige</b> invece sono presenti gli "<i>smacafam</i>" ovvero gli "<i>ammazzafame</i>", una specie di torta salata avente un involucro costituito da farina (che nei secoli scorsi era di grani inferiori o <a href="https://alberodellagastronomia.blogspot.com/2021/07/buono-nonostante-tutto-percorso.html" target="_blank">grano saraceno</a>), olio, <a href="https://alberodellagastronomia.blogspot.com/2014/01/bianco-e-puro-il-latte-avvolto-da.html" target="_blank">latte</a> e <a href="https://alberodellagastronomia.blogspot.com/2020/01/le-uova-tra-consumo-e-storia.html" target="_blank">uova</a> e un ripieno costituito da salsiccia luganiga e lardo spadellati. Era cotta sotto la cenere e consumata insieme a verdure come <a href="https://alberodellagastronomia.blogspot.com/2020/02/rape-i-colori-dellinverno.html" target="_blank">rape</a> o tarassaco lessato. Importantissimo a tal proposito è il ruolo che il camino ha avuto nei secoli scorsi per le classi povere; non solo strumento per cuocere e riscaldarsi ma vero e proprio elemento di unione sociale e <b>aggregazione</b>.</p><p style="text-align: justify;">Una golosità quella appena citata che era preparata soprattutto dalle classi meno abbienti. Proprio queste spesso mandavano i figli più giovani a mendicare molti giorni prima quegli ingredienti che non potevano permettersi di acquistare.</p><p style="text-align: justify;">Ad <b>Aliano</b> invece, in provincia di <b>Matera</b>, viene preparato "<i>Frzzul, sausizz e rafanata</i>", piatto che unisce tre tipicità della zona: il primo nome indica una pasta della tradizione fatta a ferretto; il secondo è il condimento costituito da una specie di <a href="https://alberodellagastronomia.blogspot.com/2022/07/gusto-e-profumo-di-lentezza-ragu-storia.html" target="_blank">ragù</a> fatto con la salsiccia; il terzo invece, la rafanata, una preparazione a base di rafano che viene spezzettata sopra.</p><p style="text-align: justify;">A <b>Sorrento</b> invece viene preparata la "<i>pizza di Carnevale</i>", preparazione simile a una torta salata con un ripieno di uova, <a href="https://alberodellagastronomia.blogspot.com/2020/07/ricotta-la-freschezza-della-storia.html" target="_blank">ricotta</a>, mozzarella, grana, salsiccia e friarielli.</p><p style="text-align: justify;">Nel "<i>minestrone di Modica</i>", di antica origine, al gusto delle <a href="https://alberodellagastronomia.blogspot.com/2015/10/la-verdura-storia-arte-e-cultura.html" target="_blank">verdure</a> si aggiunge il lardo tagliato a pezzetti.</p><p style="text-align: justify;">A <b>Castelvenere</b> in provincia di <b>Benevento</b> si prepara la "<i>Scarpella</i>", pasta al forno condita con salsiccia, formaggio, uova e <a href="https://alberodellagastronomia.blogspot.com/2020/11/olio-doliva-nella-cultura-mediterranea.html" target="_blank">olio</a>.</p><p style="text-align: justify;">Le "<i>lasagne di Carnevale</i>" invece sono preparate in molte località <b>campane</b> e sono arricchite da piccole polpette fritte, ricotta e mozzarella. La tradizione di preparare <b>polpette</b> in occasione del Carnevale è presente però anche in altre regioni come in <b>Calabria</b> con i " <i>purpett</i>' ", a base di carne di maiale.</p><p style="text-align: justify;">Gusto e tradizioni che non ci si aspetterebbe e che vengono spesso eclissati dai più conosciuti piatti dolci ma che sono dei veri e propri tesori di gusto e tradizioni che meritano di essere conosciuti e ... gustati!</p>Aldo Lissignolihttp://www.blogger.com/profile/11018294267649858842noreply@blogger.com075100 Matera MT, Italia40.666379 16.604319912.356145163821154 -18.5519301 68.976612836178845 51.7605699tag:blogger.com,1999:blog-46609897209365294.post-11558250809438377902024-02-02T09:07:00.000+01:002024-02-02T09:07:34.908+01:00Cibo e ricordo, una parte importante di noi!<p> </p><p style="text-align: justify;">Il <b>ricordo</b> è una parte importantissima della nostra vita per tanti motivi, non solo perché in esso rivivono le persone che non ci sono più ma anche perché possiamo letteralmente tener vivi piccoli/grandi avvenimenti della vita e occasioni che ci sono care.</p><p style="text-align: justify;">Il mondo alimentare gioca un ruolo fondamentale nella breve riflessione che ho appena fatto: <a href="https://alberodellagastronomia.blogspot.com/2022/04/profumi-in-cucina-gusto-tradizioni-e.html" target="_blank">profumi</a>, <a href="https://alberodellagastronomia.blogspot.com/2022/04/i-colori-del-cibo-bellezza-storia.html" target="_blank">colori</a>, <a href="https://alberodellagastronomia.blogspot.com/2015/01/il-piatto-lutensile-comune-tra-cultura.html" target="_blank">piatti</a> o materie prime suscitano in ognuno di noi memorie vive, sia positive che negative.</p><p style="text-align: justify;">Del resto il cibo ha grande importanza nel definire la nostra <a href="https://alberodellagastronomia.blogspot.com/2015/05/alimentazione-e-identita-quando-il-cibo.html" target="_blank">identità</a>, l'appartenenza a un dato territorio ma, soprattutto, a un sistema sociale non solo (o non tanto) suddiviso in classi ma contenitore di <b>valori</b> e modi di pensare e concepire il presente, il passato e il futuro.</p><p style="text-align: justify;">Mangiare e tutto ciò che riguarda questo atto fisico fondamentale per la nostra esistenza biologica è anche fondamentale per il nostro sistema di <b>credenze</b> e valori, per l'importanza che diamo alle persone che ci hanno preceduto e, in particolar modo, per le emozioni che ci provocano. Siano esse positive o negative.</p><p><br /></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiB5AB3jhWSNf-IScJpSf3CgJqSXIcjsXXML9-YiZLvgFpobHhuxRmgxgPZ53j709rj5AtF2as7Vb9UrUO_SO-ivFhGVn_AAuqDcSaXYVu-tYRlqKS-Ma7NjhBPzGJ_kDhIsKOHLwcvXUCyIsouUaWKXhM7ubUtUjvPq-ctv5qA6BQWmLeXEpLw0pC9X0U/s1280/kitchen-4024032_1280.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="853" data-original-width="1280" height="266" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiB5AB3jhWSNf-IScJpSf3CgJqSXIcjsXXML9-YiZLvgFpobHhuxRmgxgPZ53j709rj5AtF2as7Vb9UrUO_SO-ivFhGVn_AAuqDcSaXYVu-tYRlqKS-Ma7NjhBPzGJ_kDhIsKOHLwcvXUCyIsouUaWKXhM7ubUtUjvPq-ctv5qA6BQWmLeXEpLw0pC9X0U/w400-h266/kitchen-4024032_1280.jpg" width="400" /></a></div><br /><p><br /></p><p style="text-align: justify;">Il nostro protagonista è quindi anche simbolo di <b>nostalgia</b> e desiderio, ne sono un esempio i piatti che per molti di noi ci preparavano nonni o genitori e che ora serbiamo con affetto e malinconia nel cuore.</p><p style="text-align: justify;">Il ricordo legato al cibo, soprattutto oggi, è anche di fondamentale importanza non solo in termini sentimentali ma anche per ricostruire una parte del <b>patrimonio gastronomico</b> che si è dimenticato o di cui si sono apparentemente perse le tracce. Molti casi in tal senso potrebbero essere citati di colture, materie prime e tradizioni gastronomiche che si stanno lentamente recuperando anche grazie ai ricordi di persone anziane e a poche testimonianze scritte ancora esistenti.</p><p style="text-align: justify;">L'esempio (notissimo) di <b>Proust</b> e della madeleine è emblematico. Il gusto riesce ad attivare i nostri ricordi, a collegarci con essi e, conseguentemente, a emozioni, sensazioni, a parti del nostro vissuto che non ricordavamo più di possedere.</p><p style="text-align: justify;">Oltre alle spiegazioni di matrice antropologica e sociale ci sono naturalmente anche quelle scientifiche. L'<b>olfatto</b> è il senso più connesso alla memoria a cui subentrano, naturalmente, anche gli altri.</p><p style="text-align: justify;">Va anche ricordato che il ricordo alimentare è uno degli strumenti che la nostra specie ha attivato per la sua <b>sopravvivenza</b> e la funzione di ricordare è fondamentale perché in passato consentiva all'uomo di evitare quelle materie prime che, a un precedente assaggio, avevano suscitato in lui disgusto o, peggio, malessere.</p><p style="text-align: justify;">Il ricordo è anche strettamente associato alla nostalgia (come accennato in precedenza), soprattutto se declinato in campo alimentare, in particolar modo quando si ha la consapevolezza che persone o situazioni, anche legate a <b>luoghi geografici</b> o esperienze come <b>viaggi</b>, non ci saranno più o non potranno più verificarsi.</p><p style="text-align: justify;">La letteratura ha testimoniato nel corso del tempo proprio questi aspetti. Moltissimi scrittori, anche italiani, hanno infatti associato il ricordo a specifici cibi o tradizioni alimentari. Per quanto riguarda il primo <a href="https://alberodellagastronomia.blogspot.com/2020/03/giovanni-pascoli-e-il-cibo.html" target="_blank">Pascoli</a> ne è un esempio significativo: il ricordo dei propri cari scomparsi rivive all'interno delle sue opere anche grazie ai profumi dei cibi, ai piatti che lui amava e che gli venivano preparati quando era giovane.</p><p style="text-align: justify;">Per il secondo aspetto invece <a href="https://alberodellagastronomia.blogspot.com/2023/08/la-sardegna-e-il-suo-cibo-tra-le-righe.html" target="_blank">Grazia Deledda</a> documenta nei suoi romanzi tradizioni alimentari e pratiche della sua terra, restituendoci così la profondità di una cultura alimentare secolare in parte scomparsa e <b>dimenticata</b>.</p><p style="text-align: justify;">Questo insieme di molteplici valenze fa quindi del ricordo un mondo da esplorare ancora oggi, senza preconcetti o, peggio, <b>snobismo</b>, ma con voglia di indagare una parte di noi importante e dalle potenzialità inattese. </p><p style="text-align: justify;">Profumi, sapori, colori che sono tesori preziosi privati ma, oggi più che mai, anche documenti di cibi e ricette lontane che possiamo e dobbiamo far rivivere per evitare che <b>scompaiano</b> irrimediabilmente.</p>Aldo Lissignolihttp://www.blogger.com/profile/11018294267649858842noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-46609897209365294.post-57686768152336704562024-01-26T09:37:00.001+01:002024-01-26T09:37:51.035+01:00I "Giorni della Merla" tra gusto, leggenda e tradizioni.<p> </p><p style="text-align: justify;">Ci avviciniamo ai "<b>Giorni della Merla</b>", ovvero gli ultimi giorni di gennaio (29, 30 e 31) che, per tradizione, dovrebbero essere i più freddi dell'anno.</p><p style="text-align: justify;">Attorno a queste date però nel corso del tempo si sono formate e stratificate credenze e riti che hanno coinvolto la sfera popolare e pratiche antiche di matrice pagana. Sebbene però questa ricorrenza particolare sia conosciuta in tutta Italia è più sentita al <b>Nord</b> e in alcune località del <b>Centro</b>, luoghi in cui alle ritualità sopra citate si sono sommate anche quelle di matrice culinaria che hanno avuto molteplici scopi. I piatti che vengono preparati, come ho avuto modo di approfondire in numerosi altri articoli, non hanno solo una funzione di nutrimento, ma da secoli sono veicoli di simboli e convinzioni profonde, radicate in particolari ambiti sociali e culturali. </p><div style="text-align: justify;">Nel caso che sto analizzando, le pietanze che venivano preparate in passato per questa festa, oltre alla funzione di donare calore e nutrire, dovevano esorcizzare la sorte, risvegliare la <b>natura</b> ed essere, al tempo stesso, i simboli del lento ma inesorabile ritorno della luce e della vita.</div><div style="text-align: justify;">In <b>Liguria</b> vengono cucinati i "<i>ceci in zimino</i>", una sorta di <a href="https://alberodellagastronomia.blogspot.com/2018/01/zuppe-minestre-e-minestroni-tra-storia.html?m=1" target="_blank">zuppa</a> molto antica che in realtà è preparata per molte occasioni durante l'anno come la <a href="https://alberodellagastronomia.blogspot.com/2019/12/tradizioni-alimentari-e-culturali-della.html?m=1" target="_blank">Vigilia</a> di Natale o il Giorno dei <a href="https://alberodellagastronomia.blogspot.com/2021/10/la-zuppa-funebre-tra-storia-e-tradizioni.html?m=1" target="_blank">Morti</a>. I ceci sono delle squisitezze della natura che hanno da lungo tempo anche potenti significati simbolici e, soprattutto, valore <b>apotropaico</b>.</div><p style="text-align: justify;">In <b>Toscana</b> invece la fanno da padrone i "<i>fagioli all'uccelletto</i>".</p><p><br /></p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEixXo2LdnzJGnGXm6GCKZr_fuGSkzHw49uLkyB6Ybb2tgKDuTCSlDpHfln8i3S2K5Y1Nxw2xT7-WT5y9gwlRIZrfGs1qORzn9R0V-FOjhU3P5bP27B898-SY-fK4Ht1e4APDUNreSg_JqgRSE63kUgylROWxZzWQhx-t15rEH8g39Xvw3_iIbfBgJkvEEc/s3009/20230218_135053.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1960" data-original-width="3009" height="260" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEixXo2LdnzJGnGXm6GCKZr_fuGSkzHw49uLkyB6Ybb2tgKDuTCSlDpHfln8i3S2K5Y1Nxw2xT7-WT5y9gwlRIZrfGs1qORzn9R0V-FOjhU3P5bP27B898-SY-fK4Ht1e4APDUNreSg_JqgRSE63kUgylROWxZzWQhx-t15rEH8g39Xvw3_iIbfBgJkvEEc/w400-h260/20230218_135053.jpg" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i>(Cassoeula in un'osteria in provincia di Varese)</i></td></tr></tbody></table><br /><p><br /></p><p style="text-align: justify;">A <b>Perugia</b> invece è di casa il "<i>Torcolo di San Costanzo</i>" la cui festa (29 gennaio) coincide con questi giorni. E' un dolce a forma di ciambella con frutta candita, pinoli, semi di anice e strutto.</p><p style="text-align: justify;">In <b>Piemonte</b> viene preparata invece la gustosissima "<i>bagna cauda</i>" mentre nelle Marche si consuma <a href="https://alberodellagastronomia.blogspot.com/2018/10/polenta-di-mais-storia-usi-e-necessita.html?m=1" target="_blank">polenta</a>, <a href="https://alberodellagastronomia.blogspot.com/2015/09/il-pane-nellarte-dal-medioevo-al.html?m=1" target="_blank">pane</a> e costine di maiale.</p><p style="text-align: justify;">I "Giorni della Merla" si ricollegano idealmente e dal punto di vista gastronomico a un'altra ricorrenza che li precede di qualche giorno: la festa di <b>Sant'Antonio Abate</b> che la tradizione vuole sia l'ultima occasione per macellare il <a href="https://alberodellagastronomia.blogspot.com/2013/11/sua-maesta-il-maiale_27.html?m=1" target="_blank">maiale</a>. In realtà in molte località la macellazione avveniva anche in corrispondenza del <a href="https://alberodellagastronomia.blogspot.com/2014/03/alle-origini-del-carnevale.html?m=1" target="_blank">Carnevale</a>, in funzione sia delle tradizioni locali che del clima specifico di ogni anno. In generale, comunque, la lavorazione delle carni ottenute dall'uccisione dell'animale determinava la preparazione in molte famiglie di piatti a base di questa importante materia prima. La <a href="https://alberodellagastronomia.blogspot.com/2021/01/cassoeula-storia-e-curiosita-attorno-un.html?m=1" target="_blank">cassoeula</a> è un esempio significativo di quanto appena esposto.</p><p style="text-align: justify;">A <b>Lodi</b> invece, sempre in riferimento agli aspetti appena citati, è tipica la polenta con i ciccioli che, fatti soffriggere nello strutto, le vengono versati sopra.</p><p style="text-align: justify;">In altre località invece altro piatto preparato durante questa ricorrenza ma, in generale, in tutto l'inverno è la polenta col <a href="https://alberodellagastronomia.blogspot.com/2021/02/merluzzo-i-mille-volti-di-un-pesce.html?m=1" target="_blank">baccalà</a>: un'esplosione di gusto, storia e tradizione.</p><p style="text-align: justify;">Le leggende associate a questi giorni sono molto variegate: alcune parlano di <b>streghe</b> o esseri malefici, altre degli <b>uccelli</b> da cui prendono il nome gli ultimi giorni di gennaio, mentre altre ancora del freddo contrapposto al ritorno della vita e della <a href="https://alberodellagastronomia.blogspot.com/2018/03/il-risveglio-della-natura-nei-piatti.html?m=1" target="_blank">primavera</a>.