Cultura e storia nell'evoluzione del concetto di dieta.

Oggi con il termine "dieta" intendiamo diverse cose, anzitutto un regime alimentare dimagrante, infatti diciamo sempre "mi metto a dieta"; oppure anche regimi particolari "dieta depurativa, mangia grasso, estiva, ...". In realtà con questo termine si intende l'insieme dei cibi che si assumono in un determinato periodo di tempo. Questo fraintendimento culturale diffuso non coinvolge, purtroppo, tutti noi ma anche i siti che normalmente consultiamo su internet e, troppo spesso, i giornali.
Ritornando al concetto attorno a questo termine, una volta compreso apre la strada anche a una riflessione di carattere storico e culturale sulla mutazione dei suoi significati nel corso del tempo. Anzi, credo fermamente che la sua comprensione sia utile per capire meglio molti aspetti della storia degli alimenti.
Nonostante nell'ultimo mezzo secolo siano nate e fiorite numerosissime tipologie di diete di ogni tipo e per ogni esigenza, credo che la più conosciuta in tutto il Mondo sia quella portata alla luce il secolo scorso da uno scienziato americano, Ancel Keys, ovvero la ormai conosciutissima dieta mediterranea, quel sistema alimentare e di vita comune a tutti i territori che si affacciano al Mediterraneo (ovviamente con caratteristiche diverse a seconda della zona) e che ha effetti notevoli su salute e aspettativa di vita.
Ma ritornando al tema descritto attraverso il titolo è doveroso ricordare che, nonostante le innumerevoli varianti che oggi vi ruotano attorno, i fattori culturali e sociali giocano un ruolo importante nell'atto di scegliere.


(David Teniers il Giovane, La ricca cucina, 1644,
Mauritshuis, Paesi Bassi)


Gli aspetti legati ai valori sociali, culturali, elitari e al modo di alimentarsi in passato erano di fondamentale importanza per sancire differenze o stabilire appartenenze sociali o a gruppi specifici della società. Il modo di alimentarsi è da sempre stato, come del resto l'ho già ripetuto più volte in numerosi post, un mezzo di distinzione sociale: la dieta del nobile per esempio, grassa ed abbondante, si traduceva anche e soprattutto nella "morbidezza" della carni per le donne e nella pancia per gli uomini, un chiaro e inequivocabile simbolo di possibilità economiche ed opulenza. Molti artisti nelle loro opere hanno documentato questa caratteristica, tra di essi Rubens è forse l'esempio più significativo.
Dal lato opposto vi erano i ceti bassi solitamente rappresentati come magri o consumati; uomini e donne che potevano permettersi solo di sognare il cibo. La fame perenne che ha caratterizzato generazioni di nostri antenati, fino al secolo scorso purtroppo, si è tradotta nel corso del tempo in numerosissime opere pittoriche e letterarie da Nord a Sud il cui culmine è dato rispettivamente dalle rappresentazioni del "Paese di Cuccagna" in cui tutto è commestibile e i cui fiumi sono costituiti da vino e, in ambito letterario-teatrale dalla presenza di Pulcinella, maschera che più di altre incarna la fame atavica mai saziata dei poveri. Tutto ciò ha generato nel tempo derivazioni molto interessanti, pratiche fondamentali per la cultura popolare, esistenti ancora oggi: gli alberi di cuccagna.


(Francisco Goya, Albero di cuccagna, 1816 - 1818,
Alte Nationalgalerie, Berlin)



Ma nel corso dei secoli il termine "dieta" è stato associato anche a ristrettezza alimentare, non solo per i poveri ma per diversi ambiti della società: la Quaresima prima di tutto e i vari tempi penitenziali sparsi nel corso dell'anno sono i primi esempi che mi vengono alla mente di parsimonia nel consumo di alimenti; un secondo elemento significativo è la dieta che veniva consumata (soprattutto inizialmente) da monaci e monache, con particolare attenzione a non eccedere in determinati cibi e a evitarne alcune categorie per consentire loro di avere una vita sobria e lontana dalle tentazioni carnali e potersi concentrare quindi sulla meditazione e sulla preghiera. Come non ricordare anche la dieta dei letterati che per motivi simili (ovvero evitare l'intorpidimento dei sensi e dell'intelletto) consumavano poco cibo; da ultimo non bisogna dimenticarsi quella sobria e leggera che veniva consigliata ai malati per guarire e rimettersi in forze.
La dieta, soprattutto in passato, era strettamente connessa al territorio e al clima presenti, questi due fattori, in misura diversa a secondo dei ceti, agivano sulla loro dieta e sul consumo di derrate alimentari.
Concludo con un ultimo aspetto: dieta e la rivoluzione sociale, ovvero il cambiamento della società con le sue regole; da sempre, se ci pensiamo bene, il cibo è stato utilizzato come mezzo per combattere diritti o far imporre le proprie ragioni (giuste o sbagliate che siano), un aspetto legato a questo ragionamento e che può essere un valido esempio è la Cucina Futurista pensata da Marinetti e i cui obbiettivi erano sovvertire gli schemi culturali e alimentari dell'epoca.
Società, cultura e storia che nel corso del tempo si sono intrecciati ad un termine che ora è utilizzato con accezioni diverse ma ha parzialmente conservato i significati del passato.


(Diego Velazquez, Sant'Antonio Magno e San Paolo Anacoreta,
1634, Museo del Prado, Spagna)

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