</p><p style="text-align: justify;">Collegato a queste credenze è il rogo della vecchia, usanza presente in alcune località del Nord, rito di matrice popolare e pagana che si ripete in diverse occasioni durante l'anno ma, in questo caso, simboleggia la fine dell'<a href="https://alberodellagastronomia.blogspot.com/2022/12/la-cucina-dei-solstizi-inverno.html?m=1" target="_blank">inverno</a>. A ciò si ricollega la credenza diffusa nella <b>Giubiana</b>, una vecchia strega malevola che viveva nei boschi e che spaventava i più piccoli. Una sera venne attirata dal risotto con la luganega preparato da una donna e, presa dalla voglia, non si accorse che il giorno stava arrivando e con il sole la sua morte (secondo le credenze popolari infatti le streghe non possono esporsi al sole). Proprio per questi motivi in molte zone viene preparato questo risotto per ricordare la leggenda appena narrata e, al tempo stesso, esorcizzare le forze negative.</p><p style="text-align: justify;">Al <b>Sud</b>, come ricordato all'inizio, sebbene queste credenze non siano diffuse vengono preparate per questi giorni più freddi zuppe a base di verdure, cereali e/o <a href="https://alberodellagastronomia.blogspot.com/2017/09/i-legumi-nellarte-storia-significati-e.html?m=1" target="_blank">legumi</a> che spesso sono arricchite con carne di vario tipo.</p><p style="text-align: justify;">Cultura, gusto, storia e <a href="https://alberodellagastronomia.blogspot.com/2021/02/cibo-e-tradizione-le-declinazioni-di-un.html?m=1" target="_blank">tradizioni</a> che rivivono nelle occasioni dell'anno e ci fanno assaporare un passato particolare ma ricco di sapori e profumi!</p>Aldo Lissignolihttp://www.blogger.com/profile/11018294267649858842noreply@blogger.com0Lombardia, Italia45.479067099999988 9.845243317.168833263821142 -25.3110067 73.789300936178833 45.0014933tag:blogger.com,1999:blog-46609897209365294.post-66190448732065892082024-01-19T09:12:00.000+01:002024-01-19T09:12:57.195+01:00Porro: dolcezza, gusto e virtù benefiche in inverno.<p> </p><p style="text-align: justify;">L'<b>Allium Porrum</b> era utilizzato già in tempi molto antichi; veniva consumato infatti in Egitto e Medio Oriente più di 4000 anni fa come specie selvatiche più corte e sottili che poi si modificarono nel corso del tempo e grazie alla selezione. In <b>Egitto</b> era coltivato insieme a <a href="https://alberodellagastronomia.blogspot.com/2019/06/cipolla-tra-storia-arte-e-curiosita.html" target="_blank">cipolle</a> e <a href="https://alberodellagastronomia.blogspot.com/2015/06/aglio-storia-cultura-ed-usi.html" target="_blank">aglio</a> e faceva parte della dieta degli schiavi, come testimoniano alcuni geroglifici del 2000 a. C.</p><p style="text-align: justify;">Nonostante ciò la sua origine appare comunque incerta, alcuni studiosi la collocano in Medio Oriente, altri invece nei territori celtici.</p><p style="text-align: justify;">Era molto amato anche dai Greci e Romani; consigliato dai medici e intellettuali antichi. <b>Plinio il Vecchio</b> sosteneva fosse fondamentale per conservare una bella voce tanto che, nonostante fosse associato alle classi povere e contadine, perfino Nerone lo consumava.</p><p><br /></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgFXeM1Th7e3oC1oXB-L_0d098s4Xe5eIjhkeLvsnDKPDplccSU7JHPk5VpAKnPHSmZXIrfVtYjTmGOdxZBTcHmquXFH_UZl8-LXdL_slsLyPzbq8OyNEkAni1AcZDXUhF5202HyKHkxKvOqIFWTa3pYGogllAV9ptUqdUrDzL1PeWUFGXgjVJYmLg3X5o/s1280/leeks-1081107_1280.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1015" data-original-width="1280" height="318" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgFXeM1Th7e3oC1oXB-L_0d098s4Xe5eIjhkeLvsnDKPDplccSU7JHPk5VpAKnPHSmZXIrfVtYjTmGOdxZBTcHmquXFH_UZl8-LXdL_slsLyPzbq8OyNEkAni1AcZDXUhF5202HyKHkxKvOqIFWTa3pYGogllAV9ptUqdUrDzL1PeWUFGXgjVJYmLg3X5o/w400-h318/leeks-1081107_1280.jpg" width="400" /></a></div><br /><p><br /></p><p style="text-align: justify;">Sono numerosissime le virtù benefiche che la medicina e la tradizione popolare gli hanno assegnato nel corso dei secoli. Anche la <b>Scuola Medica Salernitana</b> ne confermò le virtù benefiche attribuitegli in antichità e, anzi, lo consigliò per numerose altre patologie.</p><p style="text-align: justify;">Era anche considerato un potente <a href="https://alberodellagastronomia.blogspot.com/2016/02/amore-al-primo-boccone-il-cibo-nella.html" target="_blank">afrodisiaco</a>, da consumare sia crudo che cotto.</p><p style="text-align: justify;">Un ortaggio molto utilizzato dalla gente povera, sia per la sua facilità di coltivazione e conservazione che per le proprietà che possedeva. Contribuì infatti a sfamare la povera gente durante carestie e penurie alimentari.</p><p style="text-align: justify;">E' anche simbolo nazionale del <b>Galles</b>.</p><p style="text-align: justify;">Un vegetale diffuso in moltissimi Paesi da Nord a Sud. Addirittura la sua presenza in <b>Bretagna</b> è accertata già nel VII secolo d. C.</p><p style="text-align: justify;">La sua coltivazione è particolarmente presente in <b>Piemonte</b>. E' molto famoso infatti il <i>porro di Cervere</i> (provincia di Cuneo). La sua produzione prende avvio dal seme che deriva da una locale selezione massale. Si raccoglie prevalentemente nel periodo autunno-invernale e può essere colto anche in modo scalare, quando sono pressoché assenti tutti gli altri ortaggi in modo da garantirne una fornitura continua. La sua coltivazione è tramandata da generazione in generazione.</p><p style="text-align: justify;">Ogni anno viene organizzata una sagra che ha lo scopo di promuoverne la conoscenza e il consumo; nel novembre 1996 è anche nato un <a href="https://www.porro-cervere.cn.it/" rel="nofollow">consorzio</a> per la sua tutela e regolamentazione.</p><p style="text-align: justify;">Grazie alla sua capacità di resistere al freddo il porro è da sempre stato scelto dai contadini come preziosa risorsa per l'<a href="https://alberodellagastronomia.blogspot.com/2015/02/fare-lorto-origine-di-una-necessita.html" target="_blank">orto</a> e, soprattutto, la mensa della brutta stagione.</p><p style="text-align: justify;">Un dono della natura che arricchisce di gusto e virtù benefiche la tavola invernale e, crudo o cotto, <a href="https://alberodellagastronomia.blogspot.com/2022/04/profumi-in-cucina-gusto-tradizioni-e.html" target="_blank">profuma</a> i piatti rendendoli più gustosi.</p>Aldo Lissignolihttp://www.blogger.com/profile/11018294267649858842noreply@blogger.com0Piemonte, Italia45.0522366 7.515388516.742002763821155 -27.6408615 73.362470436178853 42.6716385tag:blogger.com,1999:blog-46609897209365294.post-28098911031780276352024-01-12T09:09:00.000+01:002024-01-12T09:09:38.811+01:00Raccontare la Calabria: straordinario Corrado Alvaro.<p> </p><p style="text-align: justify;">Ho già avuto modo di analizzare l'importanza del cibo nel definire l'<a href="https://alberodellagastronomia.blogspot.com/2015/05/alimentazione-e-identita-quando-il-cibo.html" target="_blank">identità</a> di un popolo o anche di una precisa porzione territoriale. La sua <b>storia</b>, le tradizioni sociali e culturali, il modo di rapportarsi col passato e il presente possono essere investigati e delineati anche attraverso la <a href="https://alberodellagastronomia.blogspot.com/2018/08/metafore-della-tavola-nellarte.html" target="_blank">tavola</a>.</p><p style="text-align: justify;">Del resto il cibo è, si, un elemento importantissimo dell'<b>esistenza</b> umana ma, proprio per questo, risente profondamente delle sue contraddizioni, delle ingiustizie, delle diversità ma anche delle caratteristiche positive e delle aspirazioni umane. Del resto ciò che portiamo sulla nostra tavola unisce e divide, serve per aggregare una <a href="https://alberodellagastronomia.blogspot.com/2021/11/il-cibo-una-forma-di-comunicazione.html" target="_blank">comunità</a> ma, allo stesso tempo, per sancirne le differenze al suo interno.</p><p style="text-align: justify;">L'alimentazione poi racconta la <b>vita</b>, le condizioni sociali ed economiche, le credenze e i desideri, le speranze e le delusioni. Proprio questo tesoro particolare e straordinario è stato utilizzato nel corso del tempo da numerosi scrittori che hanno reso il proprio lavoro anche un modo per documentare e denunciare. L'esempio che vi propongo oggi rientra perfettamente in queste tematiche.</p><p style="text-align: justify;"><b>Corrado Alvaro</b> (San Luca, 15 aprile 1895 - Roma, 11 giugno 1956) fu uno scrittore, giornalista, poeta e sceneggiatore italiano. Seppe descrivere attraverso le sue opere la vita dei ceti bassi, i loro lavori il modo di cibarsi e, addirittura, di consumare i pasti e le <b>tradizioni alimentari</b> a cui erano profondamente legati.</p><p><br /></p><p><br /></p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj_cmwUJxa4dDxUMUMc-Bkt42oEtl9xmMDdWlyw_WzhhSVSdEF41AxQ1AOGU00AujVnaTEvxctfnt25Mei-HGHx7dqZ5K53AkSjZirOaQlxgMge2cd0hnuKKqB5c8h80sqE2XvHzkqjt-YB5nbs4ZlJWctCxfumV3_VimCEAk3dKY0FvjXkdYn6gcj9uwc/s557/Corrado_alvaro.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="557" data-original-width="500" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj_cmwUJxa4dDxUMUMc-Bkt42oEtl9xmMDdWlyw_WzhhSVSdEF41AxQ1AOGU00AujVnaTEvxctfnt25Mei-HGHx7dqZ5K53AkSjZirOaQlxgMge2cd0hnuKKqB5c8h80sqE2XvHzkqjt-YB5nbs4ZlJWctCxfumV3_VimCEAk3dKY0FvjXkdYn6gcj9uwc/w359-h400/Corrado_alvaro.jpg" width="359" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i>(Corrado Alvaro, anni Venti circa)</i></td></tr></tbody></table><br /><p style="text-align: justify;"><br /></p><p style="text-align: justify;">"<i>Gente in Aspromonte</i>", oltre a essere la sua opera più conosciuta e letta, è un esempio significativo di quanto appena affermato sopra. E' una raccolta di 13 racconti considerati un modello molto importante del nuovo Realismo del <b>Novecento</b>. Fu pubblicata la prima volta a <b>Firenze</b> nel 1930 e racconta le vicissitudini dei pastori in Aspromonte, la loro vita e i lavori che scandivano i loro giorni, soprattutto quelli che ruotavano attorno al cibo: fare il <a href="https://alberodellagastronomia.blogspot.com/2017/10/il-formaggio-nella-vita-delluomo-tra.html" target="_blank">formaggio</a> e i grandi pentoloni di <a href="https://alberodellagastronomia.blogspot.com/2014/01/bianco-e-puro-il-latte-avvolto-da.html" target="_blank">latte</a> che cuocevano nelle povere case contadine sono tra le immagini più belle e dure che ci ha consegnato.</p><p style="text-align: justify;">Tanti i temi che emergono attraverso questa e altre opere. Argomenti che riguardano non solo il passato ma che interrogano l'uomo ancora oggi e che, in alcuni casi, sono anche estremamente attuali. Emergono, per esempio, le problematiche legate alla <b>condizione femminile</b>, al diritto e al rispetto della <a href="https://alberodellagastronomia.blogspot.com/2015/03/donna-e-cibo-un-rapporto-millenario.html" target="_blank">donna</a>; il racconto "<i>La pigiatrice d'uva</i>" presente nella raccolta citata sopra ci fornisce un esempio di quanto appena affermato. Al suo interno il mondo del <a href="https://alberodellagastronomia.blogspot.com/2015/05/il-vino-nella-storia-parte-vii.html" target="_blank">vino</a> e i suoi lavori fanno da cornice a una storia di <a href="https://alberodellagastronomia.blogspot.com/2016/02/amore-al-primo-boccone-il-cibo-nella.html" target="_blank">amore</a>, gelosia e possesso, temi che, ancora oggi, purtroppo esistono. Anche altre opere narrano della condizione della donna all'interno della famiglia e della sua sottomissione al padre; il racconto "<i>Teresita</i>" ne è un esempio significativo.</p><p style="text-align: justify;">Tuttavia l'esempio più importante della centralità del cibo per lo scrittore e, in generale, per la terra da cui proviene è il racconto poco conosciuto intitolato "<i>La cavalla nera</i>" in cui il protagonista descrive un viaggio in treno durante il quale, vicino a lui, era seduta una <b>monaca</b>. Quest'ultima, ad un certo punto, iniziò a consumare della <a href="https://alberodellagastronomia.blogspot.com/2023/06/tra-simbolismi-e-il-vero.html" target="_blank">frutta</a>. Dal modo di masticarla l'uomo capì che proveniva dalla sua terra.</p><p style="text-align: justify;">Nella stessa opera lo scrittore espone un altro aspetto estremamente interessante: gli uomini tendono (in alcuni casi tentano) di dimenticare il passato, tuttavia tutte le loro convinzioni fasulle e le loro idee vengono tradite dal modo più profondo che hanno di <a href="https://alberodellagastronomia.blogspot.com/2022/06/comunicare-attraverso-il-cibo-ieri-e.html" target="_blank">comunicare</a>: quello dei gesti e dei modi legati al consumo degli alimenti.</p><p style="text-align: justify;">Nei suoi racconti poi sono presenti i riti legati al cibo e alla sua trasformazione come l'uccisione del <a href="https://alberodellagastronomia.blogspot.com/2013/11/sua-maesta-il-maiale_27.html" target="_blank">maiale</a> o le preparazioni fatte in occasioni di festività particolari o momenti specifici della vita di un uomo o della <b>famiglia</b> di appartenenza (come ad esempio il <a href="https://alberodellagastronomia.blogspot.com/2014/12/il-natale-tra-gastronomia-tradizioni-e.html" target="_blank">Natale</a> o un matrimonio). Proprio in questo caso, in una narrazione, l'autore racconta che i lavori per realizzare il <b>presepe</b> si mescolano nel <a href="https://alberodellagastronomia.blogspot.com/2021/03/cibo-e-paesaggio-riflessioni-attorno-un.html" target="_blank">paesaggio</a> agli aranci carichi di frutti <a href="https://alberodellagastronomia.blogspot.com/2022/04/i-colori-del-cibo-bellezza-storia.html" target="_blank">colorati</a> e <a href="https://alberodellagastronomia.blogspot.com/2022/04/profumi-in-cucina-gusto-tradizioni-e.html" target="_blank">profumatissimi</a> e ai panorami mediterranei, così come i lavori quotidiani si confondono con i primi preparativi per la <b>festa</b>.</p><p style="text-align: justify;">Poesia, <b>documento</b> e storie di una terra straordinaria e di uno scrittore forse poco valorizzato ma che andrebbe riscoperto per comprendere meglio non solo la sua importanza per la <a href="https://alberodellagastronomia.blogspot.com/2016/09/letteratura-e-gastronomia-un-rapporto.html" target="_blank">letteratura</a> italiana ma anche per la cultura del cibo. </p>Aldo Lissignolihttp://www.blogger.com/profile/11018294267649858842noreply@blogger.com0Calabria, Italia39.3087714 16.346379110.998537563821152 -18.8098709 67.61900523617885 51.5026291tag:blogger.com,1999:blog-46609897209365294.post-9707199902420448022024-01-05T09:30:00.000+01:002024-01-05T09:30:46.550+01:00I dolci della Befana, da Nord a Sud.<p> </p><p style="text-align: justify;">La <a href="https://alberodellagastronomia.blogspot.com/2023/01/tradizioni-gastronomiche-per-la-befana.html" target="_blank">Befana</a> conclude il periodo delle festività natalizie ed è, di fatto, l'ultima occasione per gustare in compagnia di chi amiamo le squisitezze dolci e salate che caratterizzano il <a href="https://alberodellagastronomia.blogspot.com/2014/12/il-natale-tra-gastronomia-tradizioni-e.html" target="_blank">Natale</a>.</p><p style="text-align: justify;">E' una ricorrenza molto antica, antecedente l'avvento del <b>Cristianesimo</b> e affonda le sue radici nei riti che venivano celebrati in occasione del <a href="https://alberodellagastronomia.blogspot.com/2022/12/la-cucina-dei-solstizi-inverno.html" target="_blank">solstizio d'inverno</a>, con l'intento anche di auspicare l'imminente risveglio della natura. Di certo in questo insieme complesso di riti e significati il cibo e, in particolare, le materie prime, hanno avuto da sempre un ruolo fondamentale.</p><p style="text-align: justify;">Sono numerosissime le tradizioni alimentari dolci e salate che, da Nord a Sud, sono state elaborate nel tempo per celebrare questa festa che ormai è stata assorbita dalla solennità cristiana dell'<a href="https://alberodellagastronomia.blogspot.com/2018/01/epifania-cultura-cibo-e-tradizioni.html" target="_blank">Epifania</a>.</p><p style="text-align: justify;">I <a href="https://alberodellagastronomia.blogspot.com/2014/01/storie-dolci-o-dolci-nella-storia.html" target="_blank">dolci</a>, immagine per eccellenza del <b>Natale</b> e delle ricorrenze che costellano questo periodo, sono golosità che stuzzicano grandi e piccini e rendono le Feste belle e, soprattutto, golose!</p><p style="text-align: justify;">La <i>Fugassa della Befana</i> è un dolce che si prepara in <b>Piemonte</b>, diffusa soprattutto nel cuneese. E' costituita da un impasto semplice che ricorda il pan brioche che generalmente è arricchito con <b>canditi</b>. La sua particolarità risiede però nel fatto che al suo interno si inseriscono una <a href="https://alberodellagastronomia.blogspot.com/2017/05/storia-cultura-e-curiosita-attorno-alle.html" target="_blank">fava</a> bianca e una nera. La persona che trova la prima dovrà pagare le spese per la realizzazione del dolce; chi troverà invece la seconda pagherà da bere. In alcune zone invece viene inserita una piccola statua del bambino re, in questo caso il fortunato sarà il <b>re</b> della giornata.</p><p><br /></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiZemN1dQVZPqC3gRLkjVcD5XD68RGHkGbs53pbOOqdAgGR2_o1N9boO93ewuQtzI-z6IaivryeXAggMY8nQo86EmoAcDKZMU5R87wsvOLf-5Zwpg-nzQwfWSrFlOLwBrUAn8qHPi_b1PEiaB16rrEaDRd5vXavp7nUay06eWp_GKCPdlikE5PGVz8LHEI/s1280/gingerbread-5884607_1280.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="960" data-original-width="1280" height="300" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiZemN1dQVZPqC3gRLkjVcD5XD68RGHkGbs53pbOOqdAgGR2_o1N9boO93ewuQtzI-z6IaivryeXAggMY8nQo86EmoAcDKZMU5R87wsvOLf-5Zwpg-nzQwfWSrFlOLwBrUAn8qHPi_b1PEiaB16rrEaDRd5vXavp7nUay06eWp_GKCPdlikE5PGVz8LHEI/w400-h300/gingerbread-5884607_1280.jpg" width="400" /></a></div><br /><p><br /></p><p style="text-align: justify;">I <i>befanini toscani</i> sono un'altra squisitezza preparata per la Befana. Anche in questo caso sono costituiti da ingredienti semplici che possono variare da una zona all'altra. A volte, per esempio, sono caratterizzati dalla presenza di zuccherini colorati, in altri casi dal <a href="https://alberodellagastronomia.blogspot.com/2020/12/marzapane-storia-e-tradizioni-di-un.html" target="_blank">marzapane</a>.</p><p style="text-align: justify;">La <i>pinza de la (o dea) Marantega</i> è invece un dolce tipico <b>veneto</b> ed è appartenente alla cucina contadina. La tradizione vuole che venga cotta sotto la cenere dei falò, avvolta da uno strato di foglie di <a href="https://alberodellagastronomia.blogspot.com/2015/02/col-cavolo.html" target="_blank">cavolo</a>. Una squisitezza a base di ingredienti semplici e <a href="https://alberodellagastronomia.blogspot.com/2013/12/sei-secca-ma-quanto-sei-buona-breve.html" target="_blank">frutta secca</a>.</p><p style="text-align: justify;">Anche al <b>Sud</b> non mancano certo esempi di preparazioni dolci; il <i>buccellato siciliano</i> ne è la prova! Anche in questo caso, come per tutti gli altri dolci è preparato in occasione delle Feste e, soprattutto, non esiste una ricetta unica ma tante varianti territoriali. E' un dolce molto antico che assomiglia a una <b>ciambella</b>. E' sostanzialmente un impasto di pasta frolla steso e farcito con <a href="https://alberodellagastronomia.blogspot.com/2014/07/i-fichi-tra-arte-storia-e-tradizioni.html" target="_blank">fichi secchi</a>, uva passa, <a href="https://alberodellagastronomia.blogspot.com/2021/09/le-mandorle-golosita-tra-arte-e-storia.html" target="_blank">mandorle</a> e scorza d'arancia (questi sono i principali). Una tipicità molto antica che deriva addirittura da preparazioni simili presenti presso i Romani.</p><p style="text-align: justify;">Molto diffuse sono anche numerosissime versioni di <b>biscotti</b> che assumono forme differenti, tutte però che richiamano il Natale e, soprattutto, la Befana. I <i>cavallucci di Siena</i> sono un esempio caratteristico di quanto appena esposto.</p><p style="text-align: justify;">Anche le <i>pecorelle</i> delle <b>Marche</b> appartengono a quest'ultima categoria. Sono dolcetti di pasta sfoglia farciti con <a href="https://alberodellagastronomia.blogspot.com/2021/01/confetture-e-marmellate-larte-di.html" target="_blank">confettura</a>, frutta secca e noci tritate. In Abruzzo invece vengono preparati i pepatelli che assomigliano molto ai cantucci ma che, come dice il nome stesso, sono caratterizzati dalla presenza di pepe nero a cui si aggiunge cacao, mandorle e buccia d'arancia.</p><p style="text-align: justify;">Squisitezze dolci che costellano i nostri <b>territori</b> e li arricchiscono di profumi e storie, rendendo così zuccherina anche l'ultima festa natalizia e, al tempo stesso, ricordandoci il forte legame che unisce il passato al presente, le tradizioni col vivere quotidiano.</p>Aldo Lissignolihttp://www.blogger.com/profile/11018294267649858842noreply@blogger.com0Italia41.87194 12.5673813.561706163821157 -22.58887 70.182173836178848 47.72363tag:blogger.com,1999:blog-46609897209365294.post-49021274551374860262023-12-29T10:47:00.000+01:002023-12-29T10:47:00.616+01:00La particolarità: Su Càbude, il pane per finire l'anno.<p> </p><p style="text-align: justify;">Ho già avuto modo in altri approfondimenti di analizzare il rapporto tra il <a href="https://alberodellagastronomia.blogspot.com/2015/09/il-pane-nellarte-dal-medioevo-al.html" target="_blank">pane</a> e l'uomo, soprattutto in relazione ai piccoli/grandi eventi della <b>vita</b>.</p><p style="text-align: justify;">Questo alimento infatti, importantissimo per l'alimentazione quotidiana, si è caricato nei secoli e, fin dalle civiltà antiche, di valenze <b>simboliche</b> e culturali importantissime. Vita, morte, nascite, matrimoni ma anche il ciclo delle stagioni, hanno influenzato la produzione di questo bene prezioso per l'essere umano. Un vero e proprio nutrimento identitario dell'uomo e del suo "<i>essere</i>", tanto che nell'<b>Odissea</b> di Polifemo, personaggio strano e sconosciuto, viene detto che: </p><p style="text-align: justify;"><br /></p><p style="text-align: justify;">"<i>Non parve un mangiatore di pane</i>".</p><p style="text-align: justify;"><br /></p><p style="text-align: justify;">Anche la fine dell'<a href="https://alberodellagastronomia.blogspot.com/2021/12/riti-alimentari-di-fine-anno.html" target="_blank">anno</a> quindi è un avvenimento molto importante che, fin dall'antichità, sanciva la conclusione di un ciclo e l'inizio di uno nuovo, il rinnovarsi della vita insomma, con tutti i significati di matrice religiosa e antropologica che esso comporta. </p><p style="text-align: justify;">Molti cibi dolci e salati sono stati elaborati nel corso del tempo. Oggi, in particolare, desidero parlarvi di un pane sardo poco conosciuto rispetto a tante altre preparazioni gastronomiche della meravigliosa isola italiana: <b>Su Càbude</b>.</p><p style="text-align: justify;"><br /></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEikz8-XyqA9FFa72uPc8T4A8IbkLgHD9NVtCh-_0h5BgyEVio20Cs84GNvi20sqaNpjwTCgNlooDl5SXyORhKHmvz5-mAgb2y3qt3hm3DfyBytAZwbAau78PSSjk-iRFHwGs59l2vB8gE6NtC4csL-J_icSgkNY9Y_MJRV0NOGyGAa_BFRL5WGs7L8JAJ0/s1280/hands-3557241_1280.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1280" data-original-width="857" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEikz8-XyqA9FFa72uPc8T4A8IbkLgHD9NVtCh-_0h5BgyEVio20Cs84GNvi20sqaNpjwTCgNlooDl5SXyORhKHmvz5-mAgb2y3qt3hm3DfyBytAZwbAau78PSSjk-iRFHwGs59l2vB8gE6NtC4csL-J_icSgkNY9Y_MJRV0NOGyGAa_BFRL5WGs7L8JAJ0/w268-h400/hands-3557241_1280.jpg" width="268" /></a></div><br /><p><br /></p><p style="text-align: justify;">Nello specifico è un pane preparato in occasione dell'anno nuovo. La sua origine è legata al periodo precristiano. La connessione di questa particolarità non è però alla fine dell'anno come l'intendiamo oggi, o meglio, nel periodo in cui è posta attualmente. E' infatti legato alle epoche in cui questa ricorrenza era fissata non tra dicembre e gennaio ma a <b>settembre</b>, mese in cui secondo le tradizioni antiche era stato creato il mondo. Non a caso, in molte aree rurali ancora oggi l'anno agrario inizia secondo le tradizioni antiche.</p><p style="text-align: justify;">Un prodotto che si origina impastando ingredienti semplici ma ricchi di sapore e sapere: semola, pasta madre, <a href="https://alberodellagastronomia.blogspot.com/2022/02/acqua-bene-prezioso-per-la-vita-e-il.html" target="_blank">acqua</a> di fonte tiepida e <a href="https://alberodellagastronomia.blogspot.com/2015/06/il-sale-nella-storia-usi-e-cultura-di.html" target="_blank">sale</a>. Anticamente al pane si dava la <a href="https://alberodellagastronomia.blogspot.com/2020/07/come-forma-comanda-fogge-culturali-del.html" target="_blank">forma</a> del volto del suo destinatario/committente o degli oggetti che utilizzava per il suo lavoro (che erano, generalmente, di matrice agraria).</p><p style="text-align: justify;">Era infatti realizzato da contadini o pastori che lo impastavano la notte di <b>Capodanno</b> o in corrispondenza dell'<a href="https://alberodellagastronomia.blogspot.com/2018/01/epifania-cultura-cibo-e-tradizioni.html" target="_blank">Epifania</a>. Un prodotto carico di simbolismi, anche nella sua preparazione e, soprattutto, nel consumo. Infatti in alcune comunità veniva spezzato simbolicamente dal capo famiglia sulla testa del figlio maschio più giovane. In altre località, invece, era spezzato sul capo del primogenito. </p><p style="text-align: justify;">Azioni e simbolismi importanti che si ricollegano ad altri, inerenti il pane e il <a href="https://alberodellagastronomia.blogspot.com/2020/12/i-pani-delle-feste-le-radici-del.html" target="_blank">ciocco di Natale</a>. Riti collegati ai cosiddetti "<i>pani della festa</i>", prodotti particolari e ricchi di ingredienti (nella tradizione contadina <a href="https://alberodellagastronomia.blogspot.com/2015/03/il-burro-storia-arte-e-cultura.html" target="_blank">burro</a> e <a href="https://alberodellagastronomia.blogspot.com/2013/12/sei-secca-ma-quanto-sei-buona-breve.html" target="_blank">frutta secca</a>) che sono sostanzialmente i progenitori del <a href="https://alberodellagastronomia.blogspot.com/2022/01/il-panettone-di-san-biagio.html" target="_blank">panettone</a>.</p><p style="text-align: justify;">Il nostro protagonista può essere preparato sia nella versione <b>salata</b> che in quella <b>dolce</b>. In quest'ultimo caso è farcito al suo interno con sapa (<a href="https://alberodellagastronomia.blogspot.com/2020/09/il-mosto-in-cucina.html" target="_blank">mosto cotto</a>) e <a href="https://alberodellagastronomia.blogspot.com/2021/09/le-mandorle-golosita-tra-arte-e-storia.html" target="_blank">mandorle</a>. Un prodotto quindi denso di gusto, storia e simbolismi che andava preparato con cura e attenzione. Infatti, qualsiasi evento che potesse rovinare il pane o alterarlo era visto come un presagio <b>nefasto</b> per il futuro dell'intera famiglia.</p><p style="text-align: justify;">La versione dolce, con aggiunta di uva passa, è un dolce tipico soprattutto di alcune località come <b>Ozieri</b>, in provincia di Sassari. Naturalmente anche gli ingredienti erano importanti perché portatori di fortuna, fecondità, ricchezza per la famiglia che li consumava e per le attività agricole ad essa correlate. Anche le <a href="https://alberodellagastronomia.blogspot.com/2022/08/forma-e-cibo-binomio-vincente.html" target="_blank">decorazioni</a> che ne caratterizzano la superficie avevano una funzione beneaugurale e <b>apotropaica</b> importantissima.</p><p style="text-align: justify;">Un prodotto quindi che unisce gusto, cultura e credenze che è bene conoscere e, soprattutto, valorizzare. Squisitezza assolutamente particolare per concludere bene l'anno e iniziarne uno nuovo!</p>Aldo Lissignolihttp://www.blogger.com/profile/11018294267649858842noreply@blogger.com0Sardegna, Italia40.1208752 9.012892599999998911.810641363821155 -26.1433574 68.431109036178839 44.1691426tag:blogger.com,1999:blog-46609897209365294.post-26011177071259561632023-12-22T10:37:00.000+01:002023-12-22T10:37:42.915+01:00Dolci palline di gusto. Vicende storiche e culturali attorno agli struffoli.<p> </p><p style="text-align: justify;">Gli <b>struffoli</b> fanno parte dei dolci napoletani più conosciuti e amati. Sono l'immagine non solo della pasticceria partenopea ma anche del <a href="https://alberodellagastronomia.blogspot.com/2021/12/dolci-di-natale-viaggio-tra-le.html" target="_blank">Natale</a>. Una preparazione immancabile sulle tavole delle Feste, piatto che unisce gusto, storia e <a href="https://alberodellagastronomia.blogspot.com/2021/02/cibo-e-tradizione-le-declinazioni-di-un.html" target="_blank">tradizioni</a>.</p><p style="text-align: justify;">La loro origine è incerta, molti studiosi però ritengono furono introdotti dai <b>Greci</b> che fondarono Partenope.</p><p style="text-align: justify;">Curiosa è anche l'origine del nome, il termine "<i>struffolo</i>" infatti deriva dal greco "<i>strongoulos</i>" che vuol dire arrotondato; unendolo alla parola "<i>pristòs</i>", "<i>tagliato</i>", si origina il termine che indica una pallina rotonda e tagliata. Lo struffolo.</p><p style="text-align: justify;">Sono presenti poi altre teorie sul significato del nome, sintomo della sua profonda stratificazione con la storia e, soprattutto, la società. </p><p><br /></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgbNfbepImpHITt19pFu7dJeBQwPVOPQtWlufIfH_AYZFBWuFWCuCO3S_BPm9zhH6yZagf5p0F7C8JDu2TWhs0-Ydeh6ekEoPBE-k9Pul4k3nSofxHq6-rGtxx7ndQaZK0uLY_dQUM_Hv-eCmO5m-cb6ic4cWuiyvYI04r2zqk7vIz6ctaoaOtnoZb1e7s/s861/sweet-647314_1280.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="851" data-original-width="861" height="395" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgbNfbepImpHITt19pFu7dJeBQwPVOPQtWlufIfH_AYZFBWuFWCuCO3S_BPm9zhH6yZagf5p0F7C8JDu2TWhs0-Ydeh6ekEoPBE-k9Pul4k3nSofxHq6-rGtxx7ndQaZK0uLY_dQUM_Hv-eCmO5m-cb6ic4cWuiyvYI04r2zqk7vIz6ctaoaOtnoZb1e7s/w400-h395/sweet-647314_1280.jpg" width="400" /></a></div><br /><p><br /></p><p style="text-align: justify;">C'è chi ritiene infatti che richiami il gesto di strofinare la pasta per arrotolarla oppure perché strofina il <b>palato</b>, cioè, richiamando un termine dialettale, lo stimola e <a href="https://alberodellagastronomia.blogspot.com/2019/10/ingordigia-storia-di-un-peccato-umano.html" target="_blank">ingolosisce</a>. Un'ultima teoria ritiene invece che sia un riferimento al <a href="https://alberodellagastronomia.blogspot.com/2020/12/grasso-nel-mondo-del-cibo.html" target="_blank">grasso</a> utilizzato per prepararli.</p><p style="text-align: justify;">Infine altri studiosi ritengono derivino dal dominio <b>spagnolo</b>. Esiste infatti un dolce spagnolo costituito da palline dalla forma allungata ma dalla consistenza uguale agli struffoli.</p><p style="text-align: justify;">Una squisitezza che, in realtà, non è presente solo a Napoli, ma anche in altre regioni. Dalla loro introduzione infatti gli struffoli si diffusero in tutta l'Italia Centro-Meridionale. Le prove di questa curiosa espansione sono due trattati di cucina del Seicento che, parlando di un dolce dal nome "<i>struffoli alla romana</i>", affermano che era preparato come quello napoletano.</p><p style="text-align: justify;">Non a caso la <i>cicerchiata</i>, tipica di <b>Umbria</b> e <b>Abruzzo</b>, è certamente imparentata con i nostri protagonisti. Del resto un dolce simile agli struffoli è presente anche in <b>Sicilia</b> e, più precisamente, a Palermo.</p><p style="text-align: justify;">Una preparazione che può sembrare semplice ma che richiede, in realtà, abilità e accortezza. Le dimensioni delle palline infatti sono fondamentali, devono essere piccole perché consentono di essere avvolte dal <a href="https://alberodellagastronomia.blogspot.com/2014/11/miele-dagli-dei-alluomo.html" target="_blank">miele</a> con più efficacia ed essere quindi gustosissime. </p><p style="text-align: justify;">Come per altri dolci regionali non esiste una sola versione ma tante che variano in funzione delle tradizioni locali, degli usi delle famiglie e dei periodi in cui vengono preparati.</p><p style="text-align: justify;">Alcuni dolci simili agli struffoli sono i <i>purcedduzzi</i> fatti a <b>Lecce</b>, la <i>pignolata</i> di <b>Messina</b> e i <i>Giggeri</i> in <b>Sardegna</b>.</p><p style="text-align: justify;">Tutte preparazioni che, come i nostri protagonisti, sono cariche di simbolismi profondi legati non solo all'occasione in cui vengono preparati ma anche agli ingredienti di cui sono costituiti e alla <a href="https://alberodellagastronomia.blogspot.com/2022/08/forma-e-cibo-binomio-vincente.html" target="_blank">forma</a> che assumono. Il miele infatti, simbolo fin dall'antichità di dolcezza e della parola divina si unisce ai rimandi legati al buon auspicio e, immancabilmente, alla fecondità. Anche gli <a href="https://alberodellagastronomia.blogspot.com/2016/04/zucchero-tra-storia-ed-arte.html" target="_blank">zuccherini</a> con cui sono cosparsi richiamano la gioia e, in alcune tradizioni, anche la ricchezza.</p><p style="text-align: justify;">Altro aspetto estremamente interessante è che, per tradizione, più gli struffoli sono uniti gli uni agli altri, più è solido il vincolo di legame della <b>famiglia</b> che li prepara.</p><p style="text-align: justify;">Tradizioni e simbologie che ci apprestiamo a portare sulle nostre tavole e a condividere con le persone che più amiamo. Piccole palline cariche di <a href="https://alberodellagastronomia.blogspot.com/2022/02/il-gusto-senso-controverso-tra-storia-e.html" target="_blank">gusto</a> ma anche di profondi significati che ogni anno ci legano non solo alle persone care ma anche al nostro ricco passato e alla straordinaria <b>cultura</b> della tavola che trova, proprio in queste occasioni, delle straordinarie possibilità di trionfo.</p>Aldo Lissignolihttp://www.blogger.com/profile/11018294267649858842noreply@blogger.com0Napoli NA, Italia40.8517983 14.2681212.541564463821153 -20.88813 69.162032136178851 49.424369999999996tag:blogger.com,1999:blog-46609897209365294.post-7587185621109475982023-12-15T08:18:00.000+01:002023-12-15T08:18:32.174+01:00Finocchio: gusto, profumo e croccantezza dell'inverno.<p> </p><p style="text-align: justify;">Il <b>finocchio</b> è un ortaggio gustoso al palato, profumatissimo e piacevolmente croccante. E' molto diffuso in area mediterranea ed è particolarmente apprezzato dai consumatori.</p><p style="text-align: justify;">Ne esistono due varietà di "<i>Foeniculum vulgare</i>": una selvatica che cresce nella zona del mediterraneo; l'altra, presente negli orti, ha iniziato a essere coltivata attorno al Cinquecento e il prodotto da essa ottenuto è spesso definito "<i>dolce</i>".</p><p style="text-align: justify;">L'intreccio però del nostro protagonista con la storia umana è assai più antico e se ne trova traccia nelle civiltà del Mediterraneo. Non è un caso infatti se è il protagonista di numerosi miti e leggende che si sono alternati e mescolati nel corso dei secoli. A tal proposito, la più conosciuta narra che il dono di <b>Prometeo</b> agli uomini, il fuoco, venne nascosto agli occhi degli dei inserendolo all'interno del finocchio.</p><p style="text-align: justify;">Già le fonti assiro-babilonesi menzionano il nostro protagonista. Gli <b>Egizi</b> invece lo utilizzavano in alcuni riti religiosi e ritenevano fosse un alleato della salute e della forza fisica.</p><p style="text-align: justify;">Presso i <b>Romani</b> invece faceva parte della dieta dei gladiatori perché pensavano donasse loro la forza.</p><p style="text-align: justify;"><br /></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhCJZ3jVlazS5aRTDmjp0VjlxTiV4t7JI3COaPnBpem5nvFR0BWPQ08TrVeTHuXrEFskNaMkqlREgXo7cpT19UaAcs5d5mbxRX1SMoG4PpHFYyllh2-wWkcTcwS6dXgCl0rxY7bALtFKBQcs2hRMDoxjhUXLpJQ9FNbxXCa7RVYtZGCbVBfHDS1HOZHh6c/s1280/fennel-6947467_1280.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1280" data-original-width="1160" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhCJZ3jVlazS5aRTDmjp0VjlxTiV4t7JI3COaPnBpem5nvFR0BWPQ08TrVeTHuXrEFskNaMkqlREgXo7cpT19UaAcs5d5mbxRX1SMoG4PpHFYyllh2-wWkcTcwS6dXgCl0rxY7bALtFKBQcs2hRMDoxjhUXLpJQ9FNbxXCa7RVYtZGCbVBfHDS1HOZHh6c/w363-h400/fennel-6947467_1280.jpg" width="363" /></a></div><br /><p><br /></p><p style="text-align: justify;">Molto curiosi sono anche gli intrecci storici del nome. Il finocchio infatti è legato alla battaglia di Maratona. Il nostro protagonista infatti si traduce in greco con la parola "<i>maratho</i>"; il nome "<i>maratona</i>" indicava quindi una pianura ricca di finocchi. Forse proprio a questo particolare legame si deve l'origine e diffusione della credenza che il finocchio sia il simbolo della virilità guerriera.</p><p style="text-align: justify;">Va però precisato che nell'antichità non era considerato un vero e proprio alimento ma un condimento molto profumato o un'<a href="https://alberodellagastronomia.blogspot.com/2019/11/profumi-dalla-natura-piante-aromatiche.html" target="_blank">erba</a> medicinale. <b>Plinio</b>, scrittore, naturalista e filosofo naturalista romano, all'interno dei suoi scritti ne esaltò le virtù <a href="https://alberodellagastronomia.blogspot.com/2016/02/amore-al-primo-boccone-il-cibo-nella.html" target="_blank">afrodisiache</a>. Il suo fiore infatti, secondo la mitologia, era sacro ad Adone, figlio e amante di Venere.</p><p style="text-align: justify;">Un'altra curiosa associazione fu quella della sregolatezza sessuale. Questo legame si generò probabilmente dal fatto che durante i culti dionisiaci i sacerdoti usavano decorarsi il capo con dei finocchi. Quello appena citato non è certo un caso isolato: anche nei culti riservati alle dee dalla valenza materna e/o della <b>fertilità</b> in ambito mediterraneo era un elemento di decorazione del corpo/capo. Note a tal proposito sono le processioni in cui i sacerdoti uomini si travestivano da donne danzando e lodando tali forme divine. Molti studiosi ritengono che proprio ciò diede origine nel corso del tempo all'abitudine (da condannare!) di taluni di definire gli omosessuali "finocchi".</p><p style="text-align: justify;">Nei secoli successivi, soprattutto durante il medioevo, il finocchio mantenne sia la sua aurea di afrodisiaco accessibile anche alle classi meno abbienti che, soprattutto, farmaco naturale in grado di curare numerose patologie del corpo. Non è un caso infatti se <b>Carlo Magno</b>, attraverso le sue leggi, lo fece inserire negli <a href="https://alberodellagastronomia.blogspot.com/2015/02/fare-lorto-origine-di-una-necessita.html" target="_blank">ortaggi</a> che era obbligatorio coltivare.</p><p style="text-align: justify;">Tutto ciò non erano semplici credenze popolari, infatti anche la famosa "<i>Scuola Medica Salernitana</i>" , prima e più importante istituzione medica del Medioevo europeo, ne esaltava le proprietà curative, in particolar modo il potere afrodisiaco, insegnando quindi a preparare delle bevande per risvegliare i sensi negli anziani.</p><p style="text-align: justify;">In passato era utilizzato sovente anche per aromatizzare i <a href="https://alberodellagastronomia.blogspot.com/2015/01/il-vino-nella-storia-parte-iv-il.html" target="_blank">vini</a> o per una pratica disonesta legata a questi ultimi. Spesso infatti i venditori avevano l'abitudine di dare un pezzetto di finocchio ai possibili acquirenti dei propri prodotti per far si che il gusto forte dell'ortaggio potesse coprire vini di bassa qualità o, addirittura, con difetti gustativi. Proprio da questa pratica è derivato il modo di dire ancora diffuso oggi di "<i>lasciarsi infinocchiare</i>".</p><p style="text-align: justify;">Oggi la sua produzione in ambito italiano è concentrata prevalentemente al Centro-Sud.</p><p style="text-align: justify;">E' un prodotto molto apprezzato per le sue virtù benefiche ed è consumato sia crudo che cotto. Nel secondo caso le varie cucine casalinghe hanno elaborato numerose ricette che lo rendono davvero gustoso: gratinato, <a href="https://alberodellagastronomia.blogspot.com/2017/11/due-mondi-culturali-opposti-arrostire-o.html" target="_blank">arrostito</a>, in umido (solo per citarne alcune), anche se uno dei modi migliori per apprezzarne il gusto e le caratteristiche è quello di consumarlo <b>crudo</b>.</p><p style="text-align: justify;">Gusti, storie, tradizioni e curiosità di un ortaggio che può sembrare comune e anonimo ma che ha, invece, molto da raccontare. Concentrato di curiose tradizioni che ogni giorno portiamo, più o meno inconsapevolmente, sulle nostre tavole.</p>Aldo Lissignolihttp://www.blogger.com/profile/11018294267649858842noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-46609897209365294.post-29672387256606819522023-12-09T09:15:00.000+01:002023-12-09T09:15:27.891+01:00Mandarino: gusto e profumo delle Feste.<p> </p><p><br /></p><p style="text-align: justify;">I <b>mandarini</b> sono frutti gustosissimi e molto aromatici, generalmente apprezzati da grandi e piccini. Vengono associati tradizionalmente al <a href="https://alberodellagastronomia.blogspot.com/2015/12/i-volti-del-cibo-natale-attraverso.html" target="_blank">Natale</a> e, in generale, alle feste che lo accompagnano o lo precedono. Un insieme di gusto e curiosità che vale la pena conoscere!</p><p style="text-align: justify;">La storia di questo agrume è molto curiosa e particolare, nonostante infatti venne introdotto in Europa solo nella prima metà dell'Ottocento prevalentemente come pianta ornamentale, il suo rapporto con l'uomo è, in generale, antichissimo.</p><p style="text-align: justify;">Fu portato in <b>Inghilterra</b> nel 1805 grazie a Sir Abraham Hume, politico e floricoltore britannico. Il <i>Citrus reticulata Blanco</i> (nome che designa il nostro protagonista) appartenente alla famiglia delle <i>Rutacee</i>, è un frutto denso di storia.</p><p style="text-align: center;"><br /></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhqiY8s5YtS61K2smJP5tt-Ysxr6zcHt0Iu9ppetpPiXrCJJojtXUCATAS3UdzHJ3iCrV_M16oSOeReYTZmCfi2ygd8nTENV4VL_qunEGTWbCRBKDjVz5TMnvbyE_AcYZTllX74EjJByrD7i2gAo_exdqVHMgyE79vP7bgQ9_uaLHpfcFAvzJmQMcHf5o4/s1280/mandarins-2043983_1280.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1028" data-original-width="1280" height="321" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhqiY8s5YtS61K2smJP5tt-Ysxr6zcHt0Iu9ppetpPiXrCJJojtXUCATAS3UdzHJ3iCrV_M16oSOeReYTZmCfi2ygd8nTENV4VL_qunEGTWbCRBKDjVz5TMnvbyE_AcYZTllX74EjJByrD7i2gAo_exdqVHMgyE79vP7bgQ9_uaLHpfcFAvzJmQMcHf5o4/w400-h321/mandarins-2043983_1280.jpg" width="400" /></a></div><br /><p><br /></p><p style="text-align: justify;">Il significato e l'origine del suo nome sono degli elementi importanti che indicano la posizione di privilegio di cui godette nel corso dei secoli. "Mandarino", infatti, deriva dal colore della veste degli intellettuali imperiali nella <b>Cina</b> antica. Frutto che, fin dai tempi antichi, venne apprezzato per le sue innumerevoli virtù terapeutiche. Un insieme infatti di composti benefici e aromatici, fu per molti secoli e in culture assai diverse tra loro simbolo di privilegio e disponibilità economiche. Ciò deriva anche dal fatto che il suo nome, oltre al significato appena esposto, indicava anche una lingua molto elitaria parlata nel Nord della Cina.</p><p style="text-align: justify;">In generale, la prima testimonianza della sua presenza in letteratura è del XXI secolo a. C. all'interno dell'opera "<i>Il tributo di Yu</i>" in cui è scritto che il nostro protagonista, insieme ad alcuni altri frutti, erano portati come dono all'imperatore.</p><p style="text-align: justify;">In Italia questo gustoso frutto dall'aroma del tutto particolare, che lo distingue dagli altri <b>agrumi</b>, è coltivato in alcune aree del Sud. Particolarmente apprezzati, a tal proposito, sono quelli di <b>Sicilia</b> e <b>Calabria</b>.</p><p style="text-align: justify;">Un prodotto che nei secoli è stato oggetto di attenzioni non solo per l'uso ornamentale ma anche in altri ambiti: le antiche farmacie, per la preparazione di composti terapeutici (come si è precedentemente accennato); la <a href="https://alberodellagastronomia.blogspot.com/2017/08/le-dolci-tentazioni-nellarte.html" target="_blank">pasticceria</a>, per divenire ingrediente principale o indispensabile aromatizzante ma anche nella realizzazione di profumi ed essenze.</p><p style="text-align: justify;">La tradizione vuole che siano consumati per le <b>Feste natalizie</b> non solo perché il loro periodo migliore per il consumo è proprio tra dicembre e gennaio ma, in particolar modo, perché sono portatori di numerosi significati simbolici: fecondità, porta fortuna, buon auspicio e salute. </p><p style="text-align: justify;">In Italia poi il loro rapporto è stretto con la storia, in particolar modo quella recente. Le persone anziane infatti, testimoni di tradizioni, usanze e pratiche molto differenti dalle nostre, raccontano ancora il forte legame che il cibo ha avuto nella vita di tutti i giorni e, in particolar modo, in occasione di eventi particolari. I mandarini, nello specifico, erano prodotti costosi e certamente non di appannaggio della <b>gente povera</b> così, in occasione del Natale o di <a href="https://alberodellagastronomia.blogspot.com/2020/12/i-dolci-di-santa-lucia.html" target="_blank">Santa Lucia</a> (che porta i doni in alcune aree come quella bresciana da cui provengo), erano i regali più desiderati dai bambini.</p><p style="text-align: justify;">Tradizioni, gusti e pratiche che rivivono ancora oggi in un frutto apparentemente semplice ma carico di <b>curiosità</b> che ancora oggi possiamo gustare sulle nostre tavole ogni giorno, non solo per le Feste!</p>Aldo Lissignolihttp://www.blogger.com/profile/11018294267649858842noreply@blogger.com0Calabria, Italia39.3087714 16.346379110.998537563821152 -18.8098709 67.61900523617885 51.5026291tag:blogger.com,1999:blog-46609897209365294.post-2740854953246969322023-12-01T11:10:00.000+01:002023-12-01T11:10:33.462+01:00Un fiore di gusto! Storia e curiosità attorno al cavolfiore.<p> </p><p style="text-align: justify;">Il <b>cavolfiore</b> è una delle varietà più comuni e note del cavolo e appartiene alla famiglia delle <i>Brassicacee</i>.</p><p style="text-align: justify;">Nonostante la sua origine sia incerta alcuni studiosi la collocano tra il bacino del <i>Mediterraneo</i> orientale e l'<i>Africa settentrionale</i>. Era tuttavia già conosciuto in epoca romana, durante la quale veniva consumato quotidianamente e utilizzato per la preparazione di composti medicinali.</p><p style="text-align: justify;">Le fonti storiche, inoltre, hanno evidenziato che era presente un forte legame tra il nostro protagonista e <b>Cipro</b>, tanto che fino alla prima metà del Cinquecento aveva il nome di Brassica cipria.</p><p style="text-align: justify;">Un notevole incremento alla sua coltivazione e diffusione si ebbe dalla corte di <b>Luigi XIV</b>.</p><p style="text-align: justify;"><br /></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjgl0P2kMywfPzap584CZfIAd5A22X2jZphZRSzcZVf69rCuVJougFHk-cktzKoYSqpTS5XnW-TEP5UQrzP0iOnfJvudfyZIKqnzandwAgBXMhyXKSB9seisxNDq7u954H1zFRlSNFdkK_beTp4Btd2jcnCApx01aTJMVz4c3A-RZ_hcOItA_Sefu163Tc/s1280/cauliflower-7126220_1280%20(1).jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1082" data-original-width="1280" height="339" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjgl0P2kMywfPzap584CZfIAd5A22X2jZphZRSzcZVf69rCuVJougFHk-cktzKoYSqpTS5XnW-TEP5UQrzP0iOnfJvudfyZIKqnzandwAgBXMhyXKSB9seisxNDq7u954H1zFRlSNFdkK_beTp4Btd2jcnCApx01aTJMVz4c3A-RZ_hcOItA_Sefu163Tc/w400-h339/cauliflower-7126220_1280%20(1).jpg" width="400" /></a></div><br /><p><br /></p><p style="text-align: justify;">Inizialmente, però, la coltivazione di questo ortaggio era di appannaggio delle famiglie benestanti, solo successivamente divenne alimento per i <a href="https://alberodellagastronomia.blogspot.com/2014/04/vita-in-camagna.html" target="_blank">contadini</a>. Oltre alla Francia un'altra potenza che contribuì alla sua diffusione sia in ambito italiano che europeo fu la <a href="https://alberodellagastronomia.blogspot.com/2015/10/a-venezia-cucina-e-gusti-alimentari.html" target="_blank">Serenissima</a>.</p><p style="text-align: justify;">Il cavolfiore è comunque un prodotto che nel corso del tempo si legò particolarmente alle popolazioni del Nord Europa, grazie alla sua capacità di resistere ai climi rigidi.</p><p style="text-align: justify;">Un aspetto curioso che non tutti conoscono è che fu per lungo tempo un fedele compagno (e nutrimento) dei marinai, per due motivi fondamentali: era facile da conservare e trasformare ed era una buona fonte di <b>vitamina C</b>, indispensabile per combattere lo scorbuto. Non a caso un altro alimento che non poteva mancare sulle imbarcazioni e, soprattutto, durante i lunghi viaggi erano gli <a href="https://alberodellagastronomia.blogspot.com/2015/01/pompelmo-frutto-pieno-di-sorprese.html" target="_blank">agrumi</a>, per lo stesso motivo del nostro protagonista.</p><p style="text-align: justify;">Negli Stati Uniti, invece, venne importato durante la metà del XVI secolo.</p><p style="text-align: justify;">In Italia è una delle crucifere più coltivate ed ha come area di diffusione il Centro-Sud: <b>Campania</b>, <b>Marche</b>, <b>Toscana</b>, <b>Lazio</b>, <b>Puglia</b> e <b>Sicilia</b>.</p><p style="text-align: justify;">Nella storia recente fu considerato, a differenza del passato, un ortaggio per le classi povere o comunque associato alla cucina contadina. La prima regione italiana in cui si diffuse e ramificò anche dal punto di vista culturale fu la Toscana, come testimoniano anche alcune opere d'arte.</p><p style="text-align: justify;">E' presente in vario modo in molti piatti regionali o territoriali: <a href="https://alberodellagastronomia.blogspot.com/2017/11/due-mondi-culturali-opposti-arrostire-o.html" target="_blank">lesso</a>, gratinato, addirittura crudo o stufato; si presta insomma a numerosissime preparazioni. La ricetta però più conosciuta e che desidero menzionare, visto anche l'approssimarsi del periodo natalizio, è l'<a href="https://alberodellagastronomia.blogspot.com/2022/12/il-gusto-di-storia-e-tradizioni.html" target="_blank">insalata di rinforzo</a>, tipicità gustosa del <a href="https://alberodellagastronomia.blogspot.com/2014/12/il-natale-tra-gastronomia-tradizioni-e.html" target="_blank">natale</a> napoletano.</p><p style="text-align: justify;">Nonostante nei decenni scorsi il cavolfiore sia stato spesso snobbato anche da cuochi e <a href="https://alberodellagastronomia.blogspot.com/2014/07/allorigine-dei-ristoranti.html" target="_blank">ristoranti</a> oggi sta tornando in auge anche grazie all'operato di <b>chef</b> di alto livello che negli ultimi anni lo hanno inserito nei loro piatti. Un esempio significativo di quanto appena esposto è il cavolfiore gratinato di <b>Niko Romito</b>, piatto apparentemente semplice ma che nasconde un pensiero e preparazione accurati per offrire tutto il profumo e il gusto pulito e straordinario di un ortaggio semplice ma gustosissimo. Omaggio a un territorio ma anche all'arte culinaria che l'ha caratterizzato nel tempo e che ha accompagnato generazioni di contadini.</p><p style="text-align: justify;">Straordinario cavolfiore quindi, insieme di gusto, storia e tante curiosità! Quasi un <a href="https://alberodellagastronomia.blogspot.com/2023/05/colore-e-profumo-il-mondo-dei-fiori-in.html" target="_blank">fiore</a> particolare e unico pronto da gustare e, soprattutto, da far conoscere e apprezzare ai più piccoli!</p>Aldo Lissignolihttp://www.blogger.com/profile/11018294267649858842noreply@blogger.com0Toscana, Italia43.7710513 11.248620815.460817463821158 -23.907629200000002 72.081285136178849 46.4048708tag:blogger.com,1999:blog-46609897209365294.post-81587101547638170782023-11-24T09:26:00.000+01:002023-11-24T09:26:03.461+01:00Elogio della lentezza: storia e curiosità attorno al brasato.<p> </p><p style="text-align: justify;">Il <b>brasato</b> è una <a href="https://alberodellagastronomia.blogspot.com/2014/06/la-cottura-tra-storia-cultura-e.html" target="_blank">cottura</a> particolare e gustosa che generalmente, nelle famiglie, è associata ai giorni di festa o alle occasioni speciali. E' certamente legato a una regione in particolare, il <b>Piemonte</b>, ricca di storia, gusto e tradizioni culinarie; un modo di cucinare insomma che profuma di storia ma che affascina ancora chef e casalinghe.</p><p style="text-align: justify;">Nello specifico abbina due tecniche di cottura: l'<a href="https://alberodellagastronomia.blogspot.com/2017/11/due-mondi-culturali-opposti-arrostire-o.html" target="_blank">arrostitura</a> delle carni, con la funzione di creare uno strato che non permetta ai succhi di uscire, a cui segue la <b>stufatura</b> lenta, che rende il prodotto tenerissimo.</p><p style="text-align: justify;">Il brasato è un metodo di cottura che è stato modificato nel corso del tempo dalla cucina professionale per migliorare non solo il risultato finale in termini di gusto ma anche a livello visivo e procedurale.</p><p><br /></p><p><br /></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjXnnG7xuEl55VtbKtSnUkOysV7tyVh3C6GTyFEBsnvA2bGD8bjG_kXpLqu2GZ5hr4Vd8mQd-TgFjxIfhzHBQtpHdE5ORKlt8_xo9_FlHj8eArqmG_bo_OXVBo26jSkfwSr2NPSzfrKWeAPY2LPbUd6HTBX_2Lva_GzPU433btfUokGsfWKRbR6d03v/s1920/roulades-g27ba5f138_1920.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1381" data-original-width="1920" height="288" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjXnnG7xuEl55VtbKtSnUkOysV7tyVh3C6GTyFEBsnvA2bGD8bjG_kXpLqu2GZ5hr4Vd8mQd-TgFjxIfhzHBQtpHdE5ORKlt8_xo9_FlHj8eArqmG_bo_OXVBo26jSkfwSr2NPSzfrKWeAPY2LPbUd6HTBX_2Lva_GzPU433btfUokGsfWKRbR6d03v/w400-h288/roulades-g27ba5f138_1920.jpg" width="400" /></a></div><br /><p><br /></p><p style="text-align: justify;">Certamente si tratta di un metodo di matrice rurale largamente impiegato perché permetteva di cuocere i prodotti lentamente, la <a href="https://alberodellagastronomia.blogspot.com/2015/11/la-carne-e-luomo-un-legame-che-va-oltre.html" target="_blank">carne</a> soprattutto (anche i pezzi più duri come scarti o parature molto utilizzate, per ovvi motivi, nella cucina povera), senza doverli costantemente controllare, consentendo così alla <b>massaia</b> di svolgere altri lavori. Il nome infatti deriva dal piemontese "<i>brasi</i>", ovvero braci, perché si poneva una <a href="https://alberodellagastronomia.blogspot.com/2014/05/strumenti-che-operano-trasformazioni.html" target="_blank">pentola</a>, generalmente in <b>ghisa</b>, sotto le braci affinché la carne cuocesse lentamente e fosse pronta per la cena. L'aggiunta del <a href="https://alberodellagastronomia.blogspot.com/2019/08/gli-alcolici-in-cucina-tra-usi-e-cultura.html" target="_blank">vino</a> alla preparazione fu un accorgimento utilizzato in passato per due finalità fondamentali: insaporire la carne e, al tempo stesso, favorire l'intenerimento dei tagli che normalmente erano impiegati.</p><p style="text-align: justify;">Una tecnica ampiamente utilizzata e conosciuta in Italia ma che fa parte della cucina tradizionale di altri Paesi: la <i>pasticada</i> è, per esempio, un piatto della <b>Croazia</b> molto simile al nostro protagonista. Anche in <b>Cina</b> è una modalità di cuocere molto utilizzata nella cucina tradizionale, solo che in questo caso il vino è sostituito da salsa soia o salsa di pesce.</p><p style="text-align: justify;">Il brasato è certamente frutto dell'influenza culturale e culinaria che la <b>cucina francese</b> esercitò su quella piemontese. Da sempre infatti il Piemonte ha avuto numerosissimi rapporti con la Francia, dovuti soprattutto a vicende legate a scambi commerciali ma anche guerre e dominazioni.</p><p style="text-align: justify;">Il nostro protagonista è inserito nell'opera "<i>Il cuoco piemontese</i>" stampata a <b>Torino</b> nel 1766 di autore anonimo. Nonostante ciò rimane un testo fondamentale della storia culinaria italiana, ma anche dei cambiamenti gastronomici e di gusto che si verificarono soprattutto tra metà del Settecento e tutto Ottocento. L'autore infatti, forte di una lunga esperienza nelle cucine di alto livello francesi, trasferisce all'interno della sua opera tecniche di cottura, prodotti e modi di approcciarsi alla cucina diversi. La cucina di stampo nobiliare, vecchia di secoli, fatta per stupire e sorprendere lascia lo spazio a un'altra di carattere <b>borghese</b> pensata per essere pratica e oculata. Un cambiamento di pensiero oltre che di gusto.</p><p style="text-align: justify;">La <a href="https://alberodellagastronomia.blogspot.com/2017/05/appunti-storici-e-culturali-sulla.html" target="_blank">ricetta</a> del brasato presente in questo testo ha tuttavia, quasi certamente, dei precedenti storici ben più antichi e radicati nelle pratiche rurali.</p><p style="text-align: justify;">Oggi il nostro protagonista si divide tra le proposte classiche legate alla tradizione (tutte squisite!) che le nostre mamme e nonne ci propongono per occasioni speciali o <b>feste</b>, e le rielaborazioni dei ristoranti di alto livello che, grazie a nuove apparecchiature come la <a href="https://alberodellagastronomia.blogspot.com/2014/12/la-cottura-tra-storia-cultura-e.html" target="_blank">cottura sottovuoto</a> e a bassa temperatura, rendono i risultati ancora più interessanti sia sul piano gustativo che nutrizionale.</p><p style="text-align: justify;">Gusto, tecnica, <b>tradizione</b> e innovazione, aspetti insomma con cui è bene e doveroso confrontarsi oggi più che mai, esempi pratici del dialogo continuo del passato col presente e della straordinaria complessità del mondo della <b>cucina</b>.</p>Aldo Lissignolihttp://www.blogger.com/profile/11018294267649858842noreply@blogger.com0Piemonte, Italia45.0522366 7.515388516.742002763821155 -27.6408615 73.362470436178853 42.6716385tag:blogger.com,1999:blog-46609897209365294.post-56780438752919210332023-11-18T09:21:00.001+01:002023-11-18T09:21:43.098+01:00Storia e curiosità attorno al Marsala, dolce linfa di Sicilia.<p> </p><p style="text-align: justify;">Il <b>Marsala</b> è un vino liquoroso siciliano a Denominazione di Origine Controllata (<b>DOC</b>), che prende il nome dalla bellissima località in cui viene prodotto.</p><p style="text-align: justify;">Cosa sono i vini liquorosi? Sono in realtà una categoria molto ampia che comprende vari prodotti. E' un mondo denso di <b>storia</b>, vini che nascono dall'esigenza di poter essere conservati e trasportati a lungo senza incorrere in alterazioni del gusto e, soprattutto, nella natura del prodotto. L'aggiunta di <a href="https://alberodellagastronomia.blogspot.com/2015/07/la-distillazione-un-concetrato-di-storia.html" target="_blank">alcol</a> infatti aveva lo scopo in passato di scongiurare fermentazioni indesiderate e pericolose per il prodotto. Proprio per questo motivo sono chiamati anche vini "<i>fortificati</i>" o "<i>alcolizzati</i>".</p><p style="text-align: justify;">Certo è che i vini liquorosi stanno avendo oggi un ritrovato successo, anche nell'abbinamento con alcune tipologie di <a href="https://alberodellagastronomia.blogspot.com/2022/01/formaggio-uomo-e-film-caratteristiche-e.html" target="_blank">formaggi</a>.</p><p style="text-align: justify;">Al vino base, avente gradazione alcolica non inferiore a 12% vol. viene aggiunta una <i>mistella</i>, data dalla mescolanza tra <a href="https://alberodellagastronomia.blogspot.com/2020/09/il-mosto-in-cucina.html" target="_blank">mosto</a> d'uva parzialmente fermentato o non fermentato e acquavite di vino o alcol puro. Con questa aggiunta la miscela prodotta non deve superare il doppio della gradazione iniziale del vino base. I vini liquorosi più conosciuti sono 4: <i>Marsala</i>, <i>Porto</i>, <i>Madera</i> e <i>Cherry</i>.</p><p><br /></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgLFMdoJpt1rJsfdsXHwZOsCyf1DEqInUSB4HoKdDdvpZtT5EmVNSfti_RtavcbROOzeCJ1YOP5au2_OXlY_y90VlozDvnggkaMz0BEvVnWEpONln0U0LwvXMoGMg7dOJt5G_mCWXRfbuA6fqsc0LCXJpJSI-vVgvcNM036DanBmNBHXG7NnAyE9Kgk/s1920/sicily-g35455fc22_1920.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1280" data-original-width="1920" height="266" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgLFMdoJpt1rJsfdsXHwZOsCyf1DEqInUSB4HoKdDdvpZtT5EmVNSfti_RtavcbROOzeCJ1YOP5au2_OXlY_y90VlozDvnggkaMz0BEvVnWEpONln0U0LwvXMoGMg7dOJt5G_mCWXRfbuA6fqsc0LCXJpJSI-vVgvcNM036DanBmNBHXG7NnAyE9Kgk/w400-h266/sicily-g35455fc22_1920.jpg" width="400" /></a></div><br /><p><br /></p><p style="text-align: justify;">Il nostro protagonista è certamente fortemente collegato alla <b>Sicilia</b>, al suo sole e alla straordinarietà dei profumi che la abitano ma anche, come non negarlo, alla conosciutissima famiglia a cui il suo nome si lega: i <b>Florio</b>. Dei veri e propri pilastri che, attraverso questo prodotto (e altre attività), tra gli inizi dell'Ottocento fino a quasi metà del Novecento costruirono un vero e proprio impero, divenendo conosciutissimi nel mondo, anche grazie al loro interesse in altri campi, cultura compresa.</p><p style="text-align: justify;">L'origine di questo prodotto straordinario è una storia dai tratti che ormai appaiono leggendari. Essa avviene, del tutto casualmente, per merito di John Woodhouse, importatore di vino che aveva assaporato per caso il prodotto locale e ne era rimasto piacevolmente stupito. Decise di inviarne quindi un quantitativo in Inghilterra, proprio Paese, non prima però di averlo addizionato con dell'<b>acquavite</b> per poterlo conservare meglio e, soprattutto, per consentirgli di sopportare le pessime condizioni di viaggio che caratterizzavano spesso le rotte navali dell'epoca.</p><p style="text-align: justify;">Come si ottiene il Marsala? Al vino base si può aggiungere mosto cotto, mistella o mosto concentrato, alcol etilico o acquavite. In funzione di questi si possono ottenere diverse tipologie:</p><p></p><ul style="text-align: left;"><li style="text-align: left;"><i>Fine</i> : gradazione minima del 17% vol. e invecchiamento minimo di un anno</li><li style="text-align: left;"><i>Superiore</i> : gradazione minima del 18% vol. e invecchiamento minimo di 2 anni</li><li style="text-align: left;"><i>Superiore Riserva</i> : minimo 18% vol. e invecchiamento minimo di 4 anni</li><li style="text-align: left;"><i>Vergine o Soleras</i> : minimo 18% vol. e invecchiamento minimo di 5 anni</li><li style="text-align: left;"><i>Vergine o Soleras Stravecchio</i> : minimo 18% e invecchiamento minimo di 10 anni</li></ul><div style="text-align: justify;">Molto particolare e strettamente connesso a questo prodotto è il <b>Metodo Soleras</b> o "<b>Criaderas</b>", una tecnica di invecchiamento utilizzata per vini ricercati, rum e brandy, che si fonda sul travaso progressivo delle annate grazie a un sistema di botti sovrapposte. Ogni anno una piccola parte di vino contenuto più in basso (attorno al 10 - 30%) è prelevato per l'imbottigliamento. La mancanza viene colmata con delicatezza grazie al prodotto delle botti superiori. Un metodo particolare ma estremamente ingegnoso e interessante che consente di ottenere un vino dalle caratteristiche omogenee ed equilibrate indipendentemente dalle annate.</div><p></p><p style="text-align: justify;">Il Marsala è un concentrato di gusto, profumi ma anche storia. Espressione di un territorio, quello siciliano, straordinario, dove la natura più che mai si coniuga con l'arte e la capacità dell'uomo. Un'eccellenza insomma da scoprire e proporre in nuovi abbinamenti ma di cui studiare anche la storia e produzione per riscoprire così una parte, straordinaria, di Sicilia.</p>Aldo Lissignolihttp://www.blogger.com/profile/11018294267649858842noreply@blogger.com0Sicilia, Italia37.5999938 14.015355710.313181465068972 -21.1408943 64.886806134931021 49.1716057tag:blogger.com,1999:blog-46609897209365294.post-64659036386337155392023-11-10T08:00:00.000+01:002023-11-10T08:00:02.869+01:00Oliva bianca, una particolarità da scoprire e recuperare!<p> </p><p style="text-align: justify;">Il mondo alimentare è estremamente vasto ed è composto anche da cibi e <b>prodotti</b> poco conosciuti ma che in passato sono stati importanti o la cui coltivazione è stata fondamentale per le aree geografiche a cui appartenevano. Riscoprirli vuol dire, proprio per i motivi appena citati, dare valore al complesso sistema alimentare fatto non solo di geografia, ma anzitutto di cultura e storia e ... piccole rarità. L'<b>oliva bianca</b> è un esempio significativo di quanto appena affermato.</p><p style="text-align: justify;">Il suo nome è "<i>Leucolea</i>", una varietà molto antica che è stata recentemente riscoperta in alcune zone d'Italia, in particolare tra <b>Reggio Calabria</b> e <b>Cosenza</b>, nella <b>Tuscia</b> e in <b>Toscana</b>. Una pianta da cui si ricava un olio molto speciale, sia nel gusto che nella storia!.</p><p><br /></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg5Vn9WFUWa9QzcHolE2b7i1KbYMpf_9LqT_b8lvxTe7SnHRD-t8n09S8Myzaw_P_cs0a55OJOtX2tYdi1bm8piQSDS8o0Wogxr6u0TpYco67r0nlE6FFPNNvSN16E_ad6In29D8FFSB4AxVvXI_pubsgSpGfBUfYG05aR2SNB6CVDSzEtDw9qXdQY0/s1920/olives-g6821f9f01_1920.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1440" data-original-width="1920" height="300" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg5Vn9WFUWa9QzcHolE2b7i1KbYMpf_9LqT_b8lvxTe7SnHRD-t8n09S8Myzaw_P_cs0a55OJOtX2tYdi1bm8piQSDS8o0Wogxr6u0TpYco67r0nlE6FFPNNvSN16E_ad6In29D8FFSB4AxVvXI_pubsgSpGfBUfYG05aR2SNB6CVDSzEtDw9qXdQY0/w400-h300/olives-g6821f9f01_1920.jpg" width="400" /></a></div><br /><p><br /></p><p style="text-align: justify;">Era infatti utilizzato fin dai tempi antichi per i riti religiosi. Una pianta che per la sua particolarità e la scarsa diffusione/conoscenza ha suscitato negli ultimi anni l'interesse di studiosi e curiosi.</p><p style="text-align: justify;">Le sue origini sono incerte, probabilmente proviene dall'isola greca di <b>Kasos</b>, da cui prende il nome di <i>Leucokasos</i>. Fu portata nel Sud Italia attorno al VI secolo d.C. e si diffuse per merito dei <b>Monaci Basiliani</b>.</p><p style="text-align: justify;">Un colore particolare la caratterizza, il bianco, che deriva da un processo che avviene in fase di maturazione. Se infatti le olive immature sono verdi come tutte le altre, quelle invece giunte a invaiatura non assumono un colore scuro ma bianco.</p><p style="text-align: justify;">Anticamente l'olio (molto chiaro) ricavato da questa varietà di olive era utilizzato per le <a href="https://alberodellagastronomia.blogspot.com/2022/10/olio-doliva-ulivo-e-religione-storia-di.html" target="_blank">cerimonie religiose</a> e, per differenziarlo da quello comune, aveva il nome di "<i>olio del crisma</i>", da cui prese successivamente il nome quello utilizzato nel <a href="https://alberodellagastronomia.blogspot.com/2015/03/simbologia-profonda-lolio-nei-riti.html" target="_blank">Cristianesimo</a>. Non è quindi un caso se la sua coltivazione fosse particolarmente associata al <b>mondo monastico</b>.</p><p style="text-align: justify;">Va però precisato che, nonostante la sua particolarità e storia, dal punto di vista organolettico e gustativo questo olio non è pregiato perché le olive risultano poco saporite e povere in termini di presenza di composti aromatici.</p><p style="text-align: justify;">L'olio che deriva dalla nostra protagonista era anche utilizzato come unico <b>combustibile</b> per i luoghi sacri per due motivi fondamentali: la profonda connessione con le valenze religiose a esso associate; oltre a ciò era caratterizzato da una particolarità non poco rilevante: la sua combustione non produce fumo, era quindi l'ideale come fonte d'illuminazione per gli ambienti chiusi come gli edifici religiosi.</p><p style="text-align: justify;">A causa della sua poca affinità con l'ambito alimentare e, successivamente, con l'avvento dell'elettricità e, ancor prima, di forme di illuminazione più efficaci, nel corso dei secoli la sua coltivazione e il conseguente utilizzo caddero in disuso, fino a essere quasi dimenticati.</p><p style="text-align: justify;">Oggi è oggetto di <b>riscoperta</b> non solo in ambito alimentare, ma soprattutto per la sua profonda connessione con alcuni territori del Sud Italia e la loro storia agricola e sociale. Oltre a ciò, la bellezza delle piante e, in particolar modo, delle olive bianche le rende oggetto di attenzioni sempre più vive da parte di <b>giardinieri</b> e amanti del verde, come elementi imprescindibili di decorazione. Anche la cosmetica negli ultimi anni sta riscoprendo questo dono della natura e si diffondono ricerche e prodotti che hanno come protagonista l'olio di questa particolare oliva.</p><p style="text-align: justify;">Un prodotto insolito quindi, poco conosciuto ma che merita attenzione, non solo per la sua storia ma anche e soprattutto per evitare di perdere un pezzo importante della nostra cultura gastronomica e, soprattutto, sociale e culturale.</p>Aldo Lissignolihttp://www.blogger.com/profile/11018294267649858842noreply@blogger.com0Reggio Calabria RC, Italia38.1113006 15.64729149.8010667638211544 -19.5089586 66.421534436178845 50.8035414tag:blogger.com,1999:blog-46609897209365294.post-54729442546307456792023-11-03T07:56:00.000+01:002023-11-03T07:56:05.604+01:00Mangiare i peccati: antropologia e storia di una pratica antica.<p> </p><p style="text-align: justify;">Il cibo è certamente nutrimento, vita e vigore. Oltre a questi aspetti e caratteristiche positive ne esistono altre di valenza <b>negativa</b>. L'atto del nutrirsi è infatti prerogativa degli esseri viventi che, assumendo dentro di sé i cibi indispensabili per la loro vita, mostrano allo stesso tempo lo stretto legame col peccato e la precarietà dell'esistenza. Non è infatti un caso se, all'opposto dell'associazione esposta all'inizio vi sia quella tra cibo, natura e <a href="https://alberodellagastronomia.blogspot.com/2021/09/un-lato-nascosto-cibo-e-magia-tra.html" target="_blank">magia</a>.</p><p style="text-align: justify;">Queste relazioni e caratteristiche hanno fatto scaturire nel corso del tempo, e in differenti culture, molte credenze associate al <b>peccato</b> e, nello specifico, alla capacità di determinate persone di assumere i peccati altrui attraverso l'atto rituale di cibarsi di determinati cibi.</p><p style="text-align: justify;">Questa pratica, oggi sconosciuta, è stata per lungo tempo particolarmente importante in molti Paesi d'Europa, soprattutto in <b>Inghilterra</b>. </p><p style="text-align: justify;">Un rito estremamente complesso legato a una figura specifica, quella della <i>mangia peccati</i> o <i>sin eater</i>. Questa figura aveva un compito particolare: era chiamata quando una persona in agonia, o addirittura, morta doveva liberarsi dalle proprie colpe. Attraverso specifiche formule e, soprattutto, la confessione dei propri misfatti, essa prescriveva i cibi corrispondenti e che dovevano essere preparati dalla famiglia. La loro ingestione trasferiva il peccato alla mangia peccati e, in tal modo, l'anima del morente era salva. Nel caso in cui l'individuo era già morto erano prescritti alcuni cibi ritenuti particolarmente <b>importanti</b> e universali il cui scopo era comunque quello descritto precedentemente.</p><p><br /></p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgnmlAsSJiroAnSfKG5NN4mdysh75xuyRyPpxrA7R4eg1w3IiNpCL1UwYc0UJp96hVra0AN1fX-pFHfnPT6gQYoQSuPwmL_YJIfVnJOUixViiUliNexsDquECuD8lh_rLidOy-vsxJglzhM1GqLXE6SOqy6e71CQCwosVxumSel4UbP-SFMN19ZPFCr/s1185/1200px-Viejos_comiendo_sopa.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="699" data-original-width="1185" height="236" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgnmlAsSJiroAnSfKG5NN4mdysh75xuyRyPpxrA7R4eg1w3IiNpCL1UwYc0UJp96hVra0AN1fX-pFHfnPT6gQYoQSuPwmL_YJIfVnJOUixViiUliNexsDquECuD8lh_rLidOy-vsxJglzhM1GqLXE6SOqy6e71CQCwosVxumSel4UbP-SFMN19ZPFCr/w400-h236/1200px-Viejos_comiendo_sopa.jpg" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i>(Francisco de Goya, Two old men eating soup, 1819 - 1823,<br />Museo del Prado, Spain)</i></td></tr></tbody></table><br /><p><br /></p><p style="text-align: justify;">Il <a href="https://alberodellagastronomia.blogspot.com/2015/09/il-pane-nellarte-dal-medioevo-al.html" target="_blank">pane</a> è un esempio significativo di quanto appena esposto. Simbolo per eccellenza dell'uomo, della sua cultura, ma anche di Cristo e del suo sacrificio, era associato anche al peccato originale e quindi consumato nel secondo caso esposto.</p><p style="text-align: justify;">L'associazione tra cibo e sua funzione <b>simbolica</b> è quindi molto potente e si articola su più piani: i peccati alle materie prime, il modo in cui venivano preparate e/o cucinate, infine le ritualità con cui i piatti erano consumati.</p><p style="text-align: justify;">La maggior parte delle volte era un uomo; in generale, però, erano persone emarginate e povere, spesso condannate per qualche reato. Una pratica la cui origine è incerta ma era certamente già presente nel <b>Medioevo</b>.</p><p style="text-align: justify;">La figura del o della mangia peccati era particolarmente diffusa nelle zone rurali dove per svariati motivi non era possibile usufruire della figura di un sacerdote. Proprio in questi casi la presenza di qualcuno che, attraverso l'atto rituale di mangiare i cibi dopo una confessione, consentisse alle anime delle persone morte o in agonia di andare in Paradiso era particolarmente importante.</p><p style="text-align: justify;">Una pratica assolutamente controversa ma, al tempo stesso, molto affascinante che unisce credenze popolari ad aspetti della religione Cristiana e, al tempo stesso, pratiche molto antiche.</p><p style="text-align: justify;">Il rapporto infatti tra cibo, morte e <a href="https://alberodellagastronomia.blogspot.com/2014/11/i-cibi-dei-morti-tradizioni-alimentari.html" target="_blank">oltretomba</a> è molto antico. Ogni religione lo ha elaborato e tradotto in numerosissimi riti su cui le varie tradizioni territoriali hanno innestato credenze e simbologie specifiche.</p><p style="text-align: justify;">E' stato pubblicato nel 2022 un bellissimo libro dal titolo "<i>La custode dei peccati</i>" di <b>Megan Campisi</b>. Sulla base dell'esistenza reale di questa pratica l'autrice ha costruito un bel romanzo in cui la giovane protagonista attraverso molte peripezie riesce a cambiare il corso del suo destino. Un bell'esempio di rivalsa femminile e coraggio.</p><p style="text-align: justify;">Tradizione e <b>antropologia</b> attorno a una pratica estremamente interessante ma che è stata dimenticata anche dagli studiosi. Riti che coinvolgono il cibo, l'uomo e la morte che erano praticati in Inghilterra fino al secolo scorso e che, ora, andrebbero riscoperti dal punto di vista culturale e scientifico e studiati per comprendere un tassello importante della cultura del cibo.</p>Aldo Lissignolihttp://www.blogger.com/profile/11018294267649858842noreply@blogger.com0Inghilterra, Regno Unito52.3555177 -1.174319724.045283863821155 -36.3305697 80.665751536178846 33.9819303tag:blogger.com,1999:blog-46609897209365294.post-72849262656279883252023-10-27T08:01:00.000+02:002023-10-27T08:01:17.573+02:00Anatra. Cucina, cultura e storia attorno a un animale gustoso e pregiato!<p> </p><p style="text-align: justify;">L'<b>anatra</b> è certamente una presenza consolidata nei cortili delle zone rurali di molti Paesi nel mondo, Italia compresa. Discende dal germano reale, una specie ancora esistente sia allo stato brado che in piccoli allevamenti domestici.</p><p style="text-align: justify;">Nel corso dei secoli l'anatra ha ispirato moltissime cucine, è infatti protagonista sia di piatti esotici che di quelli profondamente collegati alla <b>cucina tradizionale</b> e classica. La coscia e il petto sono due pezzi che hanno ancora oggi molto successo all'interno dei menù.</p><p style="text-align: justify;">Il suo allevamento e consumo ebbero origine in <b>Cina</b> e nel <b>Sudest asiatico</b> più di 4000 anni fa, tanto da essere ancora oggi un animale molto consumato e apprezzato in quelle zone.</p><p style="text-align: justify;">Si deve al medico di corte <b>Hu Sihui</b> quella che si ritiene essere la prima ricetta di <i>anatra alla pechinese</i> contenuta nel suo ricettario datato 1330. Un piatto complicato, non solo nella realizzazione ma anche nella preparazione dell'animale da vivo. Una pietanza celebre, buona e ... apportatrice di pace e dialogo. In che senso? Nel 1971 quando il segretario di stato americano incontrò il leader dei comunisti cinesi, in piena <b>Guerra fredda</b>, si evitò il blocco dei colloqui anche attraverso un pranzo il cui piatto principale era proprio l'anatra alla pechinese. Un punto così fondamentale nel processo di riappacificazione tra i due che prese il nome di "<i>diplomazia dell'anatra</i>".</p><p><br /></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEilDjUhw34niJgyltB6bpN4Y4Ekz8zV12IWB2nkZPzE4p5ThFnuav7TNFhNHkM2Q3waec7Ln0j-qF2CV4to1bECmScuGT107JEpFnRsBeFhzSbdgX9HCPbErRA-mkOjmfwHnrmfCVpqYN-Lu4Cdb2ZyQOaRWnyh4ybjZAkuWQmruo-fnRsEe6j2dE7W/s1920/meat-g5d292c076_1920.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1280" data-original-width="1920" height="266" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEilDjUhw34niJgyltB6bpN4Y4Ekz8zV12IWB2nkZPzE4p5ThFnuav7TNFhNHkM2Q3waec7Ln0j-qF2CV4to1bECmScuGT107JEpFnRsBeFhzSbdgX9HCPbErRA-mkOjmfwHnrmfCVpqYN-Lu4Cdb2ZyQOaRWnyh4ybjZAkuWQmruo-fnRsEe6j2dE7W/w400-h266/meat-g5d292c076_1920.jpg" width="400" /></a></div><br /><p><br /></p><p style="text-align: justify;">La nostra protagonista è tipica anche in molte zone d'<b>America</b>. Le <i>anatre di Long Island</i> sono discendenti da alcuni esemplari cinesi reintrodotti alla fine del XIX secolo. Non a caso l'anatra arrostita è uno dei piatti tipici di quelle zone.</p><p style="text-align: justify;">In <b>Francia</b> poi è protagonista di numerose elaborazioni gastronomiche di alto livello ma che, a volte, affondano in tradizioni di matrice popolare. Un esempio importante di ciò è costituito dall'<i>anatra confit</i>, un metodo di cottura molto antico applicabile anche ad altri volatili o carni e consiste nel cuocerla molto lentamente nel suo grasso. E' presente anche in alcune zone del Nord Italia ed è molto associata alla <a href="https://alberodellagastronomia.blogspot.com/2016/01/cucina-ebraica-ed-italiana-storia.html" target="_blank">cucina ebraica</a>.</p><p style="text-align: justify;">La nostra protagonista però era cacciata e consumata anche dalle culture antiche che la inserirono nel corso dei secoli all'interno delle loro simbologie religiose e culturali. Per gli <b>Etruschi</b>, ad esempio, era il simbolo della fedeltà coniugale. Proprio per questo motivo veniva allevata un'anatra (considerata speciale) che era regalata alla sposa il giorno delle nozze.</p><p style="text-align: justify;">A questo animale sono legate molte presenze, però, associate alla <b>superstizione</b>. Il battito d'ali mentre nuotavano, per esempio, annunciava la pioggia; anche un cuscino fatto con le sue piume si credeva avesse le medesime proprietà. Questi sono solo due esempi dei numerosissimi simbolismi che possono essere menzionati attorno a questo animale.</p><p style="text-align: justify;">L'<i>anatra all'arancia</i>, piatto molto conosciuto, apprezzato e, soprattutto, associato generalmente alla cucina francese è in realtà, secondo alcuni storici, di origine fiorentina. Proprio qui infatti appare nei ricettari del XV secolo. Fa parte di quelle specialità che, secondo la tradizione, furono fatte conoscere da <b>Caterina de Medici</b> quando sposò Enrico II di Francia. Una ricetta molto gustosa e densa di storia insomma, che è stata protagonista anche di una pellicola di <a href="https://alberodellagastronomia.blogspot.com/2021/04/cibo-e-cinema-un-matrimonio-perfetto-il.html" target="_blank">Ugo Tognazzi</a> intitolata "l'anatra all'arancia" del 1975.</p><p style="text-align: justify;">Il consumo delle sue carni nei secoli e in varie culture è stato propedeutico anche ai simbolismi profondi a esse associati: <b>immortalità</b>, elevazione spirituale, buon auspicio (solo per citarne alcuni). </p><p style="text-align: justify;">Una carne buona e gustosa, declinata in moltissime varianti: da quella in umido con le verze tipica del bresciano fino alla cottura arrosto, per non dimenticare il golosissimo petto e i <a href="https://alberodellagastronomia.blogspot.com/2015/04/i-salumi-viaggio-in-una-tradizione.html" target="_blank">salumi</a> che tanto devono alla cultura ebraica. Insieme di gusto, storia, tradizioni e cultura che sono ancora fortemente associati all'uomo e alla geografia.</p><p>Un cibo buono e gustoso, ieri e oggi!</p>Aldo Lissignolihttp://www.blogger.com/profile/11018294267649858842noreply@blogger.com0Firenze FI, Italia43.7695604 11.255813615.459326563821158 -23.9004364 72.079794236178856 46.412063599999996tag:blogger.com,1999:blog-46609897209365294.post-20440843159852087812023-10-20T07:56:00.000+02:002023-10-20T07:56:05.595+02:00L'oro della terra tra le pagine: olivo e olio d'oliva in letteratura<p> </p><p style="text-align: justify;">Da sempre l'<a href="https://alberodellagastronomia.blogspot.com/2014/10/lolivo-e-i-ricordi.html" target="_blank">ulivo</a> e l'olio d'oliva non sono stati solo una fonte di reddito o elementi dell'alimentazione, ma anzitutto portatori di specifici significati sociali, culturali e religiosi.</p><p style="text-align: justify;">A partire dalla sua origine, dono di <b>Atena</b> agli uomini fino ai molti miti e leggende che si sono formati ed evoluti attorno a essi o che hanno trovato massima espressione nell'arte e, soprattutto, nella letteratura. Saggi, testi, racconti e composizioni poetiche hanno documentato lungo i secoli il grande rapporto tra terra, uomo e ulivo; tra materiale e immateriale; passato e presente; tradizione e sogno.</p><p style="text-align: justify;"><br /></p><p style="text-align: center;"><i>"La dea ritrae se stessa con lo scudo con la lancia dalla punta acuta, con l'elmo e l'egida che le difende il petto: rappresenta sulla tela la nascita dell'olivo pallido che spunta, già carico di bacche, dal suolo percosso dalla lancia; gli dei sono meravigliati: la dea conclude la sua opera con la rappresentazione della sua vittoria"</i></p><p><br /></p><p>(Ovidio, Le Metamorfosi)</p><p><br /></p><p><br /></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhanULE4vLPN0aOSac2GMCqj59sxOTu4Dk3oAoXuXvcBjLa7BW0jSQdAb__XPGPCNV_k6tJLfchvZV0lB8HyAX060mvoigBgNmrEHWDVc_i6iFCHUmph7qhcF-GqivsekwytelpAXoYshAMZ_7fOALE-AkAfltiJPVk-si4szmdFEoJz826vL3HZ8BG/s1920/olive-oil-gb3b31ea29_1920.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1282" data-original-width="1920" height="268" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhanULE4vLPN0aOSac2GMCqj59sxOTu4Dk3oAoXuXvcBjLa7BW0jSQdAb__XPGPCNV_k6tJLfchvZV0lB8HyAX060mvoigBgNmrEHWDVc_i6iFCHUmph7qhcF-GqivsekwytelpAXoYshAMZ_7fOALE-AkAfltiJPVk-si4szmdFEoJz826vL3HZ8BG/w400-h268/olive-oil-gb3b31ea29_1920.jpg" width="400" /></a></div><br /><p><br /></p><p><br /></p><p style="text-align: justify;">Sono stati per lungo tempo anche simboli di vittoria, prodezza ma anche valorosità e prestigio, appartenenza, prosperità e abbondanza.</p><p style="text-align: justify;"><br /></p><p style="text-align: center;"><i>"Albero amico</i></p><p style="text-align: center;"><i>che da sé rinasce,</i></p><p style="text-align: center;"><i>terrore delle lance nemiche;</i></p><p style="text-align: center;"><i>l'olivo di glauca foglia</i></p><p style="text-align: center;"><i>che nutre i nostri figli e</i></p><p style="text-align: center;"><i>in questa terra cresce in gran copia"</i></p><p><br /></p><p>(Sofocle, Edipo a Colono)</p><p><br /></p><p style="text-align: justify;">L'<b>olio</b> poi è simbolo di vita, prosperità ma anche lavoro e fatica, aspetti che nei secoli hanno saputo sopportare generazioni di uomini e donne che hanno coltivato, raccolto e spremuto le olive. L'ulivo è parte fondamentale di molti <a href="https://alberodellagastronomia.blogspot.com/2021/03/cibo-e-paesaggio-riflessioni-attorno-un.html" target="_blank">paesaggi</a>, soprattutto per quei territori che si affacciano sul <b>Mediterraneo</b> e hanno intessuto la loro multiforme cultura millenaria con quella di questa pianta preziosa, imponente e longeva. Simbolo di fatica ma anche bellezza, fermezza e prosperità. Tutto ciò emerge anche nei meravigliosi lavori di <b>Van Gogh</b> che, attraverso le sue pennellate, mostra sapientemente la sinuosità di queste piante, il loro rapporto con la terra e l'uomo.</p><p><br /></p><p style="text-align: center;"><i>"Il campo</i></p><p style="text-align: center;"><i>di ulivi</i></p><p style="text-align: center;"><i>s'apre e si chiude</i></p><p style="text-align: center;"><i>come un ventaglio.</i></p><p style="text-align: center;"><i>Sull'oliveto</i></p><p style="text-align: center;"><i>c'è un ciel sommerso</i></p><p style="text-align: center;"><i>e una pioggia scura</i></p><p style="text-align: center;"><i>di freddi astri.</i></p><p style="text-align: center;"><i>Tremano giunco e penombra</i></p><p style="text-align: center;"><i>sulla riva del fiume.</i></p><p style="text-align: center;"><i>S'increspa il vento grigio.</i></p><p style="text-align: center;"><i>Gli ulivi</i></p><p style="text-align: center;"><i>sono carichi</i></p><p style="text-align: center;"><i>di gridi.</i></p><p style="text-align: center;"><i>Uno stormo</i></p><p style="text-align: center;"><i>d'uccelli prigionieri</i></p><p style="text-align: center;"><i>che agitano lunghissime</i></p><p style="text-align: center;"><i>code nel buio.</i></p><p><br /></p><p>(Federico Garcia Lorca, Paesaggio)</p><p><br /></p><p style="text-align: justify;">L'ulivo è anche la cornice delle vicende tristi, dolorose o anche curiose di vita che sono state narrate dagli scrittori; l'olio invece rientra nei pranzi comuni, nelle vicende dal profumo di quotidiano e nei lavori di <a href="https://alberodellagastronomia.blogspot.com/2018/03/forzieri-del-cibo-luoghi-e-costruzioni.html" target="_blank">conservazione</a> della verdura per l'inverno.</p><p style="text-align: justify;">Novelle e romanzi, non solo poesie, sono un esempio significativo di tutto ciò. I lavori di <a href="https://alberodellagastronomia.blogspot.com/2017/12/guy-de-maupassant-e-il-cibo.html" target="_blank">Guy de Maupassant</a>, ad esempio, contengono sovente questi aspetti e le valenze simboliche che ne derivano. La novella "<i>L'oliveto</i>" è un esempio significativo di quanto appena esposto.</p><p style="text-align: justify;">E' il cibo dei poveri raccontato sommessamente anche da <b>Verga</b>, quello che conferisce gusto alla loro semplice alimentazione, frutto di fatiche e, a volte, unica e scarsa fonte di sostentamento.</p><p style="text-align: justify;">Celebri sono anche i componimenti di <a href="https://alberodellagastronomia.blogspot.com/2020/03/giovanni-pascoli-e-il-cibo.html" target="_blank">Pascoli</a> e <a href="https://alberodellagastronomia.blogspot.com/2016/03/gabriele-dannunzio-e-il-cibo-parte-i-la.html" target="_blank">D'Annunzio</a> che celebrano questa pianta gloriosa e mistica, il suo rapporto col territorio in cui dimora, la gente che lo abita e, soprattutto, i significati senza tempo che in essi scaturiscono.</p><p style="text-align: justify;">La <a href="https://alberodellagastronomia.blogspot.com/2016/09/letteratura-e-gastronomia-un-rapporto.html" target="_blank">letteratura</a> dei secoli, questo breve approfondimento ne vuole dar la prova, può e deve essere un elemento imprescindibile per promuovere l'olivicoltura e l'importanza della <b>valorizzazione</b> dell'agricoltura per i territori italiani ma anche per il turismo e il settore alimentare, particolarissimo anche nella sua storia e cultura.</p>Aldo Lissignolihttp://www.blogger.com/profile/11018294267649858842noreply@blogger.com0Abruzzo, Italia42.1920119 13.728916713.881778063821152 -21.4273333 70.50224573617885 48.8851667tag:blogger.com,1999:blog-46609897209365294.post-85359997964961241042023-10-13T07:55:00.000+02:002023-10-13T07:55:49.641+02:00Vino nei dolci. Gusto o presenza insolita?<p> </p><p style="text-align: justify;">Quando si parla della presenza del <a href="https://alberodellagastronomia.blogspot.com/2019/11/storia-dellabbinamento-cibo-vino.html" target="_blank">vino</a> in cucina solitamente la mente va agli utilizzi più comuni: sfumare una preparazione, marinare <a href="https://alberodellagastronomia.blogspot.com/2015/11/la-carne-e-luomo-un-legame-che-va-oltre.html" target="_blank">carne</a> o <a href="https://alberodellagastronomia.blogspot.com/2015/07/il-pesce-nei-film-simbolo-di-amore.html" target="_blank">pesce</a>, insaporire piatti a base di carne o, in generale, alcune salse di accompagnamento. Risulta invece più faticosa l'associazione tra vino e <a href="https://alberodellagastronomia.blogspot.com/2014/01/storie-dolci-o-dolci-nella-storia.html" target="_blank">dolci</a>. </p><p style="text-align: justify;">All'interno della vastissima tradizione culinaria italiana vi sono molte ricette gustose e conosciute che, durante la loro realizzazione, vogliono l'aggiunta del nostro protagonista.</p><p style="text-align: justify;">Nel <b>Lazio</b>, per esempio, sono molto conosciute le <i>ciambelle al vino</i>, una squisitezza a cui è difficile resistere! Sono anche note col nome di "<i>mbriachelle</i>" e vengono consumate generalmente a fine pasto. Oltre ad avere il vino negli ingredienti sono profondamente legate alle osterie dei <b>Castelli Romani</b> in cui erano consumate inzuppandole nel vino. C'è poi da menzionare una piccola particolarità: nonostante infatti siano un dolce, hanno un gusto leggermente salato.</p><p><br /></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh-nbA-slgynq3m08h9igdFrs8I7_--kc_SqWwt7rkyLBBZesZ48WiewRql69OebETptnyUNlHen70L9ac9K-iLaamLnpk75rgoCt1lmpZoeCPJ_ZcR1k4jOxDP4-SJNK5yKCjQf7BSrFFA7OjgfZttHMMSwDloGZUZPQTSl4Cvrb7LrjhkkU9J7dms/s1280/fritters-g705805d17_1280.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="851" data-original-width="1280" height="266" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh-nbA-slgynq3m08h9igdFrs8I7_--kc_SqWwt7rkyLBBZesZ48WiewRql69OebETptnyUNlHen70L9ac9K-iLaamLnpk75rgoCt1lmpZoeCPJ_ZcR1k4jOxDP4-SJNK5yKCjQf7BSrFFA7OjgfZttHMMSwDloGZUZPQTSl4Cvrb7LrjhkkU9J7dms/w400-h266/fritters-g705805d17_1280.jpg" width="400" /></a></div><br /><p><br /></p><p style="text-align: justify;">In <b>Calabria</b> invece sono molto conosciuti i <i>turdilli</i>, dolce natalizio di colore scuro dovuto alla presenza nell'impasto di vino rosso. Oltre a ciò, dopo averli fritti, vengono passati nel <a href="https://alberodellagastronomia.blogspot.com/2020/09/il-mosto-in-cucina.html" target="_blank">mosto</a> cotto; per i più piccoli invece sono immersi nel <a href="https://alberodellagastronomia.blogspot.com/2014/11/miele-dagli-dei-alluomo.html" target="_blank">miele</a>.</p><p style="text-align: justify;">Anche castagnole e <a href="https://alberodellagastronomia.blogspot.com/2021/02/bocconcini-di-festa-le-gustosissime.html" target="_blank">frittelle</a> possono contenere in alcune versioni vino nell'impasto. Questi due dolci infatti, diffusissimi da Nord a Sud, vantano molte versioni anche profondamente diverse da una zona all'altra. Spesso per insaporire l'impasto è aggiunto del vino bianco o, in altri casi, <a href="https://alberodellagastronomia.blogspot.com/2022/05/rosolio-storia-e-curiosita-di-un.html" target="_blank">liquore</a>.</p><p style="text-align: justify;">I <i>taralli al vino bianco</i> poi sono diffusi in alcune regioni italiane tra cui spicca l'<b>Abruzzo</b> e sono dolcetti tipici del periodo natalizio. Hanno forma di piccole ciambelle e sono preparate già da fine Ottocento. Ne esistono molte varianti, alcune delle quali senza ripieno mentre altre sono farcite di confettura d'uva nera o <a href="https://alberodellagastronomia.blogspot.com/2013/12/il-cioccolato-tra-riti-e-volutta.html" target="_blank">cioccolato</a>. In alcuni casi poi sono cosparse di <a href="https://alberodellagastronomia.blogspot.com/2016/04/zucchero-tra-storia-ed-arte.html" target="_blank">zucchero</a>.</p><p style="text-align: justify;">In <b>Molise</b> invece è molto conosciuta la <i>torta alla Tintilia</i>, una sorta di ciambella soffice molto gustosa il cui ingrediente principale è la Tintilia, un vino rosso locale. Generalmente, grazie alle sue note speziate e che richiamano i frutti rossi è abbinato a piatti a base di carne, in particolar modo alla <b>cacciagione</b>. In questo caso è protagonista di una torta gustosa, detta anche "<i>torta ubriaca</i>". Può anche essere abbinato a cioccolato fondente che, tra l'altro, si sposa molto bene con questo particolare vino.</p><p style="text-align: justify;">I <i>biscotti al vino</i>, simili a taralli, sono diffusi in molte regioni tra cui, ad esempio, la <b>Sicilia</b> e la <b>Puglia</b>. Sono dolcetti semplici appartenenti alla tradizione povera o, comunque, contadina.</p><p style="text-align: justify;">Oltre ai numerosissimi esempi che possono essere citati di dolci tradizionali contenenti vino, ci sono anche dessert che sono presenti sia nelle cucine professionali che in quelle casalinghe. Frutto di inventiva ma in alcuni casi anche dell'elaborazioni delle tradizioni culinarie contadine. Le <i>pere cotte al vino</i>, lo <i><a href="https://alberodellagastronomia.blogspot.com/2022/12/zabaione-la-golosita-delle-occasioni.html" target="_blank">zabaione </a>al vino o liquore</i>, la frutta cotta al vino e, come versione estiva, la <i>macedonia al vino bianco</i> sono solo alcuni delle tante squisitezze che potrebbero essere menzionate.</p><p style="text-align: justify;">Storie di <b>profumi</b>, gusto e tradizioni che ancora oggi possiamo gustare e che uniscono mondi apparentemente distanti tra loro ma che, in realtà, dialogano in continuazione , testimoniando così la complessità del mondo del cibo e del vino.</p>Aldo Lissignolihttp://www.blogger.com/profile/11018294267649858842noreply@blogger.com0Calabria, Italia39.3087714 16.346379110.998537563821152 -18.8098709 67.61900523617885 51.5026291tag:blogger.com,1999:blog-46609897209365294.post-13516327552386110242023-10-06T07:58:00.000+02:002023-10-06T07:58:18.530+02:00Un legume inatteso: curiosità attorno alle arachidi.<p> </p><p style="text-align: justify;">Le <b>arachidi</b> sono dei prodotti golosissimi amati e consumati da molte persone in differenti Paesi. Non tutti però sanno che sono dei <a href="https://alberodellagastronomia.blogspot.com/2017/09/i-legumi-nellarte-storia-significati-e.html" target="_blank">legumi</a> appartenenti alla famiglia dei piselli e <a href="https://alberodellagastronomia.blogspot.com/2014/08/i-preferiti-da-bertoldo-storia-e.html" target="_blank">fagioli</a>.</p><p style="text-align: justify;">Il loro rapporto con l'uomo e la sua alimentazione è molto antico e ha attraversato i secoli e la storia. Furono infatti coltivate per la prima volta in <b>Sud America</b> attorno a 7000 anni fa.</p><p style="text-align: justify;">Ancora oggi sono un alimento molto importante nelle cucine di diversi Paesi e vengono apprezzate e consumate ovunque.</p><p style="text-align: justify;">Gusci fossili nel Nord del <b>Perù</b> testimoniano la loro presenza nella dieta degli indigeni già dal 5600 a. C. e, va precisato, è un aspetto molto curioso perché non era una specie spontanea dell'area dove avvennero i ritrovamenti.</p><p><br /></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiI2ryB-_lcFDFlQT-GVkgHOPg04f4tb7qAr1bn35bBJPlhEdA_PjSUAFgyqc2IOsUVCs191kHKAVHKZp9Ncwjc9Jv-eFcsbN0ORez3Szfk1sTQhe7qQSzmdjiEEuhgx6GB3hP_1uFFxqNvh7uB1VN7yQIwx0gBMDkLllUFBz0anb92KIHb88hGxBrA/s1920/peanut-g26d9f9dc3_1920.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1440" data-original-width="1920" height="300" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiI2ryB-_lcFDFlQT-GVkgHOPg04f4tb7qAr1bn35bBJPlhEdA_PjSUAFgyqc2IOsUVCs191kHKAVHKZp9Ncwjc9Jv-eFcsbN0ORez3Szfk1sTQhe7qQSzmdjiEEuhgx6GB3hP_1uFFxqNvh7uB1VN7yQIwx0gBMDkLllUFBz0anb92KIHb88hGxBrA/w400-h300/peanut-g26d9f9dc3_1920.jpg" width="400" /></a></div><br /><p><br /></p><p style="text-align: justify;">La prima forma di burro d'arachidi fu consumata probabilmente dalle prime comunità agricole peruviane a causa dell'elevato contenuto di nutrienti e <b>oli</b> di questo dono della natura e, soprattutto, della capacità dell'uomo di sfruttare le risorse che l'ambiente può offrire.</p><p style="text-align: justify;">Un prodotto, la nostra protagonista, che nel corso dei secoli ha stretto un profondo legame con l'uomo non solo nel mondo alimentare ma anche in quelli legati a cultura, società e religione. Nel tempo infatti sono stati rinvenuti in molti siti manufatti dipinti o scolpiti aventi forma di arachidi, ma anche <b>gioielli</b>, monili e <b>oggetti rituali</b>. Fu inoltre utilizzata come offerta funeraria in diverse civiltà antiche.</p><p style="text-align: justify;">In <b>Europa</b> le arachidi giunsero tuttavia in tempi relativamente recenti, furono infatti portate in Spagna dagli esploratori attorno alla fine del XVI secolo e arrivarono anche in Olanda e perfino in Cina.</p><p style="text-align: justify;">I Portoghesi la introdussero in Africa e India, arrivando così a essere presente in Paesi diversissimi tra loro non solo in termini geografici ma anche culturali e nei regimi alimentari.</p><p style="text-align: justify;">Gli <b>Stati Uniti</b>, contrariamente a quanto può sembrare, le hanno conosciute relativamente tardi, solo all'inizio del XVIII secolo, grazie alle abitudini alimentari degli schiavi africani. Erano infatti trasportate dai trafficanti di esseri umani perché poco costose. Inizialmente erano quindi considerate cibo per schiavi o, addirittura, <b>animali</b> (sorte, tra l'altro, che fu comune anche ad altri prodotti nella storia, le <a href="https://alberodellagastronomia.blogspot.com/2016/10/percorso-culturale-e-storico-attorno.html" target="_blank">patate</a> ne sono un esempio).</p><p style="text-align: justify;">Il <b>burro di arachidi</b> oggi è profondamente associato all'America, moltissimi film ne testimoniano la presenza e gli utilizzi. Il brevetto di questo prodotto risale al 1898 ad opera del medico statunitense <i>H. Kellogg</i> e divenne ben presto un vero e proprio successo.</p><p style="text-align: justify;">A inizio del Novecento la meccanizzazione dell'agricoltura e la progressiva modificazione degli stili alimentari furono dei motori formidabili per la diffusione della nostra protagonista e il suo apprezzamento. L'utilizzo dell'olio derivato dalla sua lavorazione fu un altro fattore fondamentale per la diffusione di questo legume (l'<b>olio di arachide</b>, tra l'altro, è tra i migliori per friggere).</p><p style="text-align: justify;">Le nostre protagoniste però non sono presenti solo nelle varie forme di cucine occidentali ma anche in molti regimi alimentari <b>orientali</b>, divenendo effettivamente una materia prima universalmente apprezzata.</p><p style="text-align: justify;">In Italia, soprattutto nella cultura popolare e nelle tradizioni, è molto presente soprattutto alla fine dei pasti invernali o come degna e obbligatoria conclusione delle numerose occasioni legate alle <a href="https://alberodellagastronomia.blogspot.com/2014/12/il-natale-tra-gastronomia-tradizioni-e.html" target="_blank">festività natalizie</a>.</p><p style="text-align: justify;">Un prodotto semplice, quindi, ma che ha saputo conquistare gli uomini e si è inserito nella loro cultura e storia diventando in molti Paesi un componente essenziale!</p>Aldo Lissignolihttp://www.blogger.com/profile/11018294267649858842noreply@blogger.com0Stati Uniti37.09024 -95.7128918.780006163821156 -130.869141 65.400473836178847 -60.556641tag:blogger.com,1999:blog-46609897209365294.post-79722088405863000862023-09-29T07:28:00.000+02:002023-09-29T07:28:04.935+02:00Api e miele nell'arte tra usi quotidiani, simbologie e società.<p> </p><p style="text-align: justify;">L'uomo ha da sempre intessuto uno stretto legame con le <b>api</b> e, indirettamente, col <a href="https://alberodellagastronomia.blogspot.com/2014/11/miele-dagli-dei-alluomo.html" target="_blank">miele</a>, non solo dal punto di vista alimentare o commerciale ma anche e soprattutto <b>simbolico</b> e culturale. Nel corso del tempo infatti numerosissimi artisti hanno immortalato questi due importanti beni in numerosissime <b>opere d'arte</b> e con tecniche molto diverse tra loro.</p><p style="text-align: justify;">Le api hanno molti significati allegorici connessi alla vita, simbologie sacre ma anche <a href="https://alberodellagastronomia.blogspot.com/2021/09/un-lato-nascosto-cibo-e-magia-tra.html" target="_blank">esoteriche</a> o, addirittura, associate alla massoneria.</p><p style="text-align: justify;">E' comunque l'arte rupestre a fornirci il primo documento del rapporto tra uomo e ape. Nello specifico è una scena di raccolta del miele nella Grotta Cueva di la Arana, a <b>Valencia</b> (Spagna), ed è datata circa 7000 a. C.</p><p><br /></p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjyp86eux1yQdCfudUXJ7orMYOC-dEVbIxvOrHNzONOFJTMyhpu0jAOi_-WcWQRLfKGQ_ih42wMe_cj8w9qYoFAZVYqDtneASntroVGY14Nh_VpPqKrdIkP3Uu4GrOGF-ZzNHjb0GT12ZPtsR-3-QRB-z2RNN_3zkO4u5TJqGnmKTkax-s8KxYF37dE/s874/api%201.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="874" data-original-width="780" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjyp86eux1yQdCfudUXJ7orMYOC-dEVbIxvOrHNzONOFJTMyhpu0jAOi_-WcWQRLfKGQ_ih42wMe_cj8w9qYoFAZVYqDtneASntroVGY14Nh_VpPqKrdIkP3Uu4GrOGF-ZzNHjb0GT12ZPtsR-3-QRB-z2RNN_3zkO4u5TJqGnmKTkax-s8KxYF37dE/w358-h400/api%201.jpg" width="358" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i>(Api, Tacuinum Sanitatis, XIV secolo)</i></td></tr></tbody></table><br /><p style="text-align: justify;">L'apicoltura era consolidata anche nelle culture antiche, come dimostrano i geroglifici risalenti al 2600 a. C. Del resto l'ape fu in molte culture simbolo delle divinità e dei molti miti che le coinvolgono. </p><p style="text-align: justify;">Con l'avvento poi del <b>Cristianesimo</b> la sua immagine venne utilizzata spesso per indicare la castità e la risurrezione. Molte vite dei santi sono associate a questo insetto: <i>Santa Rita da Cascia </i>e <i>Sant'Ambrogio</i> sono solo due dei numerosi esempi che possono essere fatti. Sempre unita ai santi ne è il simbolo della retorica ed eloquenza, come testimoniano le vesti di <i>Sant'Apollinare</i> a Ravenna.</p><p style="text-align: justify;">Nel lungo periodo del <b>Medioevo</b> gli animali furono oggetto di associazioni positive e negative, la nostra protagonista ebbe sempre esclusivamente le prime; a partire dal Cinquecento fu poi connessa ai piaceri dell'<a href="https://alberodellagastronomia.blogspot.com/2016/02/amore-al-primo-boccone-il-cibo-nella.html" target="_blank">amore</a> e alla vita coniugale.</p><p style="text-align: justify;">Nel tempo comparve inoltre negli stemmi di molte famiglie nobiliari. La più conosciuta sono senz'altro i <i>Barberini</i> il cui nome originale era, in realtà, <i>Tafani</i>. Fu infatti una importante e influente famiglia nobiliare italiana che si trasferì prima a Firenze e poi a <b>Roma</b>, collegata alla figura di cardinali e di un papa, Urbano VIII.</p><p><br /></p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiGFIA8eK8dQTKWW_QasUivyddAJeux4iL4Iwft7umimTnSTjReQnsVf8vI5v7CKmoq1i2GwdBRqm4plJ4H4BiGEKF9baxrwP3WTr0Rmz7m-jbMYhjM2vk990nHtXUdxYao57KpZQnr-Ovm_0LCAHhEnXXiJV1pmXys5o4MegsIjaVMVov1KgsM7Miz/s512/api%202.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="512" data-original-width="351" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiGFIA8eK8dQTKWW_QasUivyddAJeux4iL4Iwft7umimTnSTjReQnsVf8vI5v7CKmoq1i2GwdBRqm4plJ4H4BiGEKF9baxrwP3WTr0Rmz7m-jbMYhjM2vk990nHtXUdxYao57KpZQnr-Ovm_0LCAHhEnXXiJV1pmXys5o4MegsIjaVMVov1KgsM7Miz/w274-h400/api%202.jpg" width="274" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i>(Filippo Juvarra, Stemma Borrominiano di<br />Urbano VIII in Palazzo Barberini, 1711)</i></td></tr></tbody></table><br /><p><br /></p><p style="text-align: justify;">Anche il miele è però presente nell'arte e, anche in questo caso, è apportatore di numerose allegorie tra cui spiccano la dolcezza della vita e dell'amore.</p><p style="text-align: justify;">Un alimento presente non solo in cucina ma anche nei rituali religiosi e nei testi sacri di tutte le epoche. Nell'<b>Antico Testamento</b> è l'alimento puro per eccellenza, simbolo della provvidenza. Nei secoli successivi divenne anche l'immagine della soavità, della dolcezza di Dio e di Cristo, Suo figlio. Allo stesso tempo, dal lato opposto, fu simbolo dei piaceri carnali e dell'<a href="https://alberodellagastronomia.blogspot.com/2014/02/amando-con-il-cibo.html" target="_blank">eros</a>.</p><p style="text-align: justify;">Una sostanza quasi magica che ha sempre affascinato gli artisti, anche quelli contemporanei. <b>Blake Little</b>, per esempio, è un fotografo che rovesciò miele sui corpi nudi dei modelli per catturare così la loro trasformazione materiale e simbolica.</p><p style="text-align: justify;">Celebri sono anche i lavori di <b>Joseph Beuys</b> e <b>Mark Thompson</b>. In quest'ultimo caso l'artista si unisce quasi al lavoro delle api osservando attraverso un cubo di vetro dotato di buco il lavoro di un alveare ficcandoci letteralmente la testa dentro; Una possibile risoluzione dell'enigma antico relativo al nascondimento delle api? Un modo valido per riflettere su passato e presente e le simbologie relative. Nel primo esempio invece è il miele il protagonista, il cui utilizzo conferisce profondi significati. </p><p><br /></p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjklzgwIUl39I7nVAm_jM3vfNRr0s0EncvldnW6MZmVVchScVn0H8CXhY4qmuJFjrRjaMK2wi_zFjNvdayNS9U-cF046kSUrdFX56b0u6rcstm-eQfeSDsq4OHTg1PsYWvdqy6F6na_oSQJbBQOof_JKfnMX5t1iJ9l602aradTc1-KyW_oiWdCfn14/s1180/api%204.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="681" data-original-width="1180" height="231" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjklzgwIUl39I7nVAm_jM3vfNRr0s0EncvldnW6MZmVVchScVn0H8CXhY4qmuJFjrRjaMK2wi_zFjNvdayNS9U-cF046kSUrdFX56b0u6rcstm-eQfeSDsq4OHTg1PsYWvdqy6F6na_oSQJbBQOof_JKfnMX5t1iJ9l602aradTc1-KyW_oiWdCfn14/w400-h231/api%204.jpg" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i>(Juan van der Hamen y Leon, Natura morta con bicchieri, <br />ceramica e dolci, 1622, Madrid, Prado)</i></td></tr></tbody></table><br /><p><br /></p><p style="text-align: justify;">La presenza quindi di api e miele nell'arte non è solo sinonimo della loro importanza nella vita dell'uomo ma anche, aspetto questo particolarmente importante, documenti delle modificazioni delle modalità di allevamento di questi insetti, del procacciamento del miele dagli alveari coltivati o presenti in natura e, naturalmente, il rapporto con l'<b>alimentazione</b> e la vita quotidiana.</p><p style="text-align: justify;">Nell'arte contemporanea poi i lavori che utilizzano i nostri protagonisti possono essere anche una forma di denuncia e indagine delle precarie condizioni in cui versa la natura che ci circonda, gli effetti del <b>cambiamento climatico</b> e l'indifferenza, purtroppo, ancora imperante tra i potenti.</p><p style="text-align: justify;"><b>Aganetha Dyck</b>, per esempio, è una scultrice canadese interessata all'ambiente e alla relazione tra le diverse specie. Sono celebri le sue opere in cui le stratificazioni di cera delle api diventano parte integrante di piccole statue fatte dalla mano umana.</p><p style="text-align: justify;"><b>Ren Ri</b>, artista e apicoltore cinese invece, attraverso il proprio lavoro vuole affrontare il tema del rapporto tra uomo e natura e le conseguenze che ne derivano, sia positive che negative.</p><p style="text-align: justify;"><b>Toma Libertiny</b> infine è un designer slovacco che con il suo lavoro e l'utilizzo della cera vuole contrapporsi alla società consumistica moderna. La cera infatti è assolutamente peculiare, come l'ape del resto: la sua produzione è lenta, è vulnerabile ma al tempo stesso resistente. Caratteristiche assolutamente contrastanti che permettono di relazionarsi bene con la società d'oggi.</p><p style="text-align: justify;">Api e miele sono quindi due alleati formidabili dell'uomo e della sua <b>cultura</b>, veri e propri tesori materiali e immateriali di cui abbiamo ancora molto da imparare. L'arte nel tempo ci ha insegnato, e lo fa ancora oggi, a considerare il cibo non solo in termini utilitaristici ma anzitutto esistenziali e simbolici. Forse, in questo senso, può essere davvero una valida alleata per un cambiamento profondo e duraturo della società e, soprattutto, del mondo in cui viviamo.</p><p><br /></p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjm63pZQORMQpNnBv6vOMFywVTggB8Ma1aZET4Z7THBLD_2gd4I4vN-4rPYqOkJeh-g5yLzerVvRFdeJIeE-AcKhVpUmYwW2hRRQG9jcKN0tvVRU0d-4oM3B6X9VE_Uyg0a-sqha2R2Z7TuJUAjZIMJQz6_wUZ1cWKWIIiY9fGLpyk1s7BVTIVAxY-N/s787/api%203.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="686" data-original-width="787" height="349" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjm63pZQORMQpNnBv6vOMFywVTggB8Ma1aZET4Z7THBLD_2gd4I4vN-4rPYqOkJeh-g5yLzerVvRFdeJIeE-AcKhVpUmYwW2hRRQG9jcKN0tvVRU0d-4oM3B6X9VE_Uyg0a-sqha2R2Z7TuJUAjZIMJQz6_wUZ1cWKWIIiY9fGLpyk1s7BVTIVAxY-N/w400-h349/api%203.jpg" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i>(Guercino, Sansone porta il favo di miele ai genitori, 1657, <br />San Francisco, M.H. de Young Memorial Museum)</i></td></tr></tbody></table><br /><p><br /></p>Aldo Lissignolihttp://www.blogger.com/profile/11018294267649858842noreply@blogger.com0Italia41.87194 12.5673813.561706163821157 -22.58887 70.182173836178848 47.72